Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa della solennità di San Lorenzo
10-08-2015
Arcidiocesi di Genova
Lunedì 10.8.2015
Festa di San Lorenzo
OMELIA
‘La differenza cristiana’
Cari Fratelli e Sorelle
1. Nel cuore dell’estate, ritorna la festa di san Lorenzo al quale la nostra Cattedrale è dedicata. Festeggiare un santo è pregarlo, è imparare dalla sua vita. Il suo coraggio di cristiano gli è costato la vita in un modo particolarmente doloroso, sulla graticola infuocata. Ma a poco varrebbe la nostra festa se non tentassimo anche di tradurre il suo esempio. Avrebbe potuto – qualcuno potrebbe oggi pensare – cercare un accomodamento, un compromesso: l’imperatore voleva i beni della Chiesa di Roma, e Lorenzo avrebbe potuto trattare sul quanto, cedendo sul principio dell’autonomia della Chiesa e sul primato dei poveri: infatti, togliere alla Chiesa le risorse significa impedirle di compiere la sua missione che è quella di predicare il Vangelo e di farne le opere. Ma il diacono Lorenzo tenne fermo il principio – un certo pensiero direbbe che è stato intransigente! – e ci ha messo la vita. Ha pubblicamente dissentito, è andato contro corrente non solo rispetto al potere politico, ma anche rispetto al pensare di allora: la comunità cristiana, infatti, era una evidente minoranza. Egli sapeva, però, che l’importante non era adattarsi allo spirito del mondo, ma restare fedeli a Gesù. Sapeva che esiste una differenza cristiana.
2. Quanto è attuale il suo insegnamento! Ci pone una domanda: la Chiesa, in occidente, sta diventando minoranza? E se così fosse, quale deve essere il nostro atteggiamento? E quale potrebbe essere il domani? Se pensiamo, ad esempio, alla partecipazione alla Messa festiva, la percentuale non è alta pur nella diversità delle zone. Ma, è noto, che questo non è l’unico indice della fede. Ve ne sono altri: qual è l’humus, cioè il modo di pensare e di giudicare i comportamenti e le azioni nell’insieme della società? E’ forse lopinione di ciascuno? E’ forse la libertà individuale che tutto può permettersi basta non danneggiare altri? La fede è incontro con il Signore Gesù, è rapporto di fiducia e damore, e per questo è gioia. E’ però anche verità di valori, è criteri di comportamento, è stile di vita. La fede non sembra invece ridotta a buoni sentimenti, a emozioni? Sul piano pratico, ognuno sembra decidere da solo cos’è bene e cos’è male, senza riferimento ai comandamenti di Dio e alla voce della Chiesa. E allora, la Chiesa si sta restringendo? Si deve ritirare? Deve prendere atto e adattarsi al pensiero unico di cui parla il Santo Padre Francesco? San Lorenzo non ha agito così.
3. Forse la Chiesa in occidente sta diventando minoranza, in mezzo ad un deserto di secolarismo diffuso che fa pensare ad altri momenti della storia. Secolarismo che sempre ha cercato di assimilare la Chiesa a categorie mondane, perché si trova spiazzato davanti ad una Chiesa che, indicando l’Invisibile e l’Eterno, sfugge ai parametri del mondo e, parlando di un altro Mondo, può meglio parlare a questo mondo. In alcuni Paesi occidentali gli edifici religiosi sono venduti, la partecipazione è molto bassa, la cultura contro la vita e la famiglia domina, basta pensare all’aborto, l’infanticidio, l’eutanasia, l’uso commerciale del corpo umano, il dominio del profitto, l’indifferenza pratica di fronte a esodi di disperati costretti da miseria, guerra, persecuzione a cercare fortuna altrove.
4. Se fosse questa l’ora presente, non dobbiamo temere: sarà la via dura che ci riporterà al centro spirituale, forse ad essere più semplici di strutture e di mezzi, ma più affidati al Signore. Sarà una comunità forse meno rilevante, ma più stretta attorno a Cristo, Chiesa di indigenti che confidano e tutto sperano da Lui. Essa potrà anche sparire dall’orizzonte visibile del mondo che conta, ma il travaglio passerà. E allora sarà il tempo del risveglio: gli uomini scopriranno di abitare in un mondo di indescrivibile solitudine, e – avendo perso di vista Dio – avvertiranno l’orrore della loro povertà. Solo allora volgeranno lo sguardo verso le piccole comunità cristiane, a quei piccoli resti di fede, e scorgeranno in quel piccolo gregge qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa che forse non avevano mai incontrato o di cui si erano dimenticati, o che avevano guardato con sufficienza come a rimasugli di passato. Ma che improvvisamente vedranno come una perla preziosa, come un tesoro nascosto non perché tenuto segreto, ma perché i loro occhi erano diventati ciechi. Qualcosa che emergerà alla loro vista incuriosita e sorpresa, perché scopriranno delle comunità umili, segnate dalla benevolenza e dalla non paura della verità: benevolenza e verità che pulsano nel cuore e splendono sul volto di Gesù, volto che s’incontra nel ‘noi’ della Chiesa.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova