Omelia pronunciata al Santuario di N.S. della Guardia nella S. Messa della Vigilia della festa
28-08-2017
Arcidiocesi di Genova
Solennità della Madonna della Guardia, 28.8.2017
Santa Messa della Vigilia
‘Turisti della vita’
Cari Fratelli e Sorelle
Cari giovani
il pellegrinaggio alla Guardia avviene dopo la Visita del Santo Padre a Genova. Ricordiamo con commozione l’incontro con lui qui nel santuario: la preghiera silenziosa, le vostre domande e le sue risposte. Perché non rimanga solo un bel ricordo, desidero quest’anno riprendere alcune parole del suo magistero.
1. La gioia della missione
Facendo riferimento alla ‘missione diocesana dei giovani ai giovani’ -‘ frutto del Congresso Eucaristico Nazionale del 2017 – il Papa ha ricordato che la gioia più vera è Dio solo: solo Lui, infatti, può riempire il cuore umano e rispondere all’anelito interiore di cui ho parlato nella lettera Pastorale dal titolo ‘Chi è l’uomo perché te ne ricordi ?’. Noi siamo desiderio di infinito, la nostra carne mortale lo cerca, l’anima immortale lo invoca: nessun appagamento umano può colmare la sete di felicità piena e perenne che ci brucia dentro. Questo desiderio è forte e struggente; è come una ferità salata, un tormento benefico che ci accompagna e che si placherà solo in cielo. Ecco perché incontrare Gesù è la fortuna più grande che ci possa capitare, ed ecco perché la fede è sorgente di una gioia che convive anche con le croci della vita. Annunciare il Vangelo è uscire da noi stessi, è andare verso agli altri non perché ci sentiamo migliori, ma perché siamo stati graziati, perché ci sappiamo debitori di Cristo. Sì, condividere la luce di Gesù è gustare la gioia vera.
2. Turisti della vita
Cari Amici, non ripieghiamoci mai su noi stessi: vivere rinchiusi è diventare opachi, è vivere la vita come dei ‘turisti’! Ecco la seconda parola del Papa che voglio rilanciare. Andando per il mondo, anziché nutrire l’intelligenza e lo spirito con la bellezza che i luoghi ci offrono, siamo a volte tentati di ingolfarci. Questo atteggiamento, che non contempla ma fagocita, porta alla smania di fotografare tutto per ritornarci sopra in seguito; può portare ad accumulare nella mente il più possibile nel segno della quantità delle cose belle, ma non della intensità della bellezza.
Questo modo di fare – se diventa uno stato dell’anima – deturpa non solo il bello che si esprime nell’arte e nella natura, ma la vita stessa e gli altri. Fa correre da un posto all’altro, da una cosa all’altra, da una persona all’altra,. Ma non aiuta a vivere: fa consumare tutto, ma non gustare niente. Ricordare dei volti e dei nomi non è incontrare delle persone: ‘quanta gente di cui possiamo dire: sì è quello’, ma non sappiamo guardare il loro cuore, non sappiamo cosa pensano, perché mai il mio cuore si è avvicinato’ veramente! Essere delle persone mature, adulte, non significa avere accumulato esperienze, visitato molti luoghi, visto molte persone, conoscere lingue diverse, avere grande cultura. Tutto questo non basta per essere adulti: possiamo rimanere dei superficiali, degli immaturi bisognosi di dipendere da qualcuno o di legare a sé gli altri. Tale modo di vivere porta a crederci di essere il centro del proprio ambiente della famiglia, del lavoro, della parrocchia, del gruppo; incapaci di relazioni libere e positive, preoccupati solo di noi stessi, chiusi nel ristretto cerchio dei nostri angusti interessi e degli intimi, alla ricerca di gregari, e forse di complici. Rimanendo così incapaci di allargare lo sguardo sul mondo; incapaci perché infantili, cioè indisponibili a morire per gli altri senza nulla pretendere. Questo è il criterio vero, il banco di prova della nostra maturità umana e cristiana. Nient’altro!
Le parole del Papa invece – queste e altre che riprenderò domani – ci spingono ‘al largo’ per avere ‘orizzonte e coraggio’, per non morire asfissiati chiusi in noi stessi, abili a recriminare ma non a costruire, presenze di lamento ma non di responsabilità, decisi a metterci la faccia per una ‘normalità’ diversa da quella che viene propagandata e che sembra sempre più diffondersi.
Voi giovani, in forza dei vostri anni, siete in grado di giudicare il mondo degli adulti e dire con umiltà e chiarezza: questo non è bene, non é vero, questo non è normale. Avete questa capacità perché non siete ancora incrostati da pregiudizi, prigionieri di interessi che si alimentano di bugie e raggiri. Nonostante inesperienza, turbamenti, incertezze ed errori, voi siete più liberi ed avete il fiuto di ciò che è veramente importante anche se difficile. Non lasciatevi rubare questo intuito , né corrompere il vostro desiderio di verità e di bene, di immensità e di cielo.
3. Conclusione
La Santa Vergine ci preservi dalla presunzione che accentra, rinchiude, recrimina e intristisce. Ci doni, cari Amici, di respirare aria pura, vedere orizzonti ampi, scopri ehi abbiamo accanto senza sognare realtà lontane (e comode perché lontane) dimenticando i doveri e le persone vicine. Ci doni di non aver paura di sentire la grande nostalgia che è Cristo, alba di un modo nuovo, di un’umanità bella. Ricordate: la cura della vita spirituale – che ha come cardini la confessione e la direzione spirituale, il Vangelo Parola di vita eterna, l’Eucaristia Pane dell’arrampicata, la Chiesa come compagnia – è l’unico sentiero.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova