“Meditare Dio e costruire la pace”

Omelia pronunciata martedì 1 gennaio 2019 nella Chiesa del Gesù per la solennità di Maria SS. Madre di Dio
07-01-2019
Arcidiocesi di Genova
Martedì 1.1.2019
Solennità di Maria SS. Madre di Dio
OMELIA
“Meditare Dio e costruire la pace”
 
Cari Fratelli e Sorelle
La liturgia del primo giorno dell’anno civile ci fa contemplare Maria Santissima, Madre di Dio. L’aver generato nella carne il Figlio dell’Altissimo ci assicura che Maria è anche madre dell’umanità L’essere anche noi, in Cristo, figli adottivi di Dio e quindi fratelli, ci rende partecipi della maternità universale di Maria. Quanto è consolante sapere questo: nessuno sarà mai solo al mondo, non solamente perché Dio ci è Padre, ma anche perché abbiamo una madre, la santa Vergine. Nella vita possiamo trovare rifugio in molti modi, ma l’esperienza insegna che il cuore di una mamma è il rifugio umanamente più confortante, che ridona fiducia e rigenera forza.
Venendo al vangelo, vorrei sottolineare tre passaggi.
 
 
1. I pastori vedono il Bambino nella grotta
I pastori non solo guardano, ma vedono la realtà più profonda, ciò che sta al di là di una corpo fragile, di una povertà estrema, di una piccolezza struggente. Vanno oltre perché il loro cuore desidera Dio, e i loro occhi sono addestrati a cogliere le cose più vere e importanti dell’umana esistenza. Essi non hanno cultura ma, grazie al loro duro lavoro, sono diventati saggi: quindi vedono l’invisibile!
Già questo ci provoca e ci fa interrogare sulla nostra capacità di vedere ciò che vale veramente e che può riempire l’anima; dobbiamo chiederci quanto ci abiti il desiderio di Dio, oppure quanto siamo distratti dalle vanità terrene, fermandoci così alla superficie dell’esistenza, dei nostri doveri, delle responsabilità che abbiamo. Possiamo diventare esperti di qualcosa che produciamo, ma non uomini che vivono!
 
 
2. I pastori riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro
Non dobbiamo pensare che per loro sia stato tutto facile, avranno anch’essi attraversato il dubbio, la domanda circa ciò che stava accadendo in quella notte densa di mistero. Hanno ascoltato, hanno visto…e hanno creduto. Per questo hanno bisogno di raccontare i fatti, i loro sentimenti, la loro anima, la loro fede. I pastori, quindi, da evangelizzati diventano evangelizzatori, cioè comunicano agli altri la buona notizia: i cieli si sono aperti, Dio è venuto sulla terra, Egli è con noi, la Luce splende nel buio del mondo e dei cuori.
Questo loro slancio non ci lascia indifferenti: ci interroga sul nostro ardore missionario, sul coraggio semplice e convinto di raccontare a tutti la nostra gioia di credenti e di redenti. Ciò che ci spinge a parlare non è la nostra coerenza al Vangelo: in questo caso diventeremmo noi la misura della predicazione e dell’annuncio! Deve spingerci invece la gioia che è Gesù per noi, il saperci salvati per grazia, il vivere di una speranza che non delude, l’ avere intravisto la luce perché la Luce ci è venuta incontro e si è donata. Cari Amici, qual è la temperatura della nostra fede? Il termometro è il desiderio che tutti possano incontrare Gesù Cristo.
 
3. Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore
E’ il terzo passaggio del brano evangelico. Da Gesù a Maria. Lei, la Grande Madre, tutto custodisce e medita. Non si defila dall’evento, non si ritira nell’intimità personale, meditando sta dentro al mistero che l’avvolge e la prepara affinché Lei, Madre dell’Infinito, diventi un giorno anche madre di ciò che l’Infinito ha creato di più bello e grande, l’umanità. Quella maternità – che si svelerà sotto la croce del Figlio – deve essere preparata: ecco il suo cuore che raccoglie ogni gesto, ogni parola, ogni sfumatura, perché nulla vada perduto del mistero. E medita. Questo atteggiamento ispira Maria – prima Discepola di Cristo – ovunque si trovi: Betlemme, Nazaret, le strade della Palestina, Gerusalemme, il Calvario, il giardino del sepolcro, e finalmente il cenacolo dove – come nuova Betlemme – con gli Apostoli attorno a Lei, scenderà lo Spirito e apparirà la Chiesa.
Come non specchiarci in Maria, Madre di Dio e nostra? Come non chiederci se anche noi raccogliamo ogni frammento della grazia che sovrabbonda da Dio verso di noi? O quanto invece siamo distratti, sciuponi e ingrati, presi dalle nostre cose, dai nostri obiettivi e programmi, tanto che le cose di Dio vengono sempre dopo, in modo frettoloso?
Che il nuovo anno ci doni la gioia del raccoglimento come e con Maria: non usciremo dal mondo, al contrario diventeremo capaci di starci meglio con l’orizzonte di Cristo, con una passione più vera e trasparente, per servire gli uomini nella gratuità dei pensieri, dei sentimenti, delle opere. La luce allora sarà più limpida, l’aria più leggera, la gioia più grande, e noi saremo piccoli operai di pace.
 
 
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
 
 
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