Solennità di Ognissanti

Omelia pronunciata in Cattedrale per la solennità di Ognissanti
01-11-2018
Arcidiocesi di Genova
01.11.2018
S. Messa per la Solennità di Ognissanti
Omelia
Cari Fratelli e Sorelle,
Cari figli,
La festa di tutti i Santi scalda il cuore e incoraggia la fede. Una gioia profonda invade dolcemente l’anima. Perché? Almeno per tre ragioni.
1. Innanzitutto perché i Santi ci parlano di una grande compagni: non siamo soli a portare la vita che – in realtà non potremmo portare da soli. Siamo circondati dai Santi: la loro schiera ci sostiene e ci porta. Tocca a noi lasciare la porta dell’anima aperta a questi amici di Dio, fratelli nostri che hanno prima di noi attraversato il cammino terreno, con le sue salite, pianure e precipizi, con prove cadute, gioie e risurrezioni. Essi sono parte viva e luminosa di quella moltitudine immensa che nessuno p. contare di cui parla l’Apocalisse. Quando il male fisico o morale ci ferisce e a volte sembra scarnificare la vita, quando la visione del male sembra che dilaghi e tutto copra nell’umanità e nel mondo, ricordiamo: di solito il male si vede meglio del bene perché viene strombazzato in tutti i modi e fa notizia, mentre il bene è più mite e silenzioso, ma è più diffuso nei cuori, nella vita semplice della gente. E poi, ricordiamo la grande compagnia dei Santi: essi ci sorridono incoraggianti e ci dicono che la luce risponde e risplenderà sempre. La presenza del male e mette alla prova la forza del bene, e la nostra fede perché la luce cresca.
2. In secondo luogo, la festa di Tutti i Santi rende concreta la vita cristiana che è – possiamo dire – lasciarci amare da Dio. E’ arrenderci al suo amore: non è in primo luogo fare qualcosa, ma lasciarci fare da Gesù. Vuole dire che è più importante quello che Dio fa per noi che ciò che noi facciamo per Lui; che la grazia della luce e della forza dello Spirito Santo è il vero protagonista della mia vita. Ma in pratica, che cosa significa? Quando non prego, quando non perdono, quando sono pigro e impaziente, prepotente e malo, quanto mi apposito degli altri, ne sparlo e li invidio… allora non mi lascio amare dall’Amore. Invece, quando obbedisco ai comandamenti di Dio che vuole il mio bene, quando prego cuore a cuore il Signore, sto in silenzio davanti a Lui in attesa della sua parola, quando aiuto gli atri non solo quando ne ho voglia, quando li perdono e ricomincio con loro in famiglia, sul lavoro, in parrocchia, quando mi so rare indietro per fare posto ad altri, quando sono puro nei pensieri e nel corpo… quando – in una parola – sono dono come un frammento di Eucaristia allora ho aperto la porta a Dio che mi ama e che mi rende capace di amare Lui e il mondo.
3. Infine, i Santi ci ricordano che la santità non è un lusso per alcuni ma una grazia e un compito per tutti, ognuno a suo modo, secondo la sua vocazione: chi si sposa, chi si consacra nel sacerdozio o nella vita religiosa, chi si è chiamato alla vita attiva e chi, invece,è chiamato alla vita contemplativa a lato della vita quotidiana. Tutti, cari Amici, dobbiamo desiderare la santità che è avere gli sentimenti di Cristo: dove sono questi sentimenti? Nel Vangelo, cioè nel racconto della sua vita terrena che Gesù – in qualche modo – ha voluto condensare nelle Beatitudini che abbiamo ascoltato. Lì troviamo l’autoritratto del Figlio di Dio, l’esemplificazione del lasciarci amare da Dio giorno per giorno. E’ impossibile? Si impossibile agli uomini ma possibile a Dio, alla sua grazia.
Lasciamoci amare dal grande abbraccio dei Santi, è un’eco dell’abbraccio del Signore.
Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova
condividi su