Pregare senza stancarsi mai

Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa per l'apertura dell'Anno Pastorale
16-10-2016
 Arcidiocesi di Genova
Domenica 16.10.2016
Inaugurazione Anno Pastorale
OMELIA
‘Pregare senza stancarsi mai’
Cari Fratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Ha inizio ufficialmente il nuovo anno pastorale e, come sempre, lo cominciamo dall’altare. La vita della Chiesa, infatti, nasce dall’Eucaristia e torna all’Eucaristia. Perché questo principio e questo compimento? Perché senza la grazia di Cristo siamo capaci di poco, perché è Gesù che ci fa nuove creature in grado di fare le cose di Dio. E’ la forza del suo Spirito che ci sostiene per uscire da noi stessi, dai nostri schemi, dalle presunzioni e dalla sete di contare, di essere più importanti degli altri. Sì, Lui è il principio del nostro essere e del nostro agire; Lui solo è in grado di rispondere a quel bisogno nativo di pienezza e di eternità, di infinito e di luce che segna a fuoco il nostro cuore. Per questo possiamo dire che Dio solo è il senso pieno della nostra vita, è il nostro Destino. Da Lui, dunque, dobbiamo partire, da Lui farci accompagnare, a Lui ogni giorno tornare per presentare il bene compiuto lo porti a frutto nelle anime e nelle comunità. Sono certo che il Congresso Eucaristico Nazionale, che abbiamo avuto la grazia di preparare e di vivere con la Chiesa italiana, ha toccato i cuori, ci ha commossi nell’intimo, ci ha fatto vedere che è l’Eucaristia a generare la Chiesa e la sua missione, non i nostri progetti e la nostra buona volontà. Siamo così insufficienti noi! Ma non per questo dobbiamo scoraggiarci: sarebbe non fidarci di Gesù che, nel suo Sacramento, non solo si è portato vicino a noi” ma si è fatto a portata del nostro piccolo cuore.
Cari Amici, guardando all’evento eucaristico e al decennio pastorale dei Vescovi sulla sfida educativa, desidero consegnarvi alcuni obiettivi per l’anno pastorale. Alcuni obiettivi sono per tutta la Diocesi, altri sono affidati ad alcune realtà specifiche.
1. Per la Diocesi raccomando tre mete
1) La cura della Liturgia: il Concilio dice che è fonte e culmine della vita cristiana. L’evangelizzazione e la carità sono conseguenze dell’incontro con il Signore: una comunità che trascura la fonte inaridisce se stessa. Nessuno si può illudere. Nella cura della Liturgia, una particolare attenzione deve riguardare la partecipazione attiva alla Santa Messa da parte di tutti, laici e sacerdoti. E questo ci invita ad andare alla radice del mistero eucaristico che è il memoriale del sacrificio della croce e convito di vita nuova. Il modo della vera partecipazione non è fare qualcosa, ma consegnare noi stessi alla volontà di Dio come Gesù nell’Olio degli ulivi e sulla croce: Padre a te mi affido! E’ il desiderio confidente di abbandonarci a Lui, di lasciarci fare da Lui come la creta nelle mani del vasaio. E questo che trasforma e ci rende capaci di stare nel mondo in modo diverso, di spandere il contagio della fede, di servire nella carità i poveri e i bisognosi. A questo riguardo, ricordo che sta per iniziare l’opera-segno del Congresso: due nuove sedi di accoglienza notturna per senza dimora. L’opera chiederà altri volontari secondo le disponibilità di ciascuno. Sono le gocce che fanno il mare! Rimando alle omelie del Congresso, dove l’immagine della goccia d’acqua nel calice, accompagnata dalle parole del celebrante, esprimono in modo semplice ed efficace la partecipazione attiva che ci trasfigura ogni volta.
2) Il secondo obiettivo è la conferma dell’adorazione eucaristica settimanale in tutte le comunità cristiane. L’appuntamento è raccomandato da anni ormai, e quasi ovunque è realtà. La commovente adorazione eucaristica al Porto antico ci ha sicuramente confermati e incoraggiati. Sempre vi invito a chiedere il dono di numerose vocazioni sacerdotali e religiose.
3) Il terzo obiettivo è la preghiera in famiglia: una famiglia che prega non cadrà mai nella disperazione e troverà sempre il modo di rimanere fedele e salda. La stessa educazione dei figli troverà un fondamento sicuro nonostante le turbolenze delle diverse età e le prove. L’Ufficio Famiglia offrirà a suo tempo qualche utile indicazione e proposta.
 
2. Per alcune realtà aggiungo altri due obiettivi
1) La missione dei giovani ai giovani dal nome suggestivo: “gioia piena”. La missione è già partita e tocca solo una parte della Diocesi, ma una parte molto importante. Allo stuolo dei giovani missionari esprimiamo la nostra stima, simpatia e affetto: contiamo su di voi, cari giovani, e vi seguiamo con la preghiera. Siate il nostro sorriso e il nostro entusiasmo: dite ai vostri amici che è bello seguire il Signore.
2) La presenza nel mondo della scuola. Dobbiamo andare al largo, ci siamo detti noi Vescovi: nella seconda parte del decennio dobbiamo uscire e incontrare di più le realtà educative della società civile, in primo luogo la scuola. Essa è al servizio della famiglia sapendo che il diritto di educare i figli è dei genitori. Anche la Chiesa si pone accanto ad essi e offre il patrimonio di sapienza evangelica che ha educato generazioni, popoli e nazioni. Il Consiglio Pastorale Diocesano, nello scorso anno, ha costituito una gruppo operativo di persone esperte di scuola per formulare delle proposte concrete.
Cari Amici, in conclusione, ritorno sulla “necessità di pregare sempre senza stancarsi mai”. Se è vero che la vita quotidiana può diventare preghiera, è vero anche che ciò è impossibile se nelle nostre giornate non ci sono dei momenti di preghiera. I luoghi e i modi possono essere diversi: il Vangelo, il rosario, i salmi, gli scritti spirituali dei Padri, ricordando che solo l’Eucaristia è il sacramento della sua reale presenza. Ma non dimentichiamo che pregare è sempre “stare davanti a Lui, con Lui”, e che per fare le cose quotidiane insieme a Lui, è necessario che ogni giorno sospendiamo ogni attività, fermiamo i rumori, e ci portiamo soli o con altri davanti al Signore per un po’ di tempo. Poco o tanto non importa, l’importante è fermarsi per guardarLo e lasciarci guardare. Potremmo dire che, in un certo senso, il Congresso ci ha esortati a ricominciare da Dio.
E questo vogliamo fare con l’aiuto della Santa Vergine Maria Regina di Genova dal 1637.
L’anno prossimo ricorreranno i 380 anni di quell’evento che ha sigillato Genova come Città di Maria. Lo ricorderemo!
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
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