Inaugurazione anno accademico Facoltà Teologica e Istituto Superiore Scienze Religiose
30-10-2013
30 ottobre 2013
Cari Confratelli nel Sacerdozio e nel Diaconato
Cari Alunni della Facoltà teologica e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose
È stato inaugurato il nuovo Anno Accademico: l’atto non è formale, ma esprime la comunitaria consapevolezza di un nuovo tratto di tempo come grazia e compito. Un tempo che la Divina Provvidenza vi concede, un’ opportunità di crescita nella verità di Dio e dell’ uomo. Per questo siamo qui, attorno all’altare, per ringraziare il Signore e per chiederGli di aprirci la mente e il cuore. E’ un cammino in salita quello di insegnare e quello di imparare, di cercare e di studiare; ma è un cammino bello. A nessuno sembri troppo poco o scontato quello che insieme – docenti e studenti – andrete ad incontrare nelle lezioni, sui libri, negli incontri: voi sapete, infatti, che la via della verità non è mai arida e piccola, perché ogni frammento di verità è un riflesso – più o meno diretto – della Verità piena di Dio. In Cristo la Verità si è rivelata e risplende sul volto della Chiesa. Per questo, ho parlato di incontro e non solo di insegnamento e di studio: questi sono forma dell’incontro con la persona di Gesù. Ed è per questa ragione che uno studio che non porta ad incontrare Lui è uno studio sbagliato; sbagliato perché non ci consegna a Colui che è via, verità e vita; è una docenza sterile perché non ci conduce alla soglia del Mistero.
Il Vangelo ascoltato illumina questo nuovo inizio, nel quale propositi ed energie si rinnovano, consapevolezza e grazia s’intrecciano. Illumina con la sua luce severa e salvatrice che svela la sostanza delle cose e delle nostre azioni. In che senso, ci chiediamo? L’episodio è noto: il padrone di casa non riconosce coloro che affermano di conoscerlo bene perché hanno mangiato e bevuto alla sua mensa, hanno ascoltato il suo insegnamento sulle piazze dei loro villaggi. Ciò significa che non basta conoscere il Signore, è necessario incontrarLo cuore a cuore. Si può sapere molto di Lui, delle sue parole, dei suoi gesti, della sua storia, ma rimanere esterni al suo abbraccio. Si può avere gli orecchi spalancati e la mente pronta, ma il cuore chiuso; si può piegare le sue parole di redenzione ai nostri schemi individuali, senza piegare i nostri cuori al suo amore, senza intrigarci con la sua vita. Si può intravedere lo scintillio della sua luce, senza incontrare i suoi occhi di infinito.
Ecco cosa significa l’episodio evangelico: non basta la frequentazione di Dio se il cuore è rigido, bisogna uscire da noi stessi perché l’orizzonte si allarghi, bisogna guardare il cielo per vedere il mondo. Un termometro dello studio non è innanzitutto il voto – pur necessario – ma la carità; e la carità vera, quella che cresce nell’umile dono di sé senza protagonismi, senza pretese di lodi e riconoscimenti, non è mai facile. L’amore è desiderato, necessario, ma è sacrificio, perché è un continuo esodo da noi stessi, una costante rinuncia alle nostre presunzioni per andare incontro agli altri; è deporre ogni giorno il nostro piccolo io nel grande Io di Gesù. Sì, non basta un rapporto esterno con il Signore, è necessario un rapporto personale e intimo con Lui: e i nostri Istituti accademici hanno questo scopo altrimenti non servono. La vita di preghiera è come l’alveo del vostro studio, e lo studio deve alimentare la preghiera come la cera alimenta la fiamma.
Abbiate fiducia, cari Amici. Nessuno pensi: non ci riuscirò! Aiutatevi gli uni gli altri con semplicità. Ma ricordate soprattutto che il Signore è accanto a voi con il suo Spirito di verità e d’amore, e la Grande Madre di Dio è anche la Madre vostra: non può lasciarvi soli se voi continuate a guardarla con gli occhi di un bambino.
Angelo Card. Bagnasco Arcivescovo Metropolita di Genova