L’ora della preghiera, della solidarietà, della giustizia

Omelia pronunciata nella S. Messa per i colpiti dall'alluvione
12-10-2014
Arcidiocesi di Genova
Domenica 12 ottobre 2014
Santa Messa per i colpiti dall’alluvione
 
OMELIA
‘L’ora della preghiera, della solidarietà, della giustizia’
Cari Fratelli,
Siamo qui a pregare per le vittime dell’alluvione che ancora una volta – a distanza di soli tre anni – ha ferito gravemente Genova. Preghiamo per colui che ha perso la vita e per i molti – anch’essi vittime – che sono stati nuovamente devastati nel lavoro e nella serenità.
E’ l’ora della solidarietà di tantissimi volontari, specialmente giovani: la loro generosità conforta e ravviva la speranza. Ed è l’ora della preghiera, più insistente della pioggia, perché il Signore dono consolazione e coraggio a tutti: per questo siamo qui. Ma è anche l’ora della giustizia tra le istituzioni e i cittadini. Nessuno deve sentirsi abbandonato dai responsabili del bene comune, nessuno deve sentirsi dimenticato, nessuno deve vedere lo Stato distratto e lento, rifugiarsi dietro al rimando delle responsabilità, o dietro a una inaccettabile macchinosità burocratica che, per assicurare legalità e trasparenza, lascia affondare nel fango chi ha perso tutto. Visitando i quartieri colpiti, ho raccolto dolore e incertezza, ma anche risentimento: quanti sono stati colpiti, è giusto e doveroso che possano contare su aiuti adeguati e tempestivi, senza procedure lente, complicate e inutili in situazioni eccezionali come questa.
Genova ancora una volta è percossa, ma non deve piegarsi e non si piegherà: ho visto occhi pieni di lacrime, voci che chiedevano attenzione a voce alta, silenzi pesanti, ma ovunque ho visto sguardi decisi a non mollare, a ricostruire per amore di sé e dei propri cari. E’ nelle sventure – qualunque siano le cause – che si misura il grado di civiltà di un popolo, la capacità di chi governa, la maturità di tutti coloro che hanno il dovere di vigilare tempestivamente e di provvedere perché i singoli si riprendano e perché le calamità non si ripetano come succede da noi. Ormai è noto a tutti che, più che di risorse, è in gioco la buona organizzazione, la capacità di fare squadra, la priorità delle persone non degli interessi: la gente vuole essere solo serena pensando al domani. Ne ha il diritto.
Cari amici, in voi vedo tutta la Diocesi, che anche nelle zone più interne è stata colpita e segnata dall’angoscia. Attraverso di voi intendo rivolgere la mia parola a tutti: vi sono vicino con l’amore e la preghiera di Padre e Pastore. E con affetto vi dico: non arrendiamoci! Guardiamo in alto al Signore Gesù che – come ci ricorda il Vangelo – ci invita a stare con Lui, a vivere con Lui gioie e dolori, paure e speranze. Ci invita a stare uniti, a camminare insieme, a sostenerci l’un l’altro, ognuno come può con umiltà e bontà perché Dio ci ama.
Vi porto la vicinanza del Santo Padre Francesco, che mi ha telefonato per informarsi di voi, di tutti noi. Ci ha assicurato la sua preghiera e la sua benedizione. A lui il nostro grazie di figli e per lui il nostro ricordo in questa Eucaristia.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova
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