“Il Crocifisso: sapienza dell’intelligenza e della fede”

Omelia pronunciata nella Parrocchia di San Giuseppe in Seregno (MB) nella S. Messa per la Festa del Crocifisso miracoloso
24-09-2022

Parrocchia di San Giuseppe in Seregno (MB), 24.9.2022

Festa del Crocifisso miracoloso

OMELIA 

“Il Crocifisso: sapienza dell’intelligenza e della fede”

 

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

Ringrazio il Parroco, Mons. Bruno Molinari, per il fraterno invito a partecipare alla festa del Crocifisso miracoloso di questa Basilica. Saluto i suoi collaboratori e tutti voi: insieme, preghiamo il Signore per la Comunità, per le vostre intenzioni, per la Santa Chiesa e per il mondo intero bisognoso di giustizia e di pace.

 

  1. “La sapienza si è costruita una casa”

La Liturgia ci parla della sapienza di cui tutti abbiamo bisogno, specialmente oggi nel mondo occidentale, che a volte sembra impazzito e che – cosa ancora peggiore – crede di essere talmente all’avanguardia da volersi imporre al resto del pianeta. Ma affinché la sapienza ritorni nel mondo, ci vogliono degli uomini sapienti, poiché la società la fanno le singole persone.

Ma cos’è la sapienza? Alla luce del buon senso comune, pensiamo che è sapiente colui che non spreca il suo tempo in cose inutili: la società del consumismo, infatti, è ingannevole, pubblicizza in modo continuo e subdolo, quasi violento, il vuoto che inganna, stordisce e condiziona la libertà a servizio del potere e del profitto.

Se  spostiamo, però, l’attenzione, ci chiediamo: chi è, per il Signore, l’uomo sapiente? E quindi, qual è la sapienza vera? Viene in mente il re Salòmone che, richiesto da Dio di esprimere un desiderio, chiede il dono della sapienza, cioè di saper distinguere il bene dal male. Senza questa sapienza non è possibile governare e costruire il bene comune. “Chi è inesperto venga a me”, dice la Scrittura, e chi non riconosce la propria inesperienza non potrà trovare la sapienza vera, ma solo se stesso, la propria ignoranza che – quanto più è grande – tanto più si nasconde dietro all’arroganza.

  1. “Andate diritti sulla via dell’intelligenza”

L’esortazione del testo biblico invita a percorrere la strada dell’intelligenza. Come mai Dio parla innanzitutto di intelligenza? E la raccomanda? Perché la fede non è contro la ragione umana, ne è piuttosto alleata, poiché la ragione è dono di Dio, è il motivo della nostra somiglianza con il Creatore. Guardare, quindi, le cose con un’ intelligenza retta vuol dire già – in un certo senso – guardarle con lo sguardo di Dio. L’intelligenza, però, dev’essere libera da pregiudizi che deformano la realtà, e che la vogliono imbrigliare in schemi che non rispondo a verità ma a interessi ideologici o a tornaconti personali.

Quante situazioni – vecchie e nuove – oggi vengono affrontate non con onestà di analisi, ma con categorie precostituite da individui o gruppi di potere? Allora l’intelligenza non riesce ad essere anche sapiente, cioè a distinguere il bene dal male, il vero dal falso, poiché vuole imporsi alla realtà e umilmente onorarla. Un esempi diffuso nel nostro tempo è la comprensione della persona umana: anziché riconoscere ciò che è naturalmente, lo si descrive  come si vuole che sia, ma questo non significa conoscere ma imporsi: non è un’intelligenza saggia ma distorta.

  1. “Venite, mangiate il mio pane e bevete il vino che ho preparato”

È un ‘immagine familiare, quella di condividere la tavola. Che cosa ci insegna? Che per diventare sapienti bisogna entrare in intimità con la sapienza, frequentare la sua mensa, prolungare il colloquio, stare con lei per imparare con umiltà. Non ci si improvvisa saggi, lo si diventa. Fuori dall’immagine, significa imparare ad usare l’intelligenza, cioè pensare prima di parlare, approfondire le questioni per non essere superficiali, distinguere e ordinare, non urlare slogan ma argomentare – cosa oggi rara –; essere liberi da ideologie e da obbedienze particolari, non aver paura del pensiero unico. In sostanza, amare la verità, anche quando ci chiede di cambiare modi di pensare e di vivere.

Ma mettersi a tavola con la sapienza significa anche e soprattutto stare, entrare in intimità con Dio che è Verità e Amore. Ecco la sede della sapienza, ecco la Sapienza eterna, che guarda le cose – innanzitutto l’uomo – nella loro verità poiché ne è il Creatore.

  1. “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”

Sta qui la risposta più chiara e concreta alle immagini e alle esortazioni dell’Antico Testamento: “la sapienza si è costruita una casa (…) chi è inesperto venga (…) andate per la via dell’intelligenza (…) mangiate il mio pane”. Ecco la casa, la via, la meta, il pane da magiare: è l’Eucaristia, il Corpo e il Sangue di Gesù; il corpo dato e il sangue versato sulla croce. Cristo crocifisso è la sapienza del Padre, è lo sguardo con cui vedere il mondo, la vita, noi stessi; è la luce per la nostra intelligenza.

Entrare nell’intimità con il Signore, stare davanti a Lui ogni giorno facendo tacere i rumori fuori e dentro di noi con il silenzio della sua compagnia, cuore a cuore, è essere introdotti lentamente nel suo modo di vedere e di amare. Allora entriamo in una prospettiva nuova, dove il male è male e non va discolpato, ma non è invincibile se il bene è coraggioso; dove il dolore è dolore, ma il suo significato è gioia; dove i limiti e le fragilità sono chiamati per nome, ma la fiducia è più grande; dove il peccato è riconosciuto in ginocchio davanti a Cristo, ma il suo perdono risana, dona fiducia e tutto ricomincia nella luce.

Cari Amici, la strada della sapienza è tracciata, è quella della intelligenza e quella della fede. Il Signore Gesù, il Verbo di Dio, ne è la sintesi. La divina Eucaristia ne è la fonte, la scuola, l’esempio. Nel mistero dell’Eucaristia si ripresenta il mistero di Gesù crocifisso: Egli, dall’alto della croce, guarda l’umanità e il mondo con gli occhi della verità e dell’amore. Sono questi gli ingredienti della sapienza: la verità che non ha paura di chiamare le cose con il loro nome, l’amore che non ha paura di avere fiducia, di sanare, di stare vicino perché anche i vari deserti della vita possono sempre fiorire.

Card. Angelo Bagnasco

Arcivescovo emerito di Genova

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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