Non abituarci al bene

Omelia pronunciata al Santuario di N.S. della Guardia nella S. Messa della Vigilia della solennità
28-08-2016
Arcidiocesi di Genova
28.8.2016 Festa della Madonna della Guardia
OMELIA della Vigilia
‘Non abituarci al bene’
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
1. Ancora una volta abbiamo avuto la grazia di salire su questo monte dove la Madonna ha voluto il suo santuario per vegliare su Genova. Che cosa vogliamo domandare alla Madre di Dio e nostra? Allarghiamo lo sguardo sulla nostra Città, sul Paese, sul mondo, e ci sentiamo come assaliti da mille voci che chiedono di pregare per loro: sofferenze, persecuzioni, paure, vecchi e giovani, famiglie e persone sole. Anche la tragedia del terremoto: tutti abbracciamo con la preghiera alla Santa Vergine, e durante il Congresso Eucaristico esprimeremo la nostra concreta solidarietà. Da ogni parte sale un grido di aiuto, e tutto diventa una grande domanda: ci sarà mai la giustizia sulla terra? Regnerà un giorno l’amore? Ha ancora futuro il mondo? I segni della morte non sono pochi, spesso hanno volti nuovi che seminano terrore e angoscia. Così come è vero che dalla destabilizzazione del pianeta qualcuno guadagna potere e denaro. Possiamo ancora sperare?
2. Cari Amici, ricordiamo: per affrontare il male, dobbiamo innanzitutto non abituarci al bene! E il bene nel mondo è infinitamente grande! Grande nei cuori, grande nelle famiglie, grande nella Chiesa, grande nei popoli: ancora una volta, le calamità hanno reso visibile la bontà di tanti. Ma noi sappiamo riconoscere il bene che è accanto a noi in casa, a scuola, nel lavoro, nella comunità? Abituarci al bene, non saperlo più riconoscere, non gioirne grati, è diventare freddi, duri, è morire nell’anima. E poiché l’istinto di vita è forte, andremo a mendicare un po’ di calore ai fuochi fatui del mondo: il denaro, il potere, il piacere, la fama, l’affermazione di noi stessi. E poi?
Se però spalanchiamo gli occhi dell’anima, scopriamo commossi che sono diffusi i segni di un mondo antico e pur sempre giovane: antico come il Vangelo di Gesù, e giovane come il Vangelo di Gesù! Dentro lo sfaldamento dell’istituto familiare, infatti, riluce la fedeltà di tanti uomini e di tante donne, la bellezza delle loro famiglie; dentro alla difficoltà della trasmissione della vita e della fede, brilla la realtà delle famiglie numerose, liete e capaci di educazione; dentro l’egoismo, la lussuria e la violenza di molti, risplende la testimonianza di tanti sacerdoti e consacrati fedeli, che nel silenzio ogni giorno donano la vita per Dio e per i fratelli; di tanti che ogni giorno si dedicano ai malati, ai poveri, agli esclusi, senza che nessuno parli di loro. Nel nostro Paese esiste ancora un popolo cristiano che chiede di pregare, chiede catechesi e comunità. Che desidera dei Pastori secondo il cuore di Cristo.
3. E poi, siamo ancora capaci di vedere il bene che è in noi? Dio è all’opera in modo discreto e fedele: Egli non s’arrende di fronte alle nostre lentezze, sordità, chiusure. Non ha paura dei nostri peccati: li ha presi sulle sue spalle e ne ha fatto la sua croce; li ha irrorati con il suo sangue e il legno secco è diventato albero di grazia; ha trasformato il luogo di morte in grembo di vita nuova. Sì, non possiamo mai disperare di noi, così come non possiamo disperare degli altri o del mondo. Gesù ha fiducia in noi, la sua mano non può ritirarsi dal suo sangue donato. Egli ci ha fatti suoi per sempre, è con noi fino al suo ritorno: con noi per lottare, per far crescere la nuova creazione. Segno di questa sua ostinata presenza d’amore è l’Eucaristia, il suo Corpo e il suo Sangue che ci rende costruttori del nuovo mondo. La liturgia, di cui il Mistero Eucaristico è il vertice, non sostituisce la vita, ma ci insegna a vivere, è il luogo dell’incontro reale con Lui, lo spazio dove la responsabilità di ognuno e la gioia della comunità si riconoscono e si fondono. Il Congresso Eucaristico – dal 15 al 18 settembre prossimo – sarà questo evento di grazia. Non un programma di iniziative, non delle cose da fare, ma un incontro con Gesù, il Risorto vivente tra noi.
Noi lo vogliamo vedere, e Lui si farà vedere! Poiché l’amore vuole vedere l’Amato, noi vogliamo vedere il Signore come la Maddalena davanti alla tomba vuota. E dopo il Congresso andremo incontro ai fratelli, in casa e ovunque, e come la Maddalena agli Apostoli diremo a tutti: ‘Ho visto il Signore!’ (Gv 20,18). Vieni anche tu con noi, vieni a incontrarLo, vieni a vederLo nell’esperienza del centuplo di una gioia più vera, di un piacere più grande, di una vita piena e bella. Sì, vieni anche tu!
 Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova
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