La sorgente dei legami

Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa in Coena Domini
02-04-2015
Arcidiocesi di Genova
Giovedì Santo, 2.4.2015 Santa Messa in Cena Domini
OMELIA
‘La sorgente dei legami’
Cari Fratelli e Sorelle
Oggi facciamo memoria del mistero eucaristico e del sacerdozio: senza sacerdote non c’è Eucaristia e senza Eucaristia non esiste la Chiesa. Il Signore Gesù ha voluto così. Noi, ministri di Dio, siamo vasi di creta, poveri uomini, peccatori come tutti, caricati di una responsabilità e di una dignità ben più grandi di noi, ma questo non ci esime dal rimanere al nostro posto, e cercare di fare del nostro meglio.
1. Cari Amici, amiamo i nostri Sacerdoti? Li aiutiamo come meglio possiamo? Preghiamo per loro? Diamo il sostegno della nostra parola, specialmente quando il loro servizio pastorale non è compreso, a volte è osteggiato da polemiche o da calunnie? Spesso, errori e limiti reali sono pretesto di radicale discredito senza remissione. Ma non devono farci dimenticare lo stuolo grande di Pastori che stanno al loro posto con coerenza e generosità. La comunità cristiana ha bisogno del Pastore, ma anche il Pastore ha bisogno di voi, condivide gioie e dolori: la vostra preghiera, una parola, un gesto, una collaborazione sincera, sono spesso come l’olio sulle ferite della vita. Il Sacerdote – dicevo questa mattina al nostro Clero – non è mai solo, perché la compagnia di Gesù lo chiama ogni momento al sapore dell’intimità; ma non è insensibile alla presenza discreta e buona degli altri. Egli non è mai solo, perché abita gli incroci dei cuori, è il confidente delle anime: i bambini nel loro fiorire con gli occhi della sorpresa e dell’incanto; i giovani nelle loro inquietudini, nelle attese impazienti e inesperte; gli adulti nella pienezza delle loro responsabilità di famiglia e di lavoro; gli anziani e i malati nella saggezza distillata degli anni. Ovunque e con chiunque, il Pastore è punto di riferimento disponibile. Anche chi dice di non credere, o di credere diversamente, guarda a lui con interesse o curiosità, forse con una segreta aspettativa: il semplice vederlo suscita qualcosa nell’anima, ricorda un mondo diverso. La sua semplice presenza è già un messaggio.
Ma i sacerdoti non spuntano all’improvviso, sono giovani che provengono dal grembo delle loro famiglie, con storie comuni, a volte anche dolorose. In età diverse, hanno sentito un desiderio – inizialmente forse impercettibile – qualcosa che misteriosamente li attraeva verso l’ideale del prete, verso questa figura la cui missione è rinunciare ad una sua famiglia per dedicarsi totalmente alle anime; è essere ambasciatore di Dio, sentinella della luce. Egli è un uomo che il Signore sceglie, trasforma e invia in un mondo malato perché non dimentichi Dio: dimenticarLo, infatti, significa spegnere il sole.
2. Oh, quale grande dono è il sacerdote! Egli è l’uomo dell’Eucaristia e l’uomo dei legami che scaldano il cuore e liberano la libertà. Viviamo una cultura che ha paura dei legami perché li considera contrari all’autonomia individuale: legami con le regole, con la morale, con la famiglia, con la natura, perfino con il proprio corpo, con Dio. Non si vuole essere legati a niente e a nessuno per inseguire il mito della libertà incondizionata, così come ha fatto il figlio giovane della parabola: si allontana dalla famiglia e si libera dal padre, dal fratello, dalla casa. E dove si trova? A pascolare i porci e ad desiderare le ghiande. Si trova libero e solo, ma infelice! Non è forse la situazione del mondo contemporaneo? L’Eucaristia, invece, scioglie le distanze e riannoda i rapporti: L’Eucaristia è Cristo stesso nel sacramento del pane e del vino; è farmaco per le nostre infermità; è fuoco per il nostro freddo; è luce nelle tenebre; è ponte fra la terra e il cielo; è anticipo dell’infinito; è eternità nel tempo; è focolare sempre aperto; è la casa nei nostri deserti; il ristoro dalle fatiche; sorgente inesauribile di fiducia nelle delusioni; è la fedeltà dell’amore nei nostri tradimenti; è speranza del mondo che verrà; è il misterioso anticipo dell’abbraccio di Dio! Senza l’Eucaristia il mondo si spegne e l’umanità svanisce, poiché è il legame che genera la vita e nutre il cuore. Nella luce di Cristo-Eucaristia, ogni legame umano si rigenera, si purifica, si riannoda, si fortifica dentro e fuori di noi: con noi stessi, in famiglia, sul lavoro, con i poveri, nella comunità, con la vita. Amiamo noi l’Eucaristia? Facciamo qualunque sacrificio pur di partecipare al sacramento dell’Amore? Adoriamo il Mistero della fedeltà di Dio agli uomini? Adorare è restare non fare. E restare è il primo volto dell’amore che dimora nell’Altro. Che il Signore Gesù ci doni di restare in adorazione umilmente, per poter riannodare ogni altro vincolo di fraternità e di servizio.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova
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