Arcidiocesi di Genova
Venerdì 12.2.2021 Messa d’Esequie per Mons. Giampiero Canale
OMELIA
“Immolazione e fraternità”
Cari Confratelli nell’ Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Dio ha chiamato a sé un altro confratello, Mons. Giampiero Canale, sacerdote non avanti negli anni percosso da una grave malattia. Quasi sentiamo nostre le parole della sorella di Lazzaro: “Maestro, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Noi diremmo: “Se tu avessi voluto, lui sarebbe ancora con noi a continuare la sua missione. Ti abbiamo pregato tanto, Signore, perché non ci hai ascoltato?”. È questo il possibile eco delle parole di Marta e Maria: una domanda, forse un timido rimprovero del nostro cuore ferito, o forse una dichiarazione di resa di fronte al mistero della vita e della morte. Mistero che ci avvolge, che Gesù ha abbracciato con la sua umanità, che ha portato in sé perché l’oscurità non vincesse sulla luce, perché la speranza avesse l’ultima parola.
Come spesso Gesù ha detto e ha mostrato, la morte è grembo di vita: ci vogliono gli occhi della fede per vederlo, ci vuole la fede per crederlo. Per Don Giampiero si è dischiuso il guscio doloroso del suo corpo portato con sereno affidamento, e la sua anima ha preso il volo nella luce; per noi si è rivelata, oggi più nitido, la sua esistenza spesa per Dio e per la Chiesa. La sua morte è dono di vita per tutti ma, come sempre accade, non basta che i doni ci siano, bisogna riconoscerli, accoglierli e tenerli cari. Per lui il dono è immolazione, per noi è fraternità; per lui è visione e amore definitivo, per noi è fede e amore conquistati ogni giorno.
Come ricorda il libro di Giobbe, il suo corpo è stato consumato dal morbo, quasi tabernacolo manifesto di un modo di vivere il sacerdozio nel segno della dimenticanza di sé, e dell’immolazione per le anime. Dalle parrocchie, dove Don Giampiero è stato viceparroco, al seminario come Padre spirituale, alla Cattedrale come Canonico e Penitenziere, il filo d’oro che l’ha guidato è essere di Dio ed essere per le anime, sapendo che il Sacerdote non è l’uomo di tutti, ma è solo di Dio, e per questo può servire tutti senza appartenere a nessuno. L’immolazione è un’offerta radicale senza riserve, senza zone franche; non mortifica l’umanità del consacrato, ma l’affina e la rende ancor più sensibile, come era evidente in Don Giampiero: nel suo tratto, nel silenzioso riserbo, nel timore di disturbare, nella parola di fiducia e di speranza, di benevolenza e di patema comprensione.
Dalla sua immolazione d’amore, è germogliato anche il frutto dell’amicizia e della fraternità. È questo un altro dono che vogliamo accogliere soprattutto noi sacerdoti. Don Giampiero era circondato da un abbraccio, invisibile ma quanto mai reale, di persone che a lui si riferivano per avere il perdono di Gesù, un parola che echeggiasse il Vangelo, un consiglio che rispondesse alla logica dello Spirito, un conforto non solo umano. A quanti lo hanno sostenuto e accompagnato fino alla porta dell’eterno, con la fedeltà dell’amicizia spirituale e presbiterale, va la nostra più viva gratitudine: tutto è scritto nel libro di Dio! Noi sacerdoti rinnoviamo l’impegno a vivere la fraternità presbiterale con fede, concretezza, umiltà – stretti attorno al nostro Pastore – per vivere la gioia della vocazione, per resistere nelle prove, per sostenerci con la preghiera, con la parola benevola, con ogni forma di aiuto pastorale. Per l’anima di Don Giampiero preghiamo, perché la misericordia di Dio lo abbracci, fiduciosi che egli prega per noi e per la sua, la nostra Diocesi che tanto ha amato e servito.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Emerito di Genova