In suffragio del Card. Giovanni Canestri

Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa in suffragio per il Cardinale Giovanni Canestri, nel terzo anniversario della sua morte
30-04-2018
Arcidiocesi di Genova
Lunedì 30.4.2018
Santa Messa in suffragio del Card. Giovanni Canestri
OMELIA
Cari Fratelli e sorelle nel Signore
preghiamo per l’anima del Cardinale Giovanni Canestri, nato al cielo tre anni fa, Arcivescovo di Genova, del quale con affetto custodiamo le spoglie in questa cattedrale. Continua anche così il ricordo pieno di gratitudine e di fede verso colui che ci fu padre e maestro per otto anni. Ricordiamo la sua saggezza pastorale e la sua iniziale visita ai Vicariati della Diocesi per conoscere e comprendere la nostra storia. Al termine, lanciò la programmazione che aveva al centro la persona di Cristo, cuore della vita cristiana e il camminare insieme come metodo della Chiesa: insieme per seguire Gesù e per servire. Il suo amore alla Chiesa si tradusse in una obbedienza cordiale che lo portò a prestare servizio in di verse Diocesi con prontezza ed efficacia. Il Signore Pastore dei Pastori – è certamente il premio della sua fede solida e della sua generosità senza riserve.
Il Vangelo odierno ci fa guardare allo Spirito Santo, dono del Risorto: velocemente camminiamo verso la Pentecoste e la Liturgia ci accompagna nutrendo le nostre anime. Gesù – nella pagina ascoltata – accosta l’amore, l’obbedienza e i comandamenti. Con linguaggio diretto. dice che la prova del nostro amore per Lui è obbedire ai suoi comandamenti. È un’affermazione chiara e netta, che a volte si stenta a comprendere perché non si è disposti ad accettare. Quando, infatti, qualcosa ci risulta scomodo, non accarezza le nostre voglie, le nostre opinioni o i gusti, allora mettiamo la cosa in discussione dicendo che non comprendiamo. Che forse non è vera o non è giusta. Per il nostro Cardinale non era così: la linearità del Vangelo era una luce che era attento a non distorcere mai. Consapevole della sua responsabilità di custodire la fiaccola della fede integra per consegnarla al futuro. In questa prospettiva, nel Vangelo non sceglieva le pagine facili né oscurava quelle più impegnative. Cristo non si divide e il Vangelo non si seleziona a seconda delle convenienze.
Tornado al Vangelo, su quanto afferma il Signore non ci si può girare intorno. Certamente solo Dio può dire parole simili in modo così netto, perché solo Lui ha parole di verità e di vita; solo Lui conosce e vuole il nostro vero bene. Gli uomini, anche chi ci ama, possono sbagliare nonostante le buone intenzioni, ma questo non oscura le affermazioni di Gesù: l’amore chiede di diventare azione, la parola un fatto. Da qui nasce l’obbedienza d’amore, obbedienza a ciò che Lui dice per il nostro bene anche quando questo si scontra con le nostra sensibili preferenze.
La vita eterna – che è l’unione beatifica con Dio – è lo scopo della vita terrena: recentemente parlando con una persona sconosciuta, felice della sua famiglia e del suo lavoro, mi diceva che se non ci fosse il Paradiso la vita sarebbe un grande inganno! Quando conosciamo la meta verso la quale inesorabilmente andiamo, allora anche i modi per andarci diventano chiari, abbiamo cioè i criteri per non smarrire la strada e per non perdere tempo.
Mi colpì molto l’ultimo gesto che il Cardinale fece al termine della messa di saluto: soverchiato dalla commozione, non riuscendo a proferire altre parole, col dito indicò il cielo, come a dire che in Dio non ci si perde ma si resta uniti e ci si ritrova!
Cari Amici, mentre preghiamo per la sua anima, sappiamo che Lui prega per noi, per la Diocesi che ha amato e servito: un giorno – con l’aiuto di Dio – ci ritroveremo con i nostri cari, con i nostri Pastori, con quanti ci hanno fatto del bene; e scoprire che tutti – assolutamente tutti in modi invisibili e sconosciuti – ci hanno fatto del bene e ci sono cari per sempre.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
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