“La gloria di Dio è l’uomo vivente”

Omelia pronunciata ad Adro (Bs) nella S. Messa per i 180 anni della Consacrazione della Chiesa di San Giovanni Battista e per i 500 anni della Chiesa di S. Maria Assunta in Castello
25-09-2022

Adro (Brescia)

180 anni della Consacrazione della Chiesa di San Giovanni Battista

500 anni della Chiesa di S. Maria Assunta in Castello

OMELIA 

“La gloria di Dio è l’uomo vivente”

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

Sono lieto di condividere con voi il duplice anniversario della consacrazione delle vostre chiese: i 180 anni della nuova parrocchiale di San Giovanni Battista, e i 500 anni della antica  di Santa Maria Assunta in Castello. Due eventi che, pur distanziati da secoli, sono una stessa grazia: la creazione di un luogo sacro, dedicato al culto di Dio che non è lontano da noi, ma è vicino: è con noi. Un luogo dove si manifesta in modo particolare la “gloria di Dio” come ricorda la Liturgia.

  1. La gloria di Dio

Ma cos’è’ la gloria di Dio? Non è forse un termine che oggi lascia perplessi? Che sembra non più adatto  per uomini che vogliono essere grandi o si credono tali perché sono noti e ammirati, ricchi e potenti? Spesso la ricerca di questa gloria è il compenso al vuoto dell’anima, all’ inconsistenza della vita.

È dunque simile a questa la gloria di Dio? Se fosse questa, Dio non sarebbe Dio, ma un essere umano qualunque. Dio, infatti, non ha bisogno di affermare se stesso e di esibire la sua forza; non ha bisogno che noi lo onoriamo, ma abbiamo noi bisogno di onorarlo. Non ha bisogno della nostra obbedienza, ma noi di obbedirgli. Dio è Amore, ricorda Giovanni, e l’amore non si impone: Egli, come un mendicante, ci chiede una risposta d’amore. Per questo si propone alla nostra libertà.

Qual è allora la gloria divina, che nell’Antico Testamento si manifesta in modi a volte grandiosi e   a volte in forme leggere e tenere? “La gloria di Dio – scrive Sant’Ireneo di Lione nel II secolo – è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo è vedere Dio”! La gloria di Dio, dunque non è Lui, ma siamo noi! E’ la nuova vita che nasce vedendolo, è il vedere Dio che ci fa vivere, e  questo glorifica Dio. Possiamo veramente dire che la gloria di Dio è essere amore, è amare ciascuno di noi, ogni anima.

  1. Lo spazio consacrato alla gloria

Il Creatore conosce le sue creature, e le rispetta! L’uomo, infatti, non è puro spirito, non è disincarnato: è un frammento di cielo in un pugno di terra, è  una scintilla immortale rivestita di tempo, di materia e di sensibilità. Per manifestare il suo mondo invisibile ha bisogno di gesti come l’abbraccio; di parole come ti voglio bene; di segni come un fiore; di luoghi come la casa.

In questa prospettiva umanissima e commovente, appaiono anche le nostre chiese,  luoghi consacrati al culto di Dio, alla manifestazione pubblica della sua gloria. Cime è possibile questo? Ogni luogo dedicato è uno spazio popolato dalla Vergine Maria, dai Santi, dagli Angelo, dalle anime dei defunti che ci sostengono con la loro preghiera. E’ dunque un luogo di fede e di affetti, il luogo più bello dove la comunità cristiana si incontra e si riconosce davanti a Dio che è Padre; comunità dove ognuno, insieme agli altri, ascolta, prega, guarda l’altare e i simboli liturgici, sta in piedi, in ginocchio o seduto. Lì, il comune silenzio e il raccoglimento fanno spazio all’incontro con l’Invisibile; lì, ogni voce non parla ma prega, poiché ogni gesto e parola, sguardo e canto, o è preghiera o non è. E così la comunità si genera e cresce, nasce prossimità, condivisione e servizio.

Ma se i sacramenti accompagnano i momenti di gioia e di dolore, di speranza e perdono, la fonte della Chiesa, della vita cristiana, il vertice della Liturgia e della gloria di Dio, è la divina Eucaristia, memoriale del Calvario.

Dove troviamo qui la gloria di Dio, la maestà del Sinai, l’ebbrezza dell’Oreb, la provvidenza nel deserto, il trionfo della Terra promessa? Tutto è presente nel mistero eucaristico, presenza reale del Corpo dato e del Sangue versato di Gesù. Questo mistero d’amore ci riscatta dal peccato e ci restituisce alle braccia del Padre. Ecco la gloria. Sul Calvario essa risplende sulla croce, supremo e sovrano atto d’amore per noi: Gesù si fida e si affida al Padre perché lo ama, e in Lui ama il mondo.

Ma la gloria si compie se – all’amore di Cristo – risponde il nostro amore e, prima ancora, se ci lasciamo amare da Lui. Ecco la gloria compiuta. Non è forse questa la vera partecipazione alla Messa? Affidarsi alla volontà divina, consegnarsi a Lui che amandoci si dà a vedere a noi, ci libera e ci immette nella vita.

Ecco le nostre Chiese: non sono case vuote, luoghi di ricordi passati e di fantasmi inesistenti, sono bensì dei luoghi sacri, cioè pieni del mistero del Dio vivente, dove il mondo invisibile si offre alla nostra umanità nelle immagini più care e nei santi segni, dove la Presenza di Dio si fa visibile agli occhi dell’anima, e si dona a noi se gli apriamo il cuore.

Cari Amici, ricordare questa duplice consacrazione è un dono per voi, per chi verrà, per tutti: è come festeggiare il compleanno di una persona cara, una festa di famiglia. Uniti gli uni agli altri insieme al vostro Parroco, stretti attorno all’altare dell’Eucaristia, attorno alla Santa Vergine, continuate nel solco delle tradizioni della fede che i vostri ragazzi devono conoscere e imparare ad avere care. Il mondo moderno sembra indifferente e supponente nei confronti del mondo dello spirito, ma in realtà lo desidera poiché intuisce che solo Dio può riempire il cuore, e che solo l’eternità è il senso del tempo. Non temete: la chiesa è grembo, casa, rifugio, sorgente di luce, di coraggio e di forza, è fonte di gioia da gustare e da moltiplicare donandola a tutti.

Sì, Dio non è assente dal mondo, e l’uomo ne sente un crescente bisogno. Tocca a noi essere araldi umili e convinti della sua Presenza d’amore.

Card. Angelo Bagnasco

Arcivescovo emerito di Genova

 

 

 

 

 

 

 

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