“Vivere da persone libere”

Omelia pronunciata in Cattedrale al termine della processione solenne del Corpus Domini
02-06-2018
Arcidiocesi di Genova
Solennità del Corpus Domini, sabato 2.6.2018
OMELIA
“Vivere da persone libere”
Cari Fratelli e Sorelle Cari figli nel Signore
1. abbiamo portato nelle nostre strade il Santissimo Sacramento, il Signore Gesù nel suo vero Corpo. Abbiamo forse esibito qualcosa? No, abbiamo fatto un dono, un atto di fede a Cristo e un atto d’amore a Genova, esprimendo con il linguaggio dei gesti ciò che di più caro e più bello abbiamo: la fede nella divina Eucaristia, Dio-con-noi. Il nostro camminare per vicoli e piazze, è una parola e un invito … quasi una supplica: venite, venite tutti alla fonte della vita, venite con noi voi tutti che siete affaticati e oppressi, venite alla sorgente del ristoro, al segreto della gioia, al ponte che ci unisce a Dio, che perdona le nostre colpe, che ci solleva dalle nostre miserie. Voi tutti che ci avete visti e che forse ora ci ascoltate: sì, in mezzo ai rumori del mondo, debole è la nostra voce, ma la nostra gioia è la più grande di tutte! E vorremo che fosse anche la vostra! Di fronte alla domanda se verrà un giorno in cui vedremo un mondo migliore, più giusto e in pace, più umano, noi rispondiamo di sì. Anzi, diciamo che esso è già tra noi, nel segreto di tanti cuori, nel silenzio di tante coscienze, nelle pieghe della vita vissuta con umiltà e con lo sguardo verso Dio. Un nuovo ordine sta nascendo in continuità con millenni di storia cristiana: le ombre e le contraddizioni sono evidenti nel mare del secolarismo che svuota l’anima di singoli, popoli e Nazioni, ma la luce della fede non può scomparire, essa continua a ispirare speranza, fiducia, amore. E questo è possibile poiché la fede è uno sguardo su Dio, e tenendo lo sguardo su Dio possiamo guardare noi stessi e gli altri senza cedere alla sfiducia; possiamo guardare il mondo senza perdere il coraggio, senza abbandonare la lotta per la verità e il bene.
Abbiamo bisogno di ritrovare la verità perché oggi si tende a vivere sotto il dominio delle emozioni fino a farci credere che le scelte morali sono quelle che devono soddisfano i nostri desideri. Ma la coscienza umana non può corrompersi per sempre; prima o poi si ridesta e torna a riconoscere la verità e il bene, sorgenti di bellezza. I cristiani hanno davanti a loro questa sfida e questo compito: ridestare il gusto della verità, accettare la fatica della ricerca, la disponibilità a riconoscere che la verità ci precede, che essa non ci appartiene. Siamo noi che apparteniamo a lei, ed essa ci rende liberi e felici non di una felicità vuota e passeggera, ma della felicità che riempie il cuore poiché impegna la vita.
2. Dobbiamo renderci conto che la sfida vera oggi in occidente, non è tanto la diminuzione della pratica religiosa, ma la possibilità che la religione si oscuri: e questo sarebbe un lutto e un impoverimento per l’umanità intera. Tutto oggi sembra indurre a rifiutare i legami, a sentirli come un’oppressione, una mortificazione della libertà individuale; questa specie di insofferenza si sente in famiglia, tra amici, nella comunità cristiana, nella società civile. Paradossalmente, la sentiamo anche dentro di noi, poiché siamo legati dai nostri limiti naturali come la malattia, la morte. Il Signore Gesù, lasciandosi nell’Eucaristia, ha voluto legarsi a noi fino alla fine del mondo. E con questo, ci ha segnato la strada, ci fa vedere la verità delle cose: non c’è vero amore senza legame, senza impegno, senza fedeltà, senza il per sempre. La religione è legame -lo dice anche la parola -, ma non esiste legame più liberante e più bello, più desiderabile e più vero del legame con Dio, nostro Principio e nostro Destino. Dio ci ha creati per conoscerlo, servirlo e amarlo nel presente, e per poi goderlo eternamente. Crediamo noi questo? E se lo crediamo, è vita per noi? Che cosa significa vivere questa verità? Significa sapere che Dio è il primo, è più importante di ogni altra cosa. Significa vivere le cose di ogni giorno – dalle più piccole alle più grandi – nell’orizzonte del primato di Dio. E questo ci fa comprendere il valore di ogni realtà, aiuta a relativizzare le vicende umane; a non mettere al primo posto il successo, il denaro, l’apparenza, ci aiuta a fare spazio ad altre. Se Dio è al primo posto, allora tutto ruota attorno a Lui e usciamo dalla schiavitù del disordine della vita, dalla frantumazione delle nostre giornate. Allora, ogni cosa non è vissuta per se stessa, per il grado di soddisfazione che ci procura, per il giudizio degli altri, ma è vissuta in rapporto a Dio, all’Eterno che ci attende e che già ora ci è vicino, e che si mostra nella sua Parola e nel velo sacramentale dell ‘Eucaristia. Ecco da dove nasce la possibilità di una vita ordinata, di un ordine non culturale, o statalista, o liberista, ma di una armonia che ci viene dalla verità che Dio ci offre come grazia. In questo senso, porre Dio al posto del nostro io non ci spodesta né ci umilia ma ci esalta; e obbedire alla sua volontà ci genera come uomini nuovi. Dio apre a noi l’orizzonte della sintesi e del senso, dove Egli è il principio e il fine di tutte le nostre azioni, dove il ritmo della vita quotidiana non disperde, dove viviamo più liberi rispetto ai luoghi comuni e alle abitudini imposte dall’ individualismo che vuole abolire l’uomo.
Dobbiamo reagire, cari amici, da persone libere, docili alla verità e al bene, sensibili alla bellezza sparsa da Dio nel creato, e negli uomini. Tutto è riassunto in Lui, Gesù, il più bello dei figli dell’uomo; ma dobbiamo stare spesso davanti a Lui nell’Eucaristia per vivere con Lui il quotidiano, e lì dentro incontrare la santità.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
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