Intervento pronunciato alla Radura della Memoria nel quarto anniversario del crollo di Ponte Morandi
14-08-2022
Memoria, condivisione, futuro
Cari familiari e amici delle vittime,
Signor Ministro,
Autorità civili e militari,
Cari amici,
Il tempo che passa da un evento che tanto dolore ha provocato può attenuare l’interesse dei mezzi di comunicazione e può far passare altre notizie in primo piano, ma non può circoscrivere il dramma del 14 agosto di quattro anni fa in una pagina di un libro di storia.
Il tempo non potrà mai cancellare il dolore delle famiglie e degli amici di chi è rimasto vittima di un disastro così grande. Il tempo che passa non potrà far dimenticare i danni economici e sociali che hanno segnato la nostra città e il nostro territorio. È proprio il tempo che passa a spingerci con forza a chiedere di far memoria, secondo verità e giustizia, su quanto accaduto. Questa necessaria memoria ci impone di porre dinanzi a tutto i volti di chi è stato segnato dalla tragedia: i volti delle vittime, i volti di chi le ha amate e le ama, i volti di chi ha dovuto lasciare la propria abitazione e di chi è stato colpito nel proprio lavoro. Sono sicuramente questi i volti verso i quali si è rivolto e si rivolge lo sguardo di bontà di Dio e che stanno più a cuore alla comunità cristiana di Genova. Memoria significa poi insistere per lo svolgimento di procedimenti giudiziari efficaci e celeri, che accertino le responsabilità del disastro e che dispongano le misure previste dal nostro ordinamento giuridico. Memoria significa anche guardare con gratitudine a quanto è già stato compiuto per ricostruire non solo un’infrastruttura, ma anche un tessuto civile e umano.
Tale ricostruzione è stata possibile grazie alla concretezza di percorsi di condivisione e collaborazione. Tutti vediamo, con chiarezza sempre più evidente, come la condivisione e la collaborazione – ai diversi livelli associativi, rappresentativi e amministrativi – rappresentino condizioni necessarie per un effettivo sviluppo della nostra società. Camminare insieme configura una risposta reale all’egoismo e all’individualismo e uno strumento e un metodo per edificare un contesto solidale e concorde. Anche il tempo in cui ci viviamo, ferito dalla violenza di una guerra tanto vicina al nostro paese e da crescenti difficoltà economiche, manifesta l’importanza di camminare insieme, di collaborare e di condividere.
Dunque, l’esperienza ci indica la necessità di questi percorsi fecondi e ci induce con decisione a non abbandonarli, bensì a rafforzarli e migliorarli. Lo dobbiamo alle vittime di questa tragedia e di molte altre tragedie. È per questa strada che la memoria può farsi azione e può aprire un orizzonte di speranza e di fiducia nel futuro. Oggi siamo qui insieme anche per ricordarci reciprocamente che la vita, il lavoro e la solidarietà sono più forti della morte, della precarietà e dell’egoismo. Siamo qui per affermare con convinzione che l’unica strada da percorrere è quella della solidarietà e della giustizia. Siamo qui per testimoniare che Dio nel suo Figlio si è fatto prossimo a ognuno di noi, ha assunto le fibre più fragili della nostra umanità per stare dalla nostra parte, per essere la nostra forza più profonda. Siamo qui per pregare per chi è rimasto vittima di questa tragedia, per confortare chi soffre, per incoraggiarci nella custodia della memoria, nell’esercizio della collaborazione, nella speranza per il futuro.
Mons. Marco Tasca
Arcivescovo metropolita di Genova