L’anima immortale

Omelia pronunciata nel cimitero monumentale di Staglieno nella S. Messa per la Commemorazione dei fedeli defunti
02-11-2016
ARCIDIOCESI DI GENOVA
2 novembre 2016
Commemorazione dei fedeli defunti
Omelia al Cimitero di Staglieno
 
“L’anima immortale”
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore!
I defunti, ci parlano della serietà della morte e della preziosità della vita. Oggi, la morte è spesso fatta spettacolo, oppure esorcizzata con pratiche illusorie. Ma essa è parte della vita, e come tale dobbiamo guardarla senza nasconderci dietro alle apparenze di apparente giovinezza e di artificiale efficienza. L’uomo è desiderio di vita – ben lo sappiamo – mentre la morte si avvicina inesorabile. In questo grande Cimitero – dormitorio dei defunti, i grandi dormienti sono in attesa della risurrezione finale, e noi vogliamo farci ascoltatori attenti.
1. Innanzitutto l’uomo non è solo il suo corpo, ma è innanzitutto il suo spirito. Non è solo un grumo di carne, ma una scintilla di eternità, uno spirito immortale. E’ questo un dato della fede, ma è anche un’esperienza: l’esperienza che ognuno è un mistero che merita rispetto e venerazione perché porta in sé qualcosa che è più grande di lui, di tutto ciò che fa e che dice. Questo qualcosa si chiama anima. Nessuno può essere usato per trarne vantaggi, né sul piano psicologico, né affettivo o la civiltà arretra, tutti stiamo più male. Nell’esperienza vera dell’amore e dell’amicizia, comprendiamo, vorrei dire tocchiamo con mano, che le persone care sono ben più grandi di ciò che appaiono, sono una ricchezza che non si esaurisce mai, un mondo di bellezza interiore, di ideali spirituali, che non può morire, svanire nel nulla. Merita di rimanere sempre. E’ soprattutto questo il sentimento, l’intima convinzione che ci spinge a venire alle tombe dei nostri cari. Dalle loro tombe sentiamo giungere questo messaggio: ogni uomo ha l’anima e questa è immortale, vive oltre la morte fisica, vive nel grembo eterno di Dio, grembo che è il nostro destino.
2. Se un uomo vive senz’anima, senza la prospettiva dell’eternità, allora tutto si ripiega nell’angusto orizzonte della vita terrena, il presente diventa tutto per lui fino a diventare lui stesso. Ogni giorno del calendario è percepito come una diminuzione di sé, come un attentato alla vita, una possibilità in meno di soddisfazione e di godimento nell’esistenza.
Cari amici, il tempo presente – come è successo in altre epoche della storia – vuole farci dimenticare l’anima, come se questa fosse una favola consolatoria per gente che è debole di fronte alla dura realtà della vita. Ma così non è: è la fede che ci dice questo, ma è anche l’esperienza universale. Sapere che l’uomo non è un po’ di terra condannata a disfarsi per sempre, ma è una scintilla dello spirito destinata all’eternità, cambia radicalmente la vita. Tutto si legge e si giudica diversamente, diventa relativo non al nostro piacere immediato, ma alla vita eterna alla quale siamo chiamati, e alla quale ci prepariamo con la preghiera e le opere buone.
Anche i rapporti cambiano: diventano più veri e semplici, più generosi e gratuiti. La concezione stessa della società muta: non è il luogo dove solo arginare gli istinti perché il mondo sia visibile, ma – ben di più – perché sia il luogo dove ognuno si possa sentire a casa. Preghiamo per le anime dei defunti, specialmente per quelle dimenticate, per le quali nessuno prega. Esse pregano per noi, perché ci prendiamo più cura delle nostre anime.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
condividi su