Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa per l'ordinazione presbiterale di Don Andrea Carcasole e di Padre Enea Traffano
27-11-2016
Arcidiocesi di Genova
Prima Domenica d’Avvento, 27.11.2016
Ordinazioni Sacerdotali
OMELIA
“Uomo di Dio”
Cari Confratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Genova riceve oggi la grazia di due nuovi Sacerdoti. Il Sacerdote non è scelto dal Signore per meriti o capacità propri, ma per il misterioso amore di Dio: attraverso la povertà umana risplende la potenza misericordiosa di Cristo Redentore. Segnato dal sigillo dell’Ordine, il sacerdote usa l’Io di Gesù: io ti assolvo, io ti battezzo, questo è il mio corpo, questo il mio sangue! Per questa ragione il sacerdote non è un operatore sociale, ma è l’uomo di Dio.
Cari Amici, ricordate: oggi siete costituiti maestri di fede, ma per essere tali dovrete essere uomini di fede, dovrete cioè ragionare non secondo le categorie del mondo, ma secondo quelle di Cristo. Quali sono tali categorie? Quelle della Pasqua di morte e risurrezione, quelle della croce gloriosa. Separare queste categorie significa non capire più nulla dell’esistenza umana, della storia, dell’universo: tutto diventa buio e contraddizione. Il vostro stesso sacerdozio e il ministero diventeranno incomprensibili: le cose sante, consegnate alle vostre mani, diventeranno lontane, necessarie ai fedeli ma estranee a voi che ne siete i ministri.
Ma come fare perché il pensiero di Gesù illumini il vostro pensare ed agire? Esiste una sola via: restare costantemente in contatto con Lui che è la Verità. E per rimanere con Lui non basta dire che Lui è con noi sempre e ovunque; è necessario che noi siamo con Lui con la mente e il cuore. Per questo la vita pastorale non potrà mai essere preghiera se non vi sono nella vita del prete spazi personali di preghiera, dove il vostro cuore umano parla al Cuore divino, e dove il palpito del Suo Spirito accarezza l’anima.
Il mondo sta male perché perde il contatto con la realtà: crede che tutto si riduca a ciò che vede e tocca, mentre la realtà è ben più grande: ciò che è invisibile è più concreto e importante di tutto ciò che si vede. Questa miopia spirituale può colpire anche noi: è necessaria l’adorazione.
Adorare, infatti, marca la differenza tra Dio e l’uomo; riconosce che solo Dio è Dio e non noi; e così tornano al loro posto le cose, le situazioni, i sentimenti, i giudizi e le scelte. Adorare è stare davanti al Mistero che ci circonda e ci supera, davanti alla realtà che fonda tutte le realtà.
Se non si conosce Dio non si può neppure conoscere Gesù nella sua verità divina: lo si riduce a un saggio, un politico, un martire, un visionario, ma non si riconosce il Redentore del mondo. Allora la Chiesa non è più Mistero e Sacramento, ma diventa una realtà sociologica, opera ài uomini, soggetta alle categorie del mondo, il numero, il potere, il consenso, l’organizzazione ….
Ma la Chiesa non è umanamente attraente, perché Dio vuole convertire non sedurre: divenire cristiani, infatti, non è una adesione, ma una conversione poiché Dio – prima di essere il nostro bene, la risposta ai nostri bisogni – è la nostra origine, la possibilità e la consistenza del nostro essere. Solo dopo Egli è anche il Destino della nostra anima, l’eterna salvezza. Questa è la questione delle questioni, la salvezza eterna dell’anima: a che giova conquistare il mondo intero se si perde l’anima? Gesù è stato chiaro! Solo l’eterno è il senso dell’uomo: quando si perde il senso dell’eterno, allora l’anima si identifica con le cose che incontra e consuma.
Cari Amici, solo se si riconoscono le differenze è possibile l’unione! L’adorazione salverà il vostro sacerdozio dalla menzogna e dalle ideologie, e voi sarete felici di essere preti: avrete il cuore caldo e non cercherete fuochi fatui dove mendicare un po’ di tepore. Nella misura in cui starete davanti al Mistero, davanti al Roveto ardente dell’Eucaristia, allora irradierete calore nonostante limiti ed errori. Diventerete piccole fiamme di carità, consapevoli che né voi, né le vostre comunità, siete i veri protagonisti del servizio al prossimo, ma Cristo in voi. La sorgente è lo Spirito Santo, Spirito di verità e d’amore: staccare il torrente dalla sua fonte è farlo inaridire.
La vita cristiana non è essenzialmente attività, è partecipazione alla vita divina: non si può separare Maria da Marta: il servizio sgorga dalla contemplazione ed è manifestazione della vita interiore. Il sole di Satana, che vuole sedurre le anime, vuole far credere che il proprio del cristiano è l’attività, ma questo svuota la memoria di Dio e della sua grazia, e l’uomo si trova solo con se stesso, solo anche se dentro ad una collettività che è però altro dalla comunità dei discepoli. Adorare non è un fare, è un non fare per lasciarsi fare da Cristo: questa è la dimensione mistica del Vangelo, dimensione che l’occidente sta perdendo. Per questo più si danna nel fare, più sprofonda nell’angoscia della propria impotenza di senso.
Cari Ordinandi, forse vi apparirà singolare ciò che vi dico nel momento della vostra Ordinazione. Molte altre cose vorrei dirvi: le diremo insieme ai vostri Confratelli nel percorso della formazione permanente, alla quale vi chiedo di non mancare mai. Il Presbiterio è da oggi la vostra casa: vi accogliamo come un dono e vi abbracciamo con affetto. Portate la vostra giovane gioia: ciò che più desidero è che siate sacerdoti felici. Sarà questo il primo modo di servire le anime. Vi affido alla Vergine Maria, Regina di Genova. Ogni sera si sciolga a lei il vostro cuore: lì troverete comprensione, conforto, sostegno. Troverete quel calore che solo una grande Madre può darci.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova