Omelia pronunciata nella Basilica dell'Immacolata nella S. Messa per la solennità dell'8 dicembre
08-12-2017
Arcidiocesi di Genova
Solennità di Maria Immacolata, 8.12.2017
OMELIA
“Maria specchio di verità”
Cari fratelli e Sorelle nel Signore
1. Una schizofrenia imposta
L’Immacolata Concezione ci accompagna verso il Natale: chi – meglio della Madre può prepararci al compleanno del Figlio di Dio? Chi meglio può ridestare la capacità di commuoverci davanti al mistero che ci circonda e che si fa carne nell ‘umiltà di Betlemme?
Se non stiamo attenti, tra noi e il Natale può ergersi insensibilmente un muro di indifferenza: muro invisibile ma resistente. Come può nascere questa cortina? Essa sorge quando cresce l’io e diminuisce Dio. Il luogo di questo mortale squilibrio è la coscienza personale, ma questa è non poco influenzata dalla coscienza collettiva, cioè da un modo di pensare diffuso che vuol farci vivere come se Dio non ci fosse. Non nega frontalmente la sua esistenza – sarebbe rischioso e potrebbe suscitare reazioni – piuttosto semina un ragionare che prescinde dalla fede, insinuando che la religione riguarda la vita privata non lo spazio pubblico, creando così schizofrenia interiore, confusione e senso di minorità. In tale orizzonte menzognero, lo spazio dell’io individuale cresce a dismisura, diventa il criterio della verità e la norma del bene.
2. Possiamo fare a meno della verità?
Oggi la verità non è molto di moda: spesso viene intesa come nemica dell’ amore. Ma cos’è la verità? Che cosa significa? Dove la troviamo? La domanda non è astratta: infatti, dove la verità non ha il posto d’onore, non possono crescere neppure la libertà, l’amore, la giustizia. La storia lo attesta, e così la nostra esperienza. Una giustizia basata sulla menzogna è giustizia? l’amore può reggersi sulla bugia? e possiamo essere veramente liberi? Sembra che la verità sia una questione oziosa: ciò che conta – così si pensa – è ciò che si fa, è l’intenzione per cui si fa qualcosa. Sembra che l’ortodossia – il giusto pensare – sia una categoria vecchia, superata dall’ortoprassi, cioè dal giusto agire. Ma come facciamo a comprendere che un modo di agire è giusto se non sappiamo ciò che è giusto? E’ forse giusto l’agire che risulta utile? Ma allora l’utilità deve soppiantare la verità? L’utilità giustifica tutto?
3. Il criterio dell’utile
Qualcuno sostiene che il bene non esiste e se esiste non lo possiamo conoscere perché i nostri occhi sono troppo deboli: allora dobbiamo accontentarci di scegliere ciò che non è del tutto cattivo! Ma in nome di questo criterio, nel mondo succede che si uccidano creature umane indifese e non ancora nate, che si ricorra all’eutanasia pietosa, che si facciano esperimenti sulle persone, che si ricorra al suicidio assistito, che si affitti il proprio corpo a chi è ricco … Spesso s’invoca un male minore oggi, al fine di un supposto bene maggiore domani. Ma gli esseri umani non sono di domani, sono “ora”!
E noi? Forse anche noi usiamo l’utile come ultimo criterio dell’agire, e accettiamo una società che ragiona e si costruisce su questa base?
4. Che cos’è la verità?
Dobbiamo tornare alla domanda iniziale: Maria ha vissuto nella luce immacolata della verità, e questa verità l’ha accolta nel suo grembo verginale. Il Magnificat non è una poesia dagli accenti commoventi, ma è il dramma della storia di un popolo, delle sue traversie, è vicenda di carne e sangue, fedeltà e tradimenti, verità e menzogne … , ma è attraversata dalla fedeltà sovrana di Dio.
Cos ‘è la verità e dove la troviamo?
Cari Amici, nel tempo di unomelia è possibile una piccola risposta, quasi un’indicazione di sentiero. Sembrerà semplice, forse troppo semplice, ma – a pensarci – è concreta e feconda: è la verità semplice, umile e paziente della vita quotidiana. Non si tratta qui delle grandi verità su Dio, sull’uomo e sul mondo, bensì della piccola verità della vita di ogni giorno: in casa, al lavoro, tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra amici, nella comunità cristiana …
E’ questa una scuola fondamentale di verità! Infatti, chi è disposto a calpestare con leggerezza le piccole verità quotidiane non può conoscere neppure le verità grandi, e tanto meno può esserne garante. Che cosa vuol dire calpestare le piccole verità feriali? Vuol dire negarle con disinvoltura fino a non farci più caso, fino a fare della bugia una forma mentis, uno stile, sostituendo la verità con l’interesse, il guadagno, con ciò che è utile e conviene. Questo modo di fare diventa un’abitudine e acceca la ragione: diventiamo incapaci di riconoscere la verità e perdiamo il gusto di essa. Può apparire un modo di fare innocuo, perfino innocente, ma così facendo chi può ancora fidarsi veramente degli altri? Dove non c’è verità viene a mancare la base del vivere insieme.
5. Il prezzo della verità
E’ vero! La verità a volte è scomoda e il cristianesimo non è una glassa che avvolge la vita: è il sale della nostra esistenza e del mondo, è una spada: “Non sono venuto a portare pace sulla terra ma la spada” (Mt 10,34). Perché dimentichiamo queste e altre parole di Gesù? Perché le tacitiamo come se fossero inopportune o addirittura disdicevoli? In forza di queste parole moltitudini soffrono persecuzione, violenza e morte. Non hanno paura di essere divisivi – come oggi si dice -, vogliono solo essere fedeli alla verità della fede e al semplice buon senso, sapendo che è questo il modo di stare al mondo da cristiani, e che è questo il modo di amare veramente gli altri. Una concordia basata sulla mancanza di verità è falsa, non esiste.
6. L’amore e la verità
L’amore è il sigillo e la dimostrazione della verità di ciò che crediamo; e la verità è la fonte dell’amore che dobbiamo avere per tutti. Ma ricordiamo: la verità è sempre accompagnata dalla sofferenza! Della bugia, infatti, fa parte l’odio e dall’odio nasce la violenza; della verità invece fa parte l’amore, e questo chiede sempre la disponibilità a soffrire. Non è un caso che il cristianesimo sia cominciato non con un ribelle, ma con un martire, Gesù.
Chiediamo alla Vergine Immacolata, in questo anno nel quale celebriamo i 900 anni della consacrazione della nostra cattedrale, un amore più grande della verità: quella piccola di tutti giorni, e quella grande della fede. Crescerà anche l’amore in famiglia, nella società e nella Chiesa. Crescerà la capacità di partecipare al vivere comune perché avremo qualcosa di vero da dire, e avremo il coraggio di dirlo. Crescerà il nostro amore alla Chiesa universale e alla nostra Diocesi.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova