“Il cantus firmus della risurrezione e il contrappunto della nostra vita”

Omelia pronunciata domenica 21 aprile 2019 in Cattedrale nella solenne celebrazione della Pasqua di Risurrezione
21-04-2019
Arcidiocesi di Genova
Domenica di Pasqua, 21.4.2019
Santa Messa del giorno
 
OMELIA
“Il cantus firmus della risurrezione e il contrappunto della nostro vita”
 
Cari Fratelli e Sorelle
 
Il Signore è risorto, alleluia! La Pasqua è la manifestazione della nostra vita: eravamo sepolti nel buio del tempo senza sbocco, ma oggi Cristo ci ha liberati dalla tomba delle nostre paure, e ci ha portati nella vita vera che non ha fine. Che cosa è accaduto a Lui? Gesù ha attraversato la barriera della morte, le è andato incontro, l’ha abbracciata, e così facendo l’ha vinta. E a noi che cosa è accaduto, che cosa accade? A noi accade che ora “la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio”, così scrive l’Apostolo Paolo ai Colossesi. Le parole non sono del tutto chiare, suonano sibilline. Qual è il messaggio? E’ duplice.
 
Innanzitutto, ciò che siamo veramente è nascosto in Dio. Dio ce ne parla nelle Scritture e nel Verbo Incarnato, nella sua parola e nella sua esistenza. Ma che cosa saremo un giorno – essere come Gesù risorto – questo ci sfugge, è nascosto: sappiamo che avverrà ma non che cosa sarà precisamente. Gesù risorto appare ai suoi e ad altri ripetutamente, ma con tratti singolari: a volte viene subito riconosciuto, a volte no, entra ed esce a porte chiuse, lo credono un fantasma ma si mette a mangiare… E’certamente Lui, il Maestro, ma c’è in Lui qualcosa di diverso. E’ il Signore, ma è circondato da un nuovo mistero. Lo vedremo solamente un giorno.
 
C’è però un secondo messaggio. Gesù, nato a Betlemme, vissuto a Nazaret, pellegrino sulle vie della Palestina, crocifisso sul Calvario e risorto…ebbene quel Gesù è vero, è un fatto, corrisponde alla profondità di ogni uomo. E quando qualcosa corrisponde nella profondità di ciascuno e di tutti, vuol dire che è vera, esistente, concreta. L’esperienza della nostra radicale incompiutezza, ma anche dell’anelito al compimento nel segno della vita, dell’amore, della felicità, ci dice in modo inequivocabile che Gesù è il Signore, che Lui è proprio ciò che l’umanità attende e cerca.
 
Ma vi è anche un altro segno: la testimonianza di coloro che hanno vissuto con Lui, ciò che sono diventati. Grazie a Gesù, sono entrati in una umanità nuova, sono cambiati, sono rinati, risorti. Non solo, ma il Vangelo ha generato e continua a generare ovunque bontà, amore, arte, civiltà e bellezza. Nessuna ombra, nessun errore passato o presente può oscurare questo fatto che continua anche oggi: è il continuo parto di una umanità redenta e risorta. A volte ci si ferma e ci si fissa su pagine scure e tristi, ma non sarebbe giusto saltare le innumerevoli altre, che testimoniano un mondo nuovo che è presente, che con Gesù è uscito dal sepolcro.
 
Cari Amici, ciò che saremo in pienezza con Cristo non lo possiamo neppur immaginare, ma ciò che già ora possiamo essere con Lui, questo lo vediamo. E ci basta per lodare Dio, e per scrivere le nostre giornata come un contrappunto attorno al cantus firmus di Gesù risorto. E’ questo l’ augurio che ci scambiamo con gioia e affetto.
 
Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
 
 
condividi su