23 gennaio 2013
Il nostro fratello Riccardo Garrone, Cavaliere del lavoro, ha lasciato questo mondo: come in un appello, Dio ha pronunciato il suo nome e lui ha risposto. La nostra fede ci dice che con la morte non finisce la vita, ma si compie. Tutto ciò che di buono, di onesto e generoso ognuno ha fatto nel tempo, viene raccolto dalle mani del Signore e portato nell’eternità. Sì, nulla di ciò che è bene va perduto: in ogni frammento della vita terrena, infatti, è presente il Cielo, e come in un umile anticipo si nasconde l’infinito. Per questo gli anni che ci sono dati sono preziosi, e nulla deve andare sciupato.
Questa visione concreta ed essenziale era nota al Dott. Garrone: l’aveva respirata in famiglia, ascoltata dal Cardinale Giuseppe Siri, rispondeva al temperamento genovese che ama andare al sodo delle cose, siano esse la casa, il lavoro, la fede. Pensava e decideva! Capire le situazioni e intervenire con efficacia per risolvere e migliorare, era un tratto costante, una tensione dove intelletto, cuore e dedizione venivano profuse a beneficio di molti: avrebbe voluto di tutti, a partire dalla sua Genova che amava, per cui a volte soffriva. E che ha sempre servito da imprenditore e in molti altri modi, non ultimo la passione per contribuire alla formazione culturale e sportiva di ragazzi e giovani. Alla sua amatissima famiglia va la mia personale vicinanza, quella dei Cappellani del lavoro. Vorremmo che tutti sentissero l’affettuoso abbraccio della Città che oggi qui si stringe grata e composta.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato getta una luce sul mistero della vita e della morte. Oltre la porta del tempo vi è l’incontro con la luce di Dio, e in quella luce ognuno vedrà se stesso in verità, responsabile del bene e del male compiuti. In quella luce d’amore, Gesù ci indica la via della vita, cioè la carità sincera e operosa, umile e semplice: “Avevo fame, avevo sete, ero nudo, straniero, malato…”. Le parole del Signore scandiscono le vicende difficili dell’umana esistenza, dove nessuno mai dovrebbe trovarsi solo, ma ciascuno trovare uno sguardo attento, una parola che incoraggia, una mano che sostiene e ridona speranza. In ognuna di quelle situazioni – come sotto un mantello – è nascosto il Signore in attesa del nostro cuore. Nelle sofferenze dei fratelli desidera incontrarci, e attraverso la loro povertà vuole arricchirci e allargare le nostre anime, spalancare i cuori, dare ali ai nostri pensieri. E’ questa – quella della carità fraterna – la via della luce che porta alla gioia profonda che nessuna contrarietà può turbare, e che conduce alla vita vera. Il Dio della vita ci attende su questa strada. La Madonna della Guardia ci guardi, e ci accompagni su questo sentiero che va dalla terra al cielo.