Omelia pronunciata al Santuario di N.S. della Guardia nella S. Messa solenne del mattino della festa
29-08-2017
Arcidiocesi di Genova
Solennità della Madonna della Guardia, 29.8.2017
Santa Messa del mattino
OMELIA
‘Orizzonte e coraggio’
Autorità
Cari Fratelli e Sorelle
1. La Visita del Santo Padre Francesco e l’eco delle sue parole sono vive nei nostri cuori. Vogliamo rilanciare alcuni messaggi perché, dopo il colpo d’ala che ha dato a Genova, non si smorzi lo slancio del volo. Come ho già detto in altra occasione, alcune parole decisive sono legate al nostro essere città di mare – Genova – rilucente come una perla preziosa custodita da una conchiglia fatta di terra e di mare, di vento e di cielo, splendete come una regina adagiata al centro della terra ligure. Al Papa abbiamo espresso anche la speranza che egli, vedendo il mare ovunque sarà, ricordi questo nostro mare, questo porto dal quale partirono – migranti – i suoi familiari in cerca di fortuna. Gli abbiamo chiesto di pregare per noi, certo che noi lo portiamo nella nostra preghiera con affetto e gratitudine.
2. Le parole che il Papa ci ha consegnato si possono raccogliere – come in uno scrigno – in due: orizzonte e coraggio’. Esse danno intonazione a tutte le altre che ci ha donato nei diversi ambienti: ILVA, Cattedrale, Guardia, Gaslini, Messa conclusiva.
Nel mondo del lavoro, nel Presbiterio e nella Vita consacrata, con i giovani, i poveri, i malati, specialmente i bambini e le loro famiglie, bisogna avere orizzonte. Ciò significa, innanzitutto, che per vedere le situazioni della gente, della Chiesa e della Città, bisogna avere prospettiva, non esaurirsi in una visione di corto respiro. Significa che le cose si possono affrontare meglio solo dentro ad un programma ampio ma realistico, senza illudersi che tutto sia possibile subito. Proprio per questo si può essere tempestivi ed efficaci. Il rischio può essere – dato che le circostanze sono in continuo movimento e le soluzioni non sono mai perfette – quello di attendere sempre il momento magico che non giungerà, e quindi di non agire in attesa di inesistenti tempi perfetti. Basta saperlo!
3. Com’è noto, per la Città l’urgenza prima resta il lavoro e l’occupazione: dagli organi di informazione si sente dire che il lavoro cresce, che lo sviluppo riprende. Noi lo speriamo fortemente; ma le nostre parrocchie vedono che la disoccupazione resta grande: vediamo che i centri di accoglienza della Caritas, le opere e le mense dell’Auxilium, dei Religiosi e delle Religiose come di altre Organizzazioni ecclesiali, sono sempre all’opera. Le famiglie sono in difficoltà, alle prese con la disoccupazione dei figli, dei genitori, delle tasse impietose, delle utenze e della fine del mese. Troppi sanno nella propria carne che ‘quando manca il lavoro del lunedì, non è mai pienamente domenica’. Il quadro è all’attenzione operosa di tutti, qui e in Italia, sapendo che ognuno deve fare la sua parte; che è necessario uno scatto più deciso di solidarietà e di sussidiarietà, di virtuose e ardite collaborazioni, superando eventuali diffidenze e personalismi, ‘testardi nella speranza’ come ha ricordato il Papa. E convinti che per muoversi ci vuole orizzonte e coraggio per attraversare le distanze. Il coraggio il Signore non lo fa mancare a chi lo chiede con sincerità; ma il coraggio deve essere condiviso in obiettivi concreti, e si traduce nel remare insieme.
4. Per quanto riguarda la Chiesa di Genova, moltissimi sono gli indirizzi e le riflessioni che il Santo Padre ha lasciato: in molte cose ci ha confermato, in altre ci ha incoraggiato a non temere, a ‘gettare ogni giorno l’ancora in Dio’.
Ci ha confermato nella fedeltà umile ai doveri sacerdotali e apostolici che la Chiesa ha affidato a ciascuno: fedeltà felice, generosa, senza scoraggiamenti o pigrizie, consapevoli che la pastorale ordinaria delle nostre comunità non è la traduzione di uno stanco ‘abbiamo fatto sempre così’, ma è fedeltà generativa alla vita concreta della gente, con i suoi tempi e responsabilità, gioie e ansie. Sì, sìamo felici di rispondere alla consacrazione a Cristo e al popolo di Dio. Vogliamo essere generosi nel fare di noi stessi – anima e corpo, tempo, intelligenza e cuore – un dono d’amore; senza complessi perché – come ci ha detto chiaramente il Papa – la Chiesa ci chiede non di fare cose straordinarie o eclatanti, ma di fare le cose quotidiane con animo missionario, vale a dire sapendo che chi si affaccia alla Chiesa ha bisogno dell’annuncio del Risorto, di trovare speranza e pazienza. Oggi le nostre comunità in Europa sono terra di missione, e la missione ha bisogno di presenza, accoglienza e parola: ha bisogno di Cristo.
5. E poi il Papa ci ha incoraggiato a crescere nella vita spirituale e nella fraternità presbiterale. Dobbiamo camminare più spediti, con fede e umiltà, su questa strada: Gli incontri diocesani, vicariali, interpersonali, i ritiri e gli esercizi spirituali, qualche fine settimana insieme sono opportunità preziose. Ma a poco servirebbero senza l’adesione personale di ognuno. L’obiettivo primario – come molte volte ci siamo ripetuti – non è fare le cose insieme, ma crescere nell’amore reciproco, nella stima e nella fiducia, è comunicarci l’anima raccontandoci le opere di Dio nella nostra vita e nel servizio alle anime.
Ecco, cari Amici, l’orizzonte e il coraggio che il Papa ci ha esortati ad avere. E noi questo lo mettiamo davanti a Maria Santissima, perché ci accompagni nel nuovo anno civile ed ecclesiale. Siamo certi che Lei renderà fecondo ogni più piccolo passo personale e comunitario.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova