“La sapienza di Dio”

Omelia pronunciata nella Chiesa del Monastero delle Clarisse Cappuccine per la solennità di Santa Chiara
11-08-2021

Arcidiocesi di Genova

11 Agosto 2021

 

Monastero delle Clarisse Cappuccine

Festa di Santa Chiara

OMELIA

“La sapienza di Dio”

 

Care Sorelle Clarisse Cappuccine

La vostra comunità gioisce per la festa di Santa Chiara, figura che richiama quella di San Francesco d’Assisi, e che da secoli ispira la misura alta della fede. La sua vita è un commento alla Parola di Verità che ci prepara alla divina Eucaristia.

La ricchezza liturgica è oggi in modo speciale per voi, care Claustrali, ma non solo per voi! È anche per noi tutti, per la Chiesa intera, perché tutti abbiamo bisogno di vedere e di toccare che il Vangelo non è solo bello ma anche possibile, e che la santità ci è donata con il Battesimo.

  1. I sapienti del mondo

Il Vangelo ascoltato è noto, e per questo ci può sfuggire la sua insondabile ricchezza. Gesù eleva lo sguardo al Cielo e benedice il Padre innanzitutto per ciò che non fa: infatti non rivela certe cose ai sapienti e agli intelligenti. Nella logica di Dio-Amore, Dio non vuole nascondersi all’ uomo, ma è l’uomo che è chiuso alla luce, perché i suoi occhi sono impediti da se stesso.

L’amore divino non si impone ma si offre, non arretra ma attende, bussa alla porta dell’anima non la sfonda. Per questo, chi si ritiene autosufficiente e confida sulle sue forze, non è precluso da Dio, ma si preclude a Dio e ai suoi misteri. Tutti siamo esposti, in qualunque stato di vita, a questo rischio che è insito nella condizione umana.

  1. I piccoli di Dio

In un moto interiore, Cristo ringrazia il Padre: Gesù vive in stato di ringraziamento poiché vive in unità d’amore con il Padre. Nell’ anima che vive veramente unita a Dio, vibra il cantico della lode anche quando incontra la croce: la letizia è come il costante gorgoglio del ruscello, come il ronzio delle api operose, come il cantus firmus di ogni melodia. All’interno di questo humus interiore, sgorga il ringraziamento di Gesù per l’opera del Padre nei piccoli del Vangelo, nei semplici ai quali Dio rivela i suoi segreti e dona la sapienza celeste.

Ma chi sono i piccoli? Sono coloro che non contano agli occhi del mondo, che sono disprezzati perché senza potere, coloro che però Dio sceglie affinché nessuno possa gloriarsi davanti all’Altissimo. I piccoli sono coloro che non solamente sono irrilevanti per la logica mondana, ma anche ne sono consapevoli e contenti. Essi sanno anche che il Dio tre volte santo non ha bisogno del nostro riconoscimento, piuttosto siamo noi che abbiamo bisogno di riconoscerlo, di piegare la fronte e il ginocchio, coscienti che è questa la nostra vera grandezza. Nella misura, infatti, in cui lasciamo che l’Onnipotenza abbraccia la nostra piccolezza, siamo elevati, viviamo nella verità, siamo liberi e felici.

  1. La sapienza

Ma cos’è la sapienza, parola che affascina e che tutti desideriamo? Il contrario della sapienza è l’insipienza, il non rendersi conto della realtà, non solo il non capirla, spesso neppure vederla. Ma non vedere la realtà significa non renderci conto del miracolo della vita, del tempo che non ritorna, non riusciamo a comprendere neppure noi stessi.

La prima forma di sapienza umana è dunque guardare negli occhi la realtà com’è, non come vorremmo che fosse, senza volerla piegare – come oggi si fa – ai nostri impulsi, illusioni, pretese.

Arrenderci alla realtà è stare nella verità, e nella verità troviamo – insieme alle luci – anche le fatiche, quelle personali come quelle della storia, della comunità cristiana come dello stato di vita. Riconoscere e accogliere la realtà è dunque una prima forma di sapienza, di quel comune buon senso che oggi non sembra più molto comune.

  1. Le cose di Dio

La sapienza umana è desiderio di tutti, ma Gesù parla di una sapienza che va oltre. Quali sono le cose che Dio tiene nascoste ai sapienti della terra, ma rivela ai piccoli che vivono con Lui e di Lui? San Paolo è chiaro: “Cristo Gesù è diventato per noi sapienza” di Dio.

È di questa sapienza che Santa Chiara parla scrivendo a Sant’ Agnese di Praga: “Ti vedo sostenuta da una prerogativa meravigliosa di sapienza  che proviene da Dio stesso” (Terza Lettera).

Se il sapiente è colui che vive nella verità del reale – se stesso, gli altri, il mondo, il cosmo – benedice ogni momento il Creatore per il bene, e lotta duramente con la menzogna e il male, è – nello stesso tempo – colui che ha un orizzonte totalizzante nel quale valutare ogni particolare dell’ esistenza, è capace di dare il giusto peso a ciò che accade, non assolutizza nulla sapendo che il suo cuore desidera il Tutto di amore, di vita, e che solo Dio basta. Insipiente è lasciarsi catturare dalle singole cose come se ognuna fosse il tutto della vita.

Cristo è il tutto, è l’orizzonte ultimo e definitivo, dove ognuno trova se stesso nella sua verità e nel suo valore. Questo “tutto” di Dio si è fatto visibile e si è donato all’umanità.

Gesù stesso spiega la Sapienza divina che ha preso volto in Lui: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno consoce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Conoscere il Padre è dunque la sapienza di Dio, e Gesù è la conoscenza del Padre: vivere con Lui e di Lui è entrare nel mistero nel quale il creato si illumina e trova la sua verità. Significa così diventare sapienti!

In questa visione, Santa Chiara può scrivere a Sant’Agnese: “Ti stimo collaboratrice di Dio stesso e sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo ineffabile Corpo”, la Chiesa (id).

Care Sorelle, cari Amici, chiedere a Dio il dono della sapienza vuol dire stare con Gesù, davanti a Lui nell’Eucaristia, nella sua Parola, nel cuore a cuore della preghiera personale, nella fraternità operosa della comunità, nella continua invocazione del ritorno glorioso del Signore. Voi avete la missione di vedere il miracolo dell’universo, di questo drammatico e straordinario mondo. Dovete vedere la luce di Gesù presente nella storia. Dovete vedere la luce per voi e per l’umanità distratta, che non vede la luminosità di Dio, ma che, nel segreto, la desidera e l’attende Siate sempre lo sguardo e il cuore dell’umanità.

                                                        Angelo Card. Bagnasco

Arcivescovo emerito di Genova

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