Cari Confratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato
Ho molto desiderato incontrarvi attorno all’altare: la Messa crismale è il momento liturgico più significativo che rende visibile il mistero della Chiesa stretta attorno al Risorto, Luce delle genti (cfr LG 1). La vicinanza della comunità attraverso i media, pur non potendo sostituire la presenza fisica, ricorda che siamo uniti nella fede, costituiti Corpo mistico di Cristo, suo Popolo.
Cari Fratelli e Sorelle
finalmente torniamo a celebrare la divina Eucaristia con il popolo. Dopo un lungo digiuno eucaristico possiamo nuovamente accostarci al banchetto della vita e offrire croci e speranze. Abbiamo avuto modo di la Messa è un dono, che nulla è scontato, neppure ciò che è facile e quotidiano: in famiglia, in chiesa, nel lavoro. La pandemia ha fatto crescere la consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che facciamo: una nuova coscienza deve vivere in noi, non sofisticata e capricciosa, ma più saggia, che si rende conto di ciò che vale, che merita il nostro rispetto, che dobbiamo custodire con amore, difeso con coraggio, vissuto con umiltà.
Cari Fratelli e Sorelle
Nel Vangelo ascoltato, Gesù descrive se stesso come il Buon Pastore che ha cura del suo gregge, conosce le sue pecore, le chiama ciascuna per nome. Egli parla di Lui e di noi. Come è importante essere chiamati con il nostro nome; come è bello sentire che non siamo un branco anonimo! In un altro passo evangelico, il Signore dice agli apostoli: “rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Le 10.20). In quale cielo, possiamo chiederci?
Cari fratelli e Sorelle
Oggi è si conclude l’Ottava di Pasqua, mistero talmente grande che la Liturgia lo prolunga per otto giorni. In questa domenica i neofiti deponevano la veste bianca del battesimo ricevuto nella veglia pasquale, e San Giovanni Paolo II la volle consacrare alla divina misericordia. Come abbiamo ascoltato nel Vangelo, il Risorto l’ha manifestata con il sacramento del perdono, la confessione: “Ricevete lo Spirito Santo. a chi perdonerete i peccati saranno perdonati”.
Cari Fratelli e Sorelle
la Pasqua non è un simbolo che dipende dalle vicende umane così da assumerne le cangianti tonalità, bensì la chiave per leggere gli accadimenti e poterli vivere in modo cristiano. Ridurla a simbolo significa cancellarla dal mondo o farne la festa di primavera. La Pasqua è un mistero, e il mistero, nel linguaggio della fede, non è oscurità, ma luce così intensa da non poterla com-prendere, cioè costringere in categorie umane. È qualcosa che ci supera, e che ci è donato per aprire le nostre tombe dove a volte viviamo rinchiusi diventando incapaci di sopportare la luce.
Cari Fratelli e Sorelle
Nella veglia di Pasqua il Vangelo presenta alcune donne che all’alba si recano al sepolcro di Gesù. Vanno per stare vicino alle sue spoglie, l’unica cosa che rimane del Maestro: un gesto umanissimo che ispira la cura delle tombe che custodiscono le spoglie de nostri cari. Lì incontrano l’angelo sfolgorante che siede sulla pesante pietra che sigillava la grotta: postura che manifesta la supremazia della vita e della luce sulla morte e sul buio. Poi annuncia che Gesù è risorto e seguono alcune parole che Cristo ripeterà poco dopo.
Cari Fratelli e Sorelle
la fede parla di croce gloriosa, ma è possibile questa parola? Si pensa che la gloria sia legata al mattino di Pasqua, quando la tomba resta vuota, non certo all’agonia di Gesù e alla sua passione. Come è possibile, dunque,chiamare glorioso il patibolo?
Cari Fratelli e Sorelle
Celebriamo la Messa in Cena Domini a porte chiuse ma a cuore aperto: voi, cari fedeli, sapete che siete qui accanto a noi, e che – attraverso Cristo – vi porto davanti a Dio.
Carissimi Fratelli e Sorelle
Iniziamo una Settimana Santa speciale, ferita da un morbo che dilaga per il mondo, quasi una voce sinistra che semina smarrimento, piega la presunzione, riconduce alla realtà dell’ umana condizione e del significato della vita. L’illusione di essere invincibili è brutalmente infranta, ritorna il senso della misura e del limite.
Cari Fratelli e sorelle nel Signore I Vangeli delle domeniche di Quaresima educano la nostra fede: le tentazioni di Gesù nel deserto nella prima domenica, la trasfigurazione, l’incontro con la Samaritana, la guarigione del cieco nato, e oggi la risurrezione di Lazzaro.
Cari Fratelli e Sorelle che seguite attraverso i mezzi di comunicazione, sono venuto qui, nell’Ospedale Policlinico di San Martino, il più grande della Liguria, che in questo momento è messo a dura prova perché accoglie il numero più alto di ammalati di coronavirus nel nostro territorio. Da questo luogo, desidero raggiungere tutti gli ospedali e i luoghi di ricovero e di cura diffusi a Genova e in Regione.
Cari Fratelli e Sorelle che seguite la Santa Messa attraverso i canali televisivi, nel nome di Gesù vi auguro la pace che ogni persona desidera e che è dono di Dio. Sappiamo che assistere all’Eucarestia per la via dei media non è lo stesso che partecipare di persona e poter accedere anche alla Santa Comunione; però è un’occasione di riflessione sulle Scritture e di preghiera, offrendo al Signore limiti, pene, speranze del nostro cuore.
Cari Fratelli e Sorelle
La nostra Diocesi riceve un nuovo Diacono in vista dell’Ordinazione sacerdotale. È un dono di Dio, e noi siamo qui a pregare con lui e per lui: a pregare perché il Signore ci conceda numerose e sante vocazioni al Sacerdozio.
Cari Fratelli Sorelle
È una gioia vedervi qui in cattedrale, come a Lourdes stretti attorno all’altare e all’immagine dell’Immacolata Concezione. Dove potremmo star meglio? Dove sentirci più vivi e amati? Dove attingere speranza e forza per le malattie del corpo e per quelle dell’anima? Dove rinsaldare i legami di fraternità e di reciproco sostegno? Dove rigenerare il servizio di tanti volontari che saluto, ringrazio e ammiro? Voi sapete, cari volontari dell’UNITALSI, dell’OFTAL, dell’Ordine di Malta, di Istituti e Organismi, che anche l’amore ha le sue fatiche, e ogni servizio ha la sua disciplina.
Cari Fratelli e Sorelle
Saluto e ringrazio i Padri Gesuiti per la cordiale accoglienza per il Te Deum di fine anno. Rendere grazie a Dio significa riconoscere i doni ricevuti, il bene che abbiamo avuto la grazia di compiere, i bisogni per i quali invochiamo il suo aiuto. Nello stesso tempo, chiediamo perdono per il male compiuto e il bene omesso. Davanti alla porta severa del tempo, vogliamo fare nuovi propositi, guardare avanti con fiducia, perché il Signore è fedele alla nostra umanità e alla nostra vita. Il Te Deum è tutto questo e lo preghiamo insieme, come credenti, come persone di buona volontà che amano la verità e il bene.
Cari Amici, auguriamoci di riconoscere la Luce di Betlemme che è Luce del mondo; auguriamoci che la nostra fede sia robusta non sentimentale, che la testimonianza – pur consapevoli di limiti e colpe – sia annuncio per tutti.
“Non temete, vi annunzio una grande gioia”. E questa la voce degli angeli nella notte di Betlemme; è questo il messaggio che attraversa i secoli e giunge fino a noi: non temete, nella notte del mondo la gioia è nata ed è fra voi.
La vita democratica richiede giustamente lo strumento della maggioranza nella approvazione delle leggi, e sappiamo che questo metodo è adeguato a molte materie della comunità, ma vi sono – come ho detto – dei limes che toccano l’umanità dell’uomo. Per questo la riflessione e il dialogo devono diventare più rigorosi e stringenti.
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
“Senza la mia carne vedrò Dio, Io lo vedrà, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”, sono le grandi parole di Giobbe.
Dall’albero della vita cadono le foglie, ma – nella luce calda della fede – esse cadono non a terra, ma in alto verso il Cielo. Un altro nostro Confratello ha raggiunto la riva dell’eternità: da lassù continua a far parte di noi, e noi tutti –ancor più ora – facciamo parte di lui. Mentre eleviamo a Dio la preghiera di suffragio, siamo certi che il Canonico Don Amos pregherà per i suoi Confratelli, per i famigliari, per la nostra Diocesi. …
Arcidiocesi di Genova Commemorazione dei Fedeli Defunti, 2.11.2019 Cimitero di Staglieno OMELIA La voce dei defunti Cari Fratelli e Sorelle, il cimitero è un grande dormitorio, dove i corpi dei defunti attendono di risvegliarsi per risorgere come il corpo glorioso del Signore. Questa è la nostra fede. Siamo qui per pregare accanto alle tombe […]