Furci 13.9.2022
Festa del Beato Angelo da Furci
OMELIA
“Il tesoro del cuore”
Cari Confratelli nel Sacerdozio
Distinte Autorità
Cari Fratelli e sorelle nel Signore
Ringrazio il Parroco per il gentile invito a partecipare alla festa del Beato Angelo da Furci; figlio di questa terra da lui amata e benedetta. Che cosa sarebbe il nostro splendido Paese senza le nostre tradizioni religiose, le Parrocchie, la devozione del popolo che da secoli prega la Santa Vergine e i Santi, che ogni domenica celebra l’Eucaristia e ascolta la Parola di Dio? Molte sono le povertà che affliggono il mondo, e senza il pane l’uomo è povero, ma – ricordiamo – senza Dio è poverissimo. La comunità cristiana è ovunque, anche nei luoghi più lontani: è lievito per tutti e in ogni ambiente. I cristiani, infatti, sanno che dove c’è Dio c’è calore, si è a casa, si genera prossimità e condivisione: si crea famiglia! E l’uomo moderno ha immenso bisogno di famiglia e di casa! Cari Amici, vi ricordo quello che già sapete e che non dobbiamo dimenticare: il mondo ha bisogno di Dio perché è stanco e smarrito; ride e schiamazza ma e triste, perché sente un vuoto che le cose non possono colmare. Ha bisogno di qualcosa di più grande, di più vero, di più bello: ha bisogno di Dio.
Per questo le comunità cristiane, con le loro tradizioni religiose, sono motivo di speranza per la società intera: nella misura della loro fedeltà a Gesù ricordano al mondo che è possibile la letizia del cuore nonostante le croci; che è possibile vivere nella concordia e nella pace nonostante le difficoltà; che il male non è invincibile se il bene è coraggioso. Esse sono delle piccole oasi di conforto e di fiducia per tutti.
- La grandezza degli umili
La vita del Beato Angelo è circondata da prodigi che possono farla pensare troppo lontana, eccezionale per la nostra normalità, tanto che non può essere anche la nostra.
Ma voi, che siete qui e che qui venite ben oltre il giorno della festa, non pensate così: voi sapete che tutto è possibile a Dio, e che Egli chiama tutti alla santità, segno della gioia che anticipa il Paradiso. Dio ama tutti con un unico amore, ma fa doni a ciascuno secondo il suo disegno. La santità ha strade diverse ma delle linee comuni, per tutti. L’umiltà è una di queste linee. E’ la virtù di base, è il contrario della superbia che ci fa credere capaci di grandi cose, di aver doti eccezionali; non è l’orgoglio dei successi raggiunti, non è gelosia per ciò che gli altri sono; non è invidia di ciò che gli altri hanno; non è smania di essere i primi, i più importanti.
La vita del Beato Angelo è intessuta di umiltà e ci parla di fede. E’una vita in due: lui e Gesù. La vita cristiana è proprio questa: è vivere riferiti a Dio in ogni momento, dalle cose più grandi a quelle più quotidiane, perché nulla è troppo piccolo per Lui, perché tutto diventa grande con Lui. E la vita del cristiano è vivere in grande!
Quando il nostro Beato doveva attraversare un torrente, invocò Dio e l’acqua arretrò! Quando volle vendere i suoi beni a darli ai poveri, lo fece con Dio e per Dio; quando fu inviato a Parigi, obbedì a Dio tramite i suoi superiori. Il filo d’oro del suo vivere in due – lui e il Signore – si può riassume così: non cercò mai nulla per sé, ma nulla rifiutò di quanto gli veniva chiesto dall’obbedienza.
La Santa Vergine – nell’incontro con l’angelo che le annunciava l’incarnazione del Verbo Eterno – accolse la volontà divina non perché chiara, ma perché si fidava del Signore e a Lui si affidava con umiltà e confidenza. La fede non si fonda sulla cultura umana, sulla forza dell’ intelligenza, ma sull’incontro con Gesù; un incontro che è come un’attrazione improvvisa verso qualcuno, è come una misteriosa attrazione d’amore che non si riesce a spiegare con chiarezza neppure a se stessi, una immediata corrispondenza a ciò che abbiamo nell’anima e che nessuno conosce. Da questo primo rapimento, nasce il bisogno di conoscere sempre meglio colui che ha risvegliato il nostro cuore, da qui il desiderio di stare il più a lungo possibile con Lui. Ecco la preghiera solitaria o insieme. La preghiera non è un dovere, ma un bisogno del cuore, così come la Santa Messa non è una consuetudine ma un appuntamento, e agli appuntamenti non si si può mancare.
- La sapienza dei piccoli
Il Beato Angelo era anche di grande intelligenza e cultura. Gli studi universitari a Parigi e poi l’insegnamento nel suo Ordine, ebbero parte importante nel suo cammino. Non fu l’orgoglio per le sue capacità a spingerlo allo studio e alla cultura: cercava solo la volontà di Dio e il servizio delle anime. E, unendo umiltà e obbedienza, diventò colto e saggio. Si può conoscere molte cose su Dio ma non incontrarLo. E’ uno studio senza anima, una conoscenza sterile: Dio non è un’idea, una sapienza umana, è una Persona da incontrare e da conoscere con umiltà e fiducia. Lo si conosce non solo sui libri sacri, ma in ginocchio davanti a Gesù-Eucaristia. Non è innanzitutto una questione di testa, ma di cuore. Le persone che si vogliono bene desiderano stare insieme, guardarsi negli occhi,, parlarsi con le parole o col silenzio. Non è forse questa anche l’esperienza umana? E il bambino come impara a parlare se non stando con i genitori? Solamente stando con Gesù un po’ tutti i giorni, impariamo a pensare e ad amare come Lui, a vivere come Lui e con Lui.
Ecco perché il Vangelo ascoltato dice che il Padre dona la sapienza ai piccoli: i dotti conoscono molte cose, ma conoscono anche le cose che contano per la vita presente e futura? Gesù ci ha detto: “a che cosa serve guadagnare il mondo intero se poi perdete l’anima? Dove è il tuo tesoro, là sarà il tuo cuore”. Ecco la sapienza del Padre, la sapienza del cielo. Le cose che contano sono quelle che non finiscono, che resistono alle mode passeggere del tempo, sono quelle cha vanno oltre la porta del tempo.
Cari Amici, il Beato Angelo è il vostro Protettore e voi gli siete devoti con quella forza e tenacia che è propria della vostra terra. Lo sentite vostro perché e dei vostri. E questo è bello. Ma ricordate: il Beato Angelo vuole che abbiate la saggezza di Dio: conoscere, cioè, le cose che contano. Vuole che non ci lasciamo illudere da ciò che brilla ma è vuoto, dal male che promette molto ma tutto toglie. Essere saggi significa anche essere furbi per non lasciarci ingannare. Aiutate in particolare i vostri giovani a non credere alle favole del mondo, ai lupi vestiti da agnelli. Che seguano Gesù, il buon Pastore, e saranno felici nel tempo e nell’eternità. Solo l’eterno è il senso della vita, solo Dio può appagare il cuore. Egli è la vera speranza, la meta del cammino, Colui che perdona i nostri peccati e ci restituisce a noi stessi: Egli è il Pane per la nostra debolezza, la Parola di vita, il Compagno dei nostri passi. E’, in una parola, il nostro tesoro dove deporre il nostro cuore.
Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo emerito di Genova