«”Là lo vedrete”. Gli occhi della fede»

Omelia pronunciata a Rho nella S. Messa per il Giubileo per i 500 anni della Madonna della lacrimazione
22-04-2022

Santuario di Rho, Milano, 22. 4. 2022

Giubileo per i 500 anni della Madonna della lacrimazione

 

OMELIA

“Là lo vedrete”

Gli occhi della fede

 

Cari Confratelli nel Sacerdozio

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

Sono lieto di vivere con voi la preparazione alla solennità della Madonna Addolorata, la cui venerata effigie ha lacrimato 500 anni or sono. L’Anno Giubilare è occasione di grazia per rinnovare la fede, la fiducia, lo sguardo verso il cielo. A tutti voi, cari Oblati Missionari, il mio saluto affettuoso e grato.

 

  1. “Gesù è il Signore”

La questione più seria e urgente del nostro tempo è la fede, e questo vale per tutti i battezzati. A volte, di fronte a problemi antichi e nuovi, a sfide anche gravi che gettano ombre indiscriminate, si pensa di rivedere le strutture e le organizzazioni della vita cristiana, oppure si vuole aggiornare la fede. Ma la fede non è da reinventare, sono i cuori da rinnovare. Mente e cuore sono il centro di sintesi e di propulsione della persona, il distillato del desiderio verso un oltre;  testimonia che l’uomo è piccolo, fragile, limitato, ma è fatto per l’infinito, cioè per Dio. Non dobbiamo soffocare questa tensione dell’anima: essa prende la forma di una sottile inquietudine, di una segreta nostalgia verso l’Eterno. Questo anelito spirituale è l’orma del Creatore, un perenne richiamo a Lui che è Meta e Destino.

Troviamo qui un primo, provvidenziale messaggio per    tutti, per noi Pastori, per il mondo. A sua modo traduce le parole dell’apostolo Paolo: “ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù è il Signore”.

La cultura diffusa cerca di farci cambiare il modo di pensare con la scusa di essere moderni, mentre invece dobbiamo essere attuali: vuole addormentare la coscienza critica; spinge a  farci vivere perennemente distratti, assorbiti dall’immediato, chiusi nei nostri desideri, alla ricerca di appagamenti facili in un crescendo di bisogni artificiali, meglio dire imposti da chi ha interesse di profitto e di potere. In questo clima fluido e torbido, dove tutto sembra vero e buono, dove molto è lusinga, l’anima diventa sonnolenta, e la fede sbiadisce. Facilmente è percepita come abitudine e peso.

Questo dinamismo può toccare tutti, anche noi Pastori di anime; l’entusiasmo della vocazione e del ministero può rarefarsi; possiamo vedere le cose più con gli occhi del mondo che con quelli della fede. E allora, tutto cambia! A noi – scelti da Gesù per stare con lui – tocca tenere deste le anime,  risvegliare le coscienze, far brillare la luce di Cristo che riempie la vita, e dice al mondo che solo l’Eterno è il senso del tempo, e che il male è impotente se il bene non ha paura.

 

 

  1. “Egli vi precederà in Galilea”

E’ la promessa del Risorto: Egli precede e si fa vedere. In gioco è ancora la fede! Sì, Gesù, il Verbo Eterno di Dio fatto uomo, ci precede in qualunque situazione: nelle gioie e nelle sofferenze, nelle speranze e nelle nostre paure, nel limite e nella vita eterna, nella morte e nella risurrezione. In qualunque circostanza, Egli ci precede e ci ripete la dolce parola che attraversa le Scritture: “Non temere, io sono con te”. Non solo, ma anche si fa vedere! Sono gli occhi della fede che lo riconoscono nelle pieghe della vita e dell’anima: forse è un intimo bagliore, un incontro, una parola letta o ascoltata, una ispirazione improvvisa, un gesto inatteso. E’l’Eucaristia ricevuta con umiltà, la confessione che si rinnova regolarmente oppure dopo anni, un perdono dato o ricevuto. Insomma, sarà “qualcosa” che, in modo misterioso, ristora l’anima come l’olio che lenisce le ferite e il vino che dona letizia.

“Là lo vedrete”: la condizione per vedere il Signore è quella di andare in Galilea. Gesù dà ai suoi un appuntamento: se essi mancheranno, se staranno fermi perché stanchi o scoraggiati o pigri, l’incontro non avverrà. Questo vale anche per noi. Gesù si fa vedere se andiamo nella nostra Galilea. Quale? E’là dove dobbiamo essere, cioè dove sono i nostri doveri di sacerdoti, di famiglia, di lavoro, di società, di vita ecclesiale. Per tale ragione, non dobbiamo andare dove capita, dove ci portano i sentimenti e le emozioni, le cose più facili o gratificanti. E’ un muoverci che comporta l’ interrogarci sulla volontà di Dio, il tenere desta la coscienza anche se è fatica, il dedicarci alla preghiera e celebrare i sacramenti non come abitudine, ma come incontro con il Vivente, Colui che è morto perché noi avessimo la vita dell’anima.

Cari Amici, anche noi vogliamo vedere Gesù, e Lui vuole farsi vedere da noi. Chiediamo alla Santa Vergine gli occhi vivi della fede per vedere l’Invisibile che ci circonda, ci abbraccia e ci sorride. Con voce dolce e forte Egli ci ripete: “Non temete”!

Card. Angelo Bagnasco

                                                                                                                Arcivescovo Emerito di Genova

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

condividi su