Incarnazione, mistero di relazione

Omelia tenuta il 17 dicembre 2014 nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma
17-12-2014
Roma 17.12.2014
Santa Messa per i Parlamentari in prossimità del Santo Natale
OMELIA
‘Incarnazione, mistero di relazione’
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
È ormai tradizione incontrarci nella prossimità del Santo Natale per chiedere al Signore la luce della sua benedizione. Nel cuore di ciascuno di voi – rappresentanti del nostro Popolo – ci sono sicuramente le vostre famiglie e i vostri cari; ma, in forza del vostro compito istituzionale, ci deve essere anche il Paese, per il bene del quale siete chiamati a servire con competenza, onestà, disciplina e sacrificio. Servire la Nazione è motivo di onore, e l’onore del Paese, il bene della gente, e anche l’onore del vostro nome, dev’ essere criterio di ogni vostro pensiero, sentimento e scelta (cfr Costituzione Italiana, art. 54). E’ il consenso di Dio che noi uomini – di qualunque responsabilità pubblica siamo rivestiti – dobbiamo prima di tutto cercare, il suo giudizio, sapendo che ogni altro consenso pur legittimo non può mai diventare il nostro fine.
La lunga genealogia di Gesù, che il Vangelo di Matteo riporta, può sembrare fredda e irrilevante come una sequenza lontana. Ma lo scopo dell’evangelista è chiaro: far toccare, attraverso la concretezza dei nomi, la sconvolgente concretezza dell’ incarnazione del Figlio di Dio. Cristo non è un’idea alta e nobile, un ideale astratto, un mito sapiente, ma è una persona, la carne del Dio vivente. Dio si è fatto veramente come noi per farci come Lui, per salvarci dal male del mondo – il male morale, il peccato – che sta all’origine dei mali del mondo. Per questo ha assunto la umanità, si è inserito nella genealogia degli uomini, è entrato nella storia. Ecco dunque il messaggio vivo e palpitante: Dio è vicino, è come noi, condivide la vicenda umana.
Il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio è paradigma della nostra vita personale e sociale; ma anche della politica. Sì, perché incarnazione vuol dire relazione. Uscire dal perimetro angusto  del nostro io individuale, oltrepassare i confini mortificanti di ideologie vecchie e nuove, conoscere la realtà concreta della gente, gli assilli quotidiani della moltitudine, le sue incertezze protratte, le speranze e le aspettative legittime-risponde alla logica dell’incarnazione, dello stare dentro al dinamismo ferreo delle generazioni che incalzano. Incarnazione vuol dire stare tra gli altri e con gli altri nella responsabilità, operando con serietà e sacrificio affinché la società non sia una massa di individui, ma – ben di più – una comunità di vita e di destino. E’ in forza dell’Incarnazioni di Cristo che, anche quando il mondo si sente estraneo al cristianesimo, il cristianesimo non si sente mai estraneo al mondo.
Non è mai inutile, nel servizio alto della politica, rimettere a fuoco il suo fondamento nobile; fondamento che la ispira, la sostiene e la preserva da intromissioni e snaturamenti. Possiamo formulare questa radice con delle domande: perché è bello e giusto stare insieme? Perché vale la fatica lavorare insieme, per quale scopo, per andare dove? Chi vogliamo essere? Qual è il volto del nostro popolo? Comprendiamo che emerge, ancora una volta, l’importanza della storia evocata dalla genealogia del Vangelo. Il ripiegamento all’indietro impedisce il cammino, e l’enfasi del nuovo smarrisce il buon senso. L’incarnazione del Figlio di Dio ci insegna a stare in mezzo alla gente non per fare dei populismi inutili e dannosi, ma per conoscere la vita: non basta vivere la propria vita per conoscere la vita, è necessario stare in mezzo alla vita che nasce dalla nostra storia e dal nostro oggi. Conoscere non solo per registrare ma per discernere la verità, il bene, il meglio, e così costruire e far crescere la giustizia che è lo scopo della politica.
Cari Fratelli e Sorelle, preghiamo Gesù bambino per noi, le famiglie, l’Italia: pensiamo a tanti giovani, agli anziani e ai poveri che sono folla. Con forte determinazione pensiamo al lavoro per tutti, sapendo che tutti hanno desiderio di lavorare con rinnovata consapevolezza, con dedizione, con onestà e crescente competenza.
La Santa Vergine, Grande Madre di Dio e nostra, ci benedica tutti.
                                                                           Angelo Card. Bagnasco
                                                                           Arcivescovo di Genova
                                                          Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
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