08-01-2014
Omelia in occasione del pellegrinaggio di carità della diocesi di Genova
Genova, Santuario di N.S. della Guardia,
23 giugno 2013
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
È motivo di gioia essere qui, nel santuario della Madonna della Guardia, per quello che potremmo definire il “pellegrinaggio della Carità”, cioè di coloro che – enti e istituzioni – si dedicano in modo specifico al servizio e alla testimonianza dell’Amore. Ringrazio gli Organizzatori, e in modo del tutto speciale Mons. Marino Poggi, Vicario Episcopale della Carità e Direttore della Caritas Diocesana.
Sotto lo sguardo di Maria, Madre di Dio-Amore, ascoltiamo il Vangelo odierno che ci parla del mistero di Cristo Figlio di Dio. Nell’Anno della Fede, insieme a Pietro vogliamo anche noi rinnovare la nostra fede: essa è nostra, è un atto personale, ed è insieme la fede degli Apostoli, la fede della Chiesa che attraverso i secoli giunge integra a noi e agli uomini del nostro tempo. In Gesù, Dio è come uscito da se stesso per raggiungere l’umanità smarrita, e il Vangelo ci indica fino a che punto Dio ha aperto il suo cuore, fino alla croce: “il Figlio dell’uomo deve soffrire molto (…) venire ucciso e risorgere il terzo giorno”. La via dell’amore è dunque la via del dono di sé fino al sacrificio. Anche per i discepoli è così, perché nessuno è più del Maestro: lo è anche per noi se vogliamo vivere la fede. L’Amore è il cuore della Chiesa; non è invenzione nostra, ma è la realtà di Dio che in Gesù ispira ogni bene e ogni far bene; ci dona la capacità e la gioia di essere dono per gli altri. Ne scaturiscono alcune conseguenze per tutti noi.
La carità cristiana, in tutte le sue forme, è dunque un riflesso dell’Amore di Dio. Come tale, ne è testimonianza e annuncio: come non desiderare che ogni uomo che si avvicina possa conoscere la sorgente dell’amore vero? Come non desiderare che i segni del nostro amore e della nostra attenzione – sempre troppo piccoli a causa dei nostri limiti e delle risorse – possano essere il sentiero verso la pienezza dell’amore che accoglie, ascolta, comprendere e ristora? Gesù è la pienezza dell’amore, e noi ne siamo i piccoli portatori.
Per questo, per noi cristiani, non c’è vero atto di servizio se non parte dall’altare e non ritorna all’altare. E’ il Concilio che ce lo ricorda con commovente chiarezza: l’Eucaristia è fonte e culmine di tutta la vita cristiana (cfr SC 10). Il nostro rapporto con Gesù e la partecipazione alla vita della Chiesa sono la condizione di ogni fecondità. Si può essere molto generosi – tempo, energie, risorse – ma uno solo edifica la casa del bene e della vita: Cristo. Noi siamo operai del bene e dobbiamo mantenere fisso lo sguardo a Lui. Per questo la prima forma dell’amore fraterno è guardare a Gesù coltivando la nostra vita spirituale, perché ogni nostro agire sia una risposta alla sua volontà e mai l’affermazione di noi stessi.
Se noi siamo dei portatori d’acqua e Gesù è l’acqua viva discesa dal cielo per la vita eterna, allora possiamo essere instancabili ma sereni. Come il seminatore del Vangelo, dobbiamo spargere il seme ovunque a larghe mani, da mattina a sera, su qualunque terreno, anche l’asfalto, le pietre e i rovi; ma poi andare a riposare sapendo che il seme sparso con umile generosità avrà un suo frutto. Sempre! Voi spargete il seme multiforme della carità con cuore pieno e a larghe mani, ma i risultati non sempre li potete vedere; a volte vi sembra che tutto rimanga come prima, che bisogna sempre ricominciare da capo. Non temete; sta qui la fede nel Signore del campo che è la vita di ogni uomo. La vostra fiducia non venga meno, non si scoraggi il vostro cuore: seminare il bene non è mai inutile. I solchi del cuore sono misteriosi e segreti, solo Dio li conosce. Ed Egli è presente. A voi, a tutti noi, tocca lavorare con generosità e fiducia: a noi il lavoro, a Dio il frutto.
Vi ringrazio, cari Amici, per il vostro servizio sulle molte e crescenti frontiere della povertà e dell’indigenza. La carità è l’anima della Chiesa e non esiste vita cristiana senza la carità: voi, che esprimete in modo organico il servizio della carità, siete come l’avanguardia della Chiesa che dispiega la sua maternità ovunque, specie tra i più bisognosi. Portate ovunque il volto della Chiesa: essa è chiamata a riflettere sulle piaghe degli uomini la luce risanatrice di Cristo.
Angelo Card. Bagnasco