Genova, Parrocchia di San Luca, 10.9.2022
Memoria del Beato Carlo Spinola nell’anniversario dei 400 anni del suo martirio
OMELIA
“La forza del martirio”
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore,
Sono lieto di celebrare l’Eucaristia nel giorno del martirio del Beato Carlo Spinola, che avvenne il 10 settembre del 1622 a Nagasaki. Sono quattro secoli da quel momento, ma la memoria del Beato Carlo è sempre viva e attuale. È viva nel cuore della Famiglia dei Marchesi Spinola, che saluto e ringrazio di cuore anche per la cura di questa chiesa; ed è viva nel Parroco, Don Francesco Di Comite, che ringrazio con affetto per il fraterno invito. Fare memoria dei coloro che ci hanno preceduto nella fede e nell’eroismo, non è mai un ripiegamento nostalgico o una cortesia spirituale, ma un dovere che onora chi è venerato, e è un grande bene per noi oggi, che viviamo in tempi lontani da allora ma abbastanza vicini per alcune linee di fondo. La storia, infatti, spesso si ripete pur in forme diverse.
Come giustamente si dice, i beati e i santi sono il miglior commento al Vangelo poiché hanno seguito in modo eminente la vita di Gesù. E ciò che abbiamo ascoltato è la premessa e il segreto della vita santa e del martirio del Beato Carlo. Quanto bisogno c’è di vedere che vivere la fede cattolica con amore, gioia fino al sacrifico della vita, non solo è possibile, ma è ciò che il divino Maestro chiede ad ogni discepolo! Nessuno, lo sappiamo, deve presumere di se stesso, delle proprie forse, poiché poter attraversare le prove estreme è solo grazia di Dio. Ma il punto, oggi, non è questo, bensì la consapevolezza e il desiderio di chi ha ricevuto la fede, cioè di tutti noi.
Si respira un’aria di qualunquismo religioso, come se tutto fosse equivalente: idee, fedi, comportamenti, diritti; come se la ragione fosse sfiduciata rispetto al suo compito congenito di cercare e trovare la verità; come se Dio fosse un’entità astratta, indefinita e lontana che – se esiste – non centra con la nostra vita; come se la religione fosse una costruzione delle culture che ognuno può manipolare a piacimento; come se la Chiesa nascesse dal nostro parlare anziché dal guardare Cristo come fecero gli Apostoli nel cenacolo. Vediamo, però, che questa nebulosa indistinta e approssimata può fare comodo ma non affascina nessuno: tanto meno i giovani. Non trasfigura la vita, non accende ideali per i quali possiamo vivere e morire.
Perché il giovane gesuita Carlo Spinola ha insistito con tenacia di andare ad annunciare Geù in terre lontane fino al crudele martirio del fuoco? Non certo per un’idea, una sapienza umana, una cultura occidentale, una sete di avventura, ma perché aveva incontrato la persona di Dio nel Verbo fatto carne e si era innamorato: e solo l’’amore crea passione, slancio, capacità di dono, resistenza e coraggio fino alla misura sovrana e suprema della croce.
Cari Fratelli e Sorelle, il nostro Occidente è languido e stanco, sembra rassegnato, ripete parole alte ma che suonano vuoto e che non accendono i cuori, che promettono un futuro radioso ma che tolgono speranza e fiducia. Sembra mancare profondità di pensiero e di fede. Eppure, se guardiamo sotto la superficie di ciò che ogni giorno viene ogni, scopriamo un polo di umili che, senza chiasso e proscenio, vivono con dignità, con bontà portano avanti il proprio dovere, hanno l’istinto di Dio, vedono le nostre chiese con occhi di fiducia, la fiducia che il Signore è vicino, è con noi, sperando che il mondo si lasci illuminare e riscaldare il cuore.
È un popolo che, a volt in modo confuso, sa che solo se Dio è onorato anche l’uomo verrà onorato; e che dove c’è Dio lì c’è casa, calore, e nasce la prossimità e la condivisione. Il nostro centro storico, così stretto e così stingente, ci fa vivere di più accanto gli uni agli altri, come se si vivesse per strada: e nostri sacerdoti sono guardati a volte con indifferenza, ma più spesso con simpatia, benevolenza, forse curiosità. E questo è già bello, poiché vuol dire che destano una domanda e sono un richiamo.
Cari Amici, com’è grande il dono della fede in Gesù e dell’amore alla Chiesa che è il suo mistico Corpo! Non lasciamoci prendere dal languore spirituale, dal qualunquismo religioso,: non lasciamoci rubare l’anima da niente e da nessuno. In questa avventura terrena, i Santi risplendono come amici e modelli, la Madonna ci stringe con il suo celeste mantello, l’Eucaristia ci attende ogni giorno, il Vangelo ci guida. Nel grande e invisibile popolo del Paradiso, il nostro Beato Carlo Spinola è per noi genovesi particolare riferimento e stimolo, e lo preghiamo come intercessore per noi e per Genova, Città di Maria.
Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo emerito di Genova