Omelia tenuta durante la S. Messa a Bolzaneto per i defunti del Cimitero della Biacca crollato a motivo dell'alluvione
20-11-2014
Arcidiocesi di Genova
Giovedì 20 Novembre 2014
Parrocchia di N.Signora della Neve-Bolzaneto
Santa Messa per i defunti e i colpiti dall’alluvione
OMELIA
“Risplenda il sole”
Cari Fratelli e Sorelle
Siamo qui per pregare il Signore della vita e del tempo. Genova – come la Liguria e altre parti d’Italia – è stata nuovamente flagellata dalla violenza dell’acqua e dall’incuria degli uomini. Il
Signore ispiri pensieri responsabili e decisioni di giustizia per interventi immediati sui territori e sui danni. Preghiamo per le vittime perché ci guardino dal Paradiso, e per i familiari perché l’olio della consolazione scenda sulle loro anime.
Oltre a case, scantinati, negozi ed esercizi commerciali, le diverse ondate hanno percosso strade con ulteriori difficoltà per il lavoro di molti. E ciò è un peso grave per la vita quotidiana di moltissime persone e famiglie. Tanto più se pensiamo a quanti sono stati colpiti per la seconda volta, dopo l’alluvione del 2011. Per tutti vogliamo pregare Dio, perché a ciascuno doni conforto, fiducia e coraggio per riprendere presto la normalità dei giorni.
A queste tribolazioni, si è aggiunta la sofferenza di quanti sono stati violati dalla dispersione dei propri defunti. Com’è noto, la furia del maltempo non ha risparmiato neppure le tombe che nel cimitero della “Biacca” – in gran parte sono state trascinate via. Questa ferita intima si va così ad aggiungere – per molti – al dolore delle cose perdute. I corpi dei nostri morti ci sono cari, anche se fermamente crediamo che le loro anime immortali vivono con Dio per sempre: ciò che resta di loro, in attesa della risurrezione dei corpi alla fine di tempi, però ci ricorda una storia personale alla quale sappiamo di appartenere. Una storia che è anche nostra. Anche per questo il culto dei defunti e il suffragio per loro ci fanno bene, rinnovano ricordi antichi, confermano legami di riconoscenza e d’amore.
Cari Amici, abbiamo tutti bisogno di appartenere a qualcuno e che qualcuno ci appartenga: non è un’appartenenza che toglie la libertà personale, ma la rende possibile e la sostiene, la fa crescere nel senso che siamo liberi solo quando ci apriamo al dono di noi stessi nell’amore di Dio e degli altri. La vera misura della nostra libertà e del nostro amore, infatti, è la dedizione e il sacrificio quotidiano. Noi lo sappiamo, il popolo semplice e immediato, pieno di dignità e umile grandezza, lo sa senza tanti discorsi; lo sa per il suo buon senso e per la sua esperienza.
La prova ha sprigionato ancora una volta l’immediata reazione: al di là del dolore, del disagio e della esasperazione, moltissimi, giovani e di qualunque età, sono riapparsi – come da un altro mondo fatto di luce e di umanità vera – per spalare, sgombrare, mettere in salvo. Ma, soprattutto, per essere vicini, per dare sostanza a quella rete di solidarietà che dovrebbe essere sempre visibile. Le forme della vicinanza e della fraternità cambiano a seconda delle circostanze, ma quel modo di vivere insieme, di rapportarsi gli uni altri, quello non dovrebbe mai cambiare e mai venir meno. Noi crediamo che questo non viene e non verrà mai meno. Dovremmo tutti impedirgli che cada nell’ invisibile e, quasi, diventi dormiente.
Il Signore vegli su tutti, su ogni parte colpita della nostra Genova, su ogni cuore affranto e sfiduciato. Che il sole torni a brillare sulla nostra splendida terra, su ogni volto, soprattutto risplenda attraverso i nostri volti e il nostro operato.
Angelo card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova