Omelia tenuta durante la S. Messa della Presentazione di Gesù al Tempio per la Giornata della Vita Consacrata
03-02-2015
Arcidiocesi di Genova
Presentazione di Gesù al Tempio, 2.2.2015
OMELIA
“Le piccole luci attendono la grande Luce”
Cari Fratelli e Sorelle della vita consacrata
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Il mistero della presentazione di Gesù al tempio illumina la vita di ogni battezzato ma, quest’anno, illumina in modo speciale la vita dei consacrati. Abbiamo iniziato solennemente ai piedi della Madonna nel giorno dell’Immacolata, e conserviamo nel cuore l’eco di quella celebrazione, l’eco della moltitudine di Congregazioni, Ordini, Comunità, presenti nella nostra Diocesi. Sono un segno della benevolenza di Dio. E in quella circostanza, ci siamo chiesti – vista la ricchezza di carsismi e consacrati – perché Genova non brucia di amore a Cristo.
l. Ognuno, personalmente o insieme, ci ha ragionato, e forse avrà pensato a qualche risposta: è certo, però, che il Signore mette alla prova la nostra fede così come ha fatto con i discepoli della prima ora: sì, la mette alla prova perché vuole che – come Pietro che cammina sulle acque di Tiberiade – Gli tendiamo la mano e, con umiltà, ne invochiamo il sostegno. Ci educa attraverso la via stretta perché nessuno si attribuisca capacità e meriti, e perché con maggiore convinzione ci ripetiamo: “Senza di Lui non possiamo far nulla”! Oh, quanto è densa di significato quella parola: “nulla”! Di quanto conforto è portatrice! Potremmo paragonarla – quella breve e drammatica parola – all’ olio che il samaritano versa sulle ferite brucianti del malcapitato sulla via di Gerico.
Addirittura possiamo considerarla una parola corroborante e gioiosa. Detta da Gesù, infatti, non suona come un macigno che pesa e umilia, ma – mettendo a nudo i nostri limiti e peccati – giunge a noi con le ali di una buona notizia, di un messaggero di speranza: quel “nulla”, infatti, dice non solo la nostra povertà, ma ci assicura che la nostra forza è Cristo. Non le opere, i numeri, le capacità, le risorse, le conoscenze… sono la nostra sicurezza, ma solo Gesù, il suo affidabile amore.
A noi il compito di contrastare quel “senza” – senza di Lui – che ci insidia come l’unica vera minaccia; a noi la responsabilità di lottare, di combattere contro quel “senza”, perché da avvertimento amorevole non diventi una realtà mortale. Lottiamo noi contro quel “senza di me”?
Detto in altro modo: siamo noi incendiati dal desiderio della presenza di Dio, della sua compagnia?
Gli facciamo spazio nella preghiera, nell’ Eucaristia, nella vita fraterna, nell’impegnativa bellezza dei voti, nell’apostolato, nei poveri, nello zelo per le anime? Ognuna di queste voci è, al contempo, un richiamo alla insufficienza nostra e alla potenza sua, alla forza della grazia.
2. Le piccole luci che abbiamo stretto nelle mani sono simbolo della piccola luce che noi siamo, e – nel contempo – rimanda alla grande luce che è Cristo risorto. Gesù è presentato al tempio come offerta gradita a Dio, come iniziale oblazione alla volontà del Padre: e per questo si accende la luce nelle tenebre. Sulla croce, poi, Gesù compirà la sua immolazione, e la luce brillerà nel mondo. L’antico tempio di Gerusalemme sarà sostituito dalla croce diventata una con il corpo dell’Agnello innocente. Le nostre fiammelle di oggi sono anche come una nostra invocazione, un’attesa di essere unificate e salvate dalla luce pasquale. Portiamole nelle nostre case con questo spirito.
3. Cari Amici, rinnovo la gratitudine mia e della Diocesi per la vostra presenza. Voi, confratelli sacerdoti e religiosi, continuate con generosità e fiducia le vostre opere, ma in modo particolare vi prego: aiutateci a riconciliarci con Dio! Il ministero della confessione è preziosissimo, è ministero di riconciliazione e di consolazione: tutti si sentano impegnati in questo ministero perché sia continuo, certo, discreto.A voi, sorelle della vita consacrata, il mio affettuoso invito a non temere, a non scoraggiarvi mai, a scorgere sempre il volto di Gesù nei molti volti che incontrate. Vi incoraggio a continuare ad essere segno della tenerezza di Dio, una carezza della maternità di Maria. Il mondo ha tanto bisogno di tenerezza, e voi avete – in quanto donne e consacrate – questo fondamentale carisma. Come scrivo nella Lettera dopo la Visita Pastorale, ho sempre visto che là dove vi è una religiosa, il clima in parrocchia cambia, e tutto sembra più soffice e possibile.
Alla Madonna, Grande Madre di Dio e Regina di Genova, affidiamo noi stessi, la vita consacrata: su tutti voi invochiamo l’olio della consolazione e il vino della speranza.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova