“La differenza cristiana”

Omelia pronunciata a Jesolo nella S. Messa per la solennità di San Giovanni Battista
24-07-2022

Jesolo, 24.6.2022

Festa di San Giovanni Battista

OMELIA

“La differenza cristiana”

Cari Confratelli nel Sacerdozio

Distinte Autorità

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

È motivo di gioia celebrare con voi la festa di san Giovanni Battista che unisce, con un particolare vincolo di fede e di culto, Jesolo e Genova. Ringrazio il Parroco, Don Gianni Fassina, per il gentile invito, e invio un affettuoso pensiero al Patriarca della nobile Chiesa veneziana.

Guardare i Santi ci fa sentire in compagnia di amici, modelli e intercessori: per questo le tradizioni ricevute dai  padri ci sono care, le sentiamo come un abbraccio della storia cristiana intessuta di preghiera, fedeltà e amore. Se perdessimo la memoria del nostro passato, svuoteremmo il presente.

  1. “Non temere, io sono con te per proteggerti”

Il profeta Geremia cerca di resistere alla missione che Dio gli affida poiché ha paura, si sente troppo giovane, non all’altezza del compito.

Anche la fede è una missione straordinaria e impegnativa, da vivere a caro prezzo specialmente oggi, e forse anche in questo splendido territorio con la sua economia, e con  opportunità e ritmi a volte complessi. Anche la pastorale deve tenerne conto, e tentare ogni buona via perché la fede sia custodita, e il Vangelo sia annunciato a tutti. Noi Pastori non dobbiamo mai dimenticare, però, che la prima e permanete forma di apostolato è la nostra santificazione, la nostra preghiera, è stare accanto alla gente affinché Cristo, porta e pascolo delle anime, risplenda nei cuori.

Alle obiezioni del profeta impaurito, il Signore dà una prima risposta: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo”! Gli ricorda che dall’eternità lo conosce, lo guarda e lo ha scelto. Non è questo un incoraggiamento per noi? Nessuno deve tirarsi indietro dall’apostolato, dalla comunità cristiana, dalla società. Dio sa, vede e conta su di noi.

La seconda parola che rivolge al titubante profeta è: “Non temere, perché io sono con te per proteggerti”. Quanto abbiamo bisogno di questa sicurezza, quanto fa bene all’ anima, infonde coraggio, sprigiona forza, stimola ardimento! Per che cosa? Per dire al mondo che Dio non è geloso dell’ uomo e della sua libertà; che vuole la nostra gioia, che la Chiesa è per l’umanità perché è per Dio.

  1. “Meta della vostra fede (è) la salvezza delle anime”

Le parole dell’Apostolo Pietro sono il cuore della missione di Giovanni, e per questa verità egli ha versato il sangue.

Possiamo chiederci: ma perché la vita eterna è costata la vita terrena? Cari fedeli, se il cielo è la nostra Meta, allora dobbiamo misurare i nostri passi sul Cielo. In altre parole, poiché Dio è la nostra Origine e il Nostro Destino –  solo l’Assoluto può placare la nostra inquietudine – allora la fede è il caso serio della vita: tutti gli esseri umani muoiono, ma quanti vivono veramente? Si può avere salute e benessere, successo e ricchezza, ma fallire la vita, così come possiamo essere ghermiti dalla prove, ma vivere veramente. E’ questa la scommessa che tutti vogliamo vincere. E’ questa l’avventura

cristiana che non ha confronti per sfida e fascino!

La mediocrità può essere comoda, ma non affascina nessuno, tanto meno il cuore dei giovani. Non è questione di essere perfetti, ma di non arrendersi. Il Battista non si è arreso, non ha ceduto al potere dominante, a Erode ha detto: “Non ti è lecito!”. Ha resistito sapendo che il male non è invincibile se il bene non ha paura. Non si tratta di ostinazione o di superiorità personale, ma solo di amore per la verità e quindi per la vita eterna.

Il cristiano deve ritrovare questo coraggio che non è frutto di arroganza o presunzione, ma è atto d’amore per il mondo. Tacere la parola immutabile di Gesù e di duemila anni di cristianesimo, non è sinonimo di incontro e di ascolto, non è amore per gli altri, specialmente in questo tempo in cui la mancanza del pane è povertà, ma l’assenza di Dio è disperazione.

  1. “Preparare al Signore un popolo ben disposto”

Giovanni è inviato da Dio come colui che precede il Salvatore del mondo, l’Atteso delle genti, il Messia promesso. Deve preparare i cuori affinché siano pronti a ricevere il Cristo di Dio.

Siamo noi disposti verso il Signore? Se desideriamo annunciatLo agli altri come il Battista – anche a costo di incomprensioni e rifiuti – allora possiamo dire che siamo “ben disposti”. Non si tratta di essere dei santi, ma dei discepoli del divino Maestro: Giovanni ne ha seguito le orme, libero della libertà di Dio.

Anche oggi vediamo che non è facile vivere da discepoli di Gesù; non è facile dire che certe cose sono sbagliate e che fanno male ai singoli e alla società; che sembrano liberare l’uomo mentre in realtà gli vanno contro; non è facile dire che non basta desiderare qualcosa perché questa sia buona, e non basta che qualcosa sia legittimata perché diventi morale. La bontà morale non dipende da quanti la decidono, ma dai valori in sé. Questi principi Gesù li indica, e il buon senso comune li riconosce.

Giovanni Battista guardava il cielo e così poteva vedere la terra; egli ha riconosciuto Gesù e così vedeva l’uomo nella sua verità; ha potuto parlare a Erode rischiando la vita.

Cari Amici, ricordiamo: l’uomo moderno ha bisogno di essere liberato da molte schiavitù camuffate da nobili parole. Se non diciamo le parole di Cristo, quali parole di vita potrà ascoltare? Si vuole far credere che tutto è equivalente, visioni, stili di vita, comportamenti. Ma San Giovanni afferma che non tutto equivale nonostante il relativismo diffuso; col suo martirio afferma che esiste la differenza cristiana, e che questa cambia il modo di pensare e di vivere.

Il Precursore di Cristo ci aiuti a seguire il Maestro come fecero i due discepoli che – staccatisi dal Battista – seguirono l’Agnello di Dio e gli chiesero: “Maestro dove abiti?”. La risposta la conosciamo, è asciutta e provocatoria per mettere alla prova il loro desiderio: “Venite e vedrete”. Per conoscere dove il Signore dimora bisogna mettersi in movimento e seguirLo: allora arriveremo a scoprire che Egli abita nei nostri cuori e nel cuore della comunità cristiana.

Card. Angelo Bagnasco

Arcivescovo emerito di Genova

 

 

 

 

 

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