“Trovare ed essere trovati”

Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa dell'Epifania del Signore
06-01-2018
Arcidiocesi di Genova
Epifania del Signore,
6.1.2018
OMELIA
“Trovare ed essere trovati”
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore L’Epifania è la festa del Signore che si manifesta ai popoli della terra come il Signore e il Salvatore del mondo; come la risposta ai desideri profondi del cuore. Fuori da Gesù, inseguiamo delle piccole e spesso apparenti luci, dei fuochi fatui che ci illudiamo possano rischiarare e riscaldare i nostri giorni.
1. La sapienza dei Magi
I sapienti dell’Oriente rappresentano l’incamminarsi dell’umanità verso Cristo, inaugurano una processione che percorre l’intera storia. Riassumono l’attesa interiore dello spirito umano, il movimento delle religioni e della ragione incontro a Cristo, Luce delle genti. Per questo i Magi si sono messi in cammino! Non sarebbe bastata la stella luminosa se non fossero stati degli uomini attraversati dall’inquietudine della sapienza. Sapiente è chi s’interroga: non sulle cose minuscole che spesso rivelano solo l’angustia della ricerca, rimpiccioliscono l’anima e complicano la vita. Sta qui un primo segno della sapienza vera: saper distinguere, e quindi prendere in seria considerazione, le questioni decisive. Non di rado, ci si impunta sui dettagli e si perde tempo, energie, serenità, entusiasmo. I Magi erano veramente sapienti e cercavano l’essenziale: per questo si sono mossi dietro ad un chiarore che, per quanto luminoso, era sempre troppo poco per un andare così lungo, periglioso e incerto: “Dov’è nato il Re dei Giudei?”. E noi siamo capaci di distinguere le cose? Oppure pensiamo di essere intelligenti e maturi perché facciamo questione di tutto, anche delle piccole cose che – nel confronto con la totalità – sono poco significative?
2. La ricchezza della varietà
La tradizione – espressa nel presepio – differenzia i Magi anche dal colore dei volti, e rimanda ai tre grandi continenti conosciuti in quel tempo: Africa, Asia, Europa. Anche così viene dichiarato che, in Gesù, l’umanità è unita senza perdere la ricchezza della sua varietà. La tradizione, però, vede in loro anche le diverse età della vita con i loro doni, inquietudini e speranze. La giovinezza, l’età adulta e la vecchiaia, le diverse forme della vita umana, trovano significato e unità interiore nella comunione con Cristo, nella luce della fede!
3. Una luce soffusa
Tornando alla stella, i Padri hanno visto nell’astro luminoso come la sintesi del cosmo che è in dialogo con l’umanità. Quello dell’universo è un linguaggio che suscita nell’uomo l’intuizione del Creatore, la speranza e l’attesa che questo Dio un giorno si manifesterà, e che ognuno deve andargli incontro. Il linguaggio può essere a volte distorto, può deturparsi in credenze, filosofie, mode, pretese e illusioni. Come sempre nell’esperienza umana, l’uomo vive non nella dotale chiarezza, nella piena luce del sole, ma nel chiaro-scuro della stella; luce che non costringe, non s’impone, perché Dio vuole che l’uomo non resti abbagliato, ma si muova con umiltà e attenzione; che sia continuamente vigile come le vergini in attesa dello sposo; che invochi la luce intima dello Spirito Santo. Siamo umili e vigilanti, scrutatori attenti delle tracce che il Signore lascia attorno a noi per dirci che non siamo soli, che ci indica la strada anche se a volte attraversiamo il deserto?
4. Un capovolgimento antropologico
Infine, se è vero che la stella guida i Sapienti verso il piccolo Gesù, in realtà è Gesù che guida la stella: non sono gli astri, dunque, o il cosmo, le circostanze, le potenze del mondo che determinano la nostra esistenza. L’umanità – assunta da Dio – è la più grande di tutte le forze materiali, vale più dell’universo intero, costruisce la storia che resta. Con il Verbo incarnato, accade un capovolgimento antropologico decisivo e definitivo, anche se oggi assistiamo al tentativo di ribaltare l’umano segnando una regressione, una involuzione che viene decantata come progresso e conquista di civiltà. La stella di Natale ci indica Cristo, il Figlio di Dio, e Gesù ci rivela il volto dell’uomo, la sua identità, il suo valore, quella sua dignità incomparabile che il mondo vuole stravolgere, e ridurre ad oggetto da manipolare, e a strumento di produzione e profitto. Fino al punto che – quando diventa un peso e un costo – si abbandona a se stesso in nome della sua individuale autonomia. Possiamo non reagire? Non opporci? Non dire chiaramente: non è giusto?
Cari Amici, ci auguriamo la luce della stella e la benefica inquietudine dell’intelligenza. Ci auguriamo di non fermarci mai, di non stancarci nel desiderare e di cercare nei frammenti del tempo, tra ombre e luci, il volto di Gesù. Ci auguriamo che nei nostri cuori e nelle nostre case abiti la gioia di chi ha trovato e che è stato trovato.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
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