“Il grande Sì di Dio all’uomo”

Omelia pronunciata nella Cappella del Seminario Arcivescovile nella S. Messa senza partecipazione di fedeli della Domenica in Albis
19-04-2020

Arcidiocesi di Genova

Domenica in Albis, 19.4.2020

OMELIA

“Il grande SI’ di Dio all’uomo”

Cari fratelli e Sorelle

Oggi è si conclude l’Ottava di Pasqua, mistero talmente grande che la Liturgia lo prolunga per otto giorni. In questa domenica i neofiti deponevano la veste bianca del battesimo ricevuto nella veglia pasquale, e San Giovanni Paolo II la volle consacrare alla divina misericordia. Come abbiamo ascoltato nel Vangelo, il Risorto l’ha manifestata con il sacramento del perdono, la confessione: “Ricevete lo Spirito Santo. a chi perdonerete i peccati saranno perdonati”.

La Santa Messa è oggi celebrata nella cappella del nostro Seminario. Sono contento di salutare i seminaristi che sono connessi: a voi, cari giovani, vi rinnovo il mio affetto e l’incoraggiamento a vivere questo tempo forzato come palestra di quella carità pastorale che è il sigillo specifico del sacerdote, e che trova nella preghiera per il popolo, specialmente nell’Eucaristia celebrata e adorata, la sua prima e più alta forma.

Il Vangelo presenta il perdono dei peccati come il dono della Pasqua, e quindi lo scopo dell’ incarnazione e della redenzione. Il perdono, però, non è che la premessa e la condizione per aprirci a Dio: il Verbo eterno è sceso fino a noi per elevarci fino a Lui, ha preso i nostri peccati – Lui innocente – e ci ha dato la sua vita. È stato uno scambio unico, un’assoluta iniziativa divina che l’uomo, nella sua libertà, è chiamato ad accettare o a negare.

Il tema del peccato, la parola stessa, oggi si ascolta poco, sembra desueta, non conveniente, vecchia e ostica; sembra non inclusiva ma giudicante. È una grande bugia. Se così fosse, ogni scelta sarebbe equivalente al suo opposto. Cos’è dunque il peccato? Il peccato ha molte forme e diversi livelli di gravità: li conosciamo, e sappiamo anche che una coscienza trascurata giunge a non riconoscere quasi più il bene e il male, pensando di esserne lei il criterio e il giudice sommo.

Il peccato, di solito, si presenta come un fare qualcosa di attivo, un’affermazione di sé; in realtà alla base vi è sempre una negazione, un no, un rifiuto all’amore, un chiudere gli occhi alla verità, la paura di fidarci di Dio, di consegnarci a Lui. Egli è di ogni piccolo bene, e del male come il suo opposto. Possiamo anche dire che ogni peccato si presenta nella veste di un “bene” che ci attrae, ma che presto getta la maschera e si rivela come vuoto e meschino, qualcosa che umilia la nostra umanità. Bene assoluto, e quindi è il criterio.

La vita cristiana non è fare qualcosa per Dio, ma è lasciarci fare da Lui, affidarci a Lui, lasciare che Lui compia la sua opera in noi. È lo Spirito del Risorto che ci trasforma interiormente, ci dona la bellezza di Cristo e ci immette nella sala del convito, che è il grembo di Dio, della sua vita. Il peccato è, dunque, rifiutarci alla gioia vera per soddisfazioni senza futuro. Ma, sul sentiero del tempo, Gesù pone il suo perdono: con la riconciliazione e la penitenza ci dice che Lui c’è, ed è sempre pronto a ricominciare con noi, a risollevarci, a guarire le ferite dell’anima, a rimetterci in cammino verso l’eterno. Può essere più grande la divina misericordia? Noi possiamo dire dei “no” a Dio, ma Lui dirà sempre “sì” a noi. Non possiamo temere, ma solo adorare.

Angelo Card. Bagnasco

Arcivescovo Metropolita di Genova

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