“Non vergognarsi di fare il bene”

Omelia pronunciata a Ligugnana di San Vito al Tagliamento (Concordia Pordenone) nella S. Messa per i 50 anni della Inaugurazione della Chiesa di San Lorenzo e per la Festa della Madonna del Santo Rosario
09-10-2022

Ligugnana di San Vito al Tagliamento (Concordia Pordenone)

50 anni della Inaugurazione della Chiesa di San Lorenzo

e Festa della Madonna del Santo Rosario

OMELIA

“Non vergognarsi di fare il bene”

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

Grazie al vostro Parroco,  Don Giuseppe Dell’Osso, che mi ha gentilmente invitato alla celebrazione dei 50 anni della inaugurazione della Chiesa parrocchiale. Saluto e ringrazio anche il Consiglio Pastorale  e tutti voi per la testimonianza del vostro affetto a questo tempio,  recente nella costruzione, ma carico della vita di voi e di alcune generazioni.

Costruire una chiesa  è molto di più che costruire un edificio: significa che, prima della chiesa di pietre, vi è già la chiesa di pietre vive che sono i credenti. La comunità cristiana non è una raccolta di senza meta, ma  una famiglia, e quindi sente il bisogno della casa. La casa di Dio è ovunque, è l’infinito, ma Egli ha voluto legarsi un modo particolare a dei luoghi – gli edifici sacri – perché – come nel deserto al tempo di Israele, gli uomini potessero vedere e toccare la presenza  di Dio. Ecco la chiesa dove si celebrano i divini misteri, la comunità si raccoglie in preghiera, insieme si ascolta la Parola di Dio, e dove, nella settimana, si viene per una visita al Santissimo Sacramento nel tabernacolo.

La nostra celebrazione è guardata dalla Madonna del Santo Rosario, carissima alla devozione del popolo, e questo sguardo abbraccia e scalda il cuore della comunità, poiché dove c’è la grande Madre  c’è anche il Figlio Gesù.

 

  1. “Rallegrati, piena di grazia”

Sono le parole dell’anglo che annuncia a Maria l’incarnazione del Verbo di Dio. Maria diventerà la culla verginale di Dio: mistero, questo, che dovrebbe farci inginocchiare  e  piangere lacrime di gioia. L’angelo annuncia il mistero con alcune parole che danno luce anche alla vita del cristiano.

“Entrando da lei”. Dio entra nella casa di Maria, nella sua vita quotidiana, nelle cose piccole che si ripetono  tutti  i giorni. La  visita  di Dio non richiede avvenimenti eclatanti, situazioni eccezionali, ma più spesso avviene nella semplicità della  vita ordinaria. Per questo non dobbiamo essere disattenti rispetto a ciò che viviamo, attenti a fare le cos  con amore, cioè per Dio e con Dio. Quando operiamo per questo fine  e con questa  compagnia, tutto  diventa grande, anzi grandioso.

“Non temere, Maria”. La parola ricorrete continuamente nelle Scritture è proprio questa: non temere, non temete. Dio può visitarci nella gioia o nel dolore, nella tranquillità o nell’inquietudine, ma non vuole che siamo presi dal timore  perché Lui è Padre. Lasciamo  risuonare questa esortazione, ascoltiamola mentre bussa alla porta  del cuore.

“Rallegrati”. Dio non solo non deve spaventarci poiché è amore, ma anche ci invita a rallegrarci perché  Egli è l’origine della vita e il principe della pace.

“Concepirai un figlio”. Quando il Signore ci visita , spunta la vita, rinasce la speranza, fiorisce la fiducia: tutto si rinnova e comincia un nuovo giorno.

“Lo chiamerai Gesù”. Il nome rivela la sua missione, il motivo per cui il Figlio unigenito verrà presto. Dio salva, significa il nome: la salvezza  appare nel mondo, il punto di non ritorno comincia  in un punto sconosciuto della terra, e in un’ ora inattesa del  tempo.

“Ecco la serva del Signore”. L’ultima parola è quella di Maria: Dio percorre le infinite distanze del cielo, ma l’ultimo passo lo deve fare la creatura a cui Duo si rivolge. E la Vergine dice la parola in cui si fida e si affida a Dio. Quella stessa parola ritornerà nel segreto del suo cuore sotto la croce  quando le parole di gloria, che l’angelo disse sul Figlio del suo grembo, saranno smentite dai fatti. Ma lei continuerà a credere e ad affidarsi al Dio che non può ingannare, a Colui che è affidabile al di sopra di tutto, e che ci ama fino alla misura suprema e sovrana del Calvario.

  1. “Lui rimane fedele”

San Paolo parla della sua prigionia a causa della predicazione del  Vangelo,  ma subito – con un colpo d’ala – afferma che “la Parola di Dio non è incatenata”: essa vola sulle ali dello Spirito e opera nel segreto dei  cuori. Per questo Timoteo, e noi con lui, non dobbiamo temere: gli eventi sono nelle mani degli uomini, ma la storia è nelle mani di Dio.

Subito dopo, l’Apostolo insiste sulla perseveranza nella fede. Oggi questo richiamo sembra particolarmente urgente poiché tutto, nella vita personale, in quella sociale e  nella cultura, sembra debba essere provvisorio.  Pare che essere perseveranti,  fedeli alla parola, all’ impegno, ad uno stile di vita, perfino agli affetti e alla  fede, sia mortificare la libertà. Sembra che una caratteristica della libertà sia il cambiamento continuo: quanto più questo è veloce, più si pensa di essere liberi.

Ma è proprio così? Oppure la virtù della perseveranza rende la persona affidabile, su cui si può contare perché non è una banderuola che cambia secondo le convenienze, l’umore degli affetti,  le fatiche della fede? Le difficoltà e i contrasti fanno parte della vita – anche nella  comunità cristiana – ma è proprio questo il terreno dove la perseveranza si misura, e si rivela non come una forma di ostinazione caratteriale  o  ideologica, ma di amore alla vita, alla fede, agli altri, a se stessi.

La fedeltà  nasce dall’intelligenza d’amore, manifesta la serietà di noi stessi.  di ciò che diciamo e facciamo: la perseveranza nelle tribolazioni  rivela il peso  della nostra adesione alla vocazione di  Dio.  Essa è fatta della  pazienza che  non s’arrende, e del coraggio che  testimonia davanti al mondo la fede. In un tempo in cui non si ha vergogna di fare il male, non si può avere vergogna di fare il bene. Neppure se siamo derisi. IL cristiano non può vivere nascosto e in silenzio mentre il mondo si esibisce e parla.

Anche l’amore ha le sue fatiche, anche la fede chiede di resistere ai venti contrari, anche la vita cristiana vuole il coraggio di issare la vela della nostra piccola barca e puntare al largo contro vento, verso la meta del cielo, sapendo che sulla barca vi è il Maestro. A volte sembra dormire, ma in realtà mette alla prova il nostro amore per Lui, la fiducia in Lui. Sulla barca della traversata terrena, nel mare calmo o tra le onde,  preghiamo  il  Santo Rosario: la Madonna  ci farà sentire la sua tenerezza, e ci  dirà che Gesù è con noi e non dorme  ma veglia Anche quando noi non  siamo con Lui, Lui  resta fedele a noi, e la sua fedeltà è la nostra forza per non scoraggiarci, e tornare al suo cuore.

Card. Angelo Bagnasco

Arcivescovo emerito di Genova

 

 

 

 

 

 

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