Arcidiocesi di Milano
Parrocchia di Lesmo, 6.2.2022
OMELIA
“Famiglia oggi nel mondo e nella Chiesa”
Cari Confratelli nel Sacerdozio
Distinte Autorità civili e militari
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Un saluto cordiale a tutti e, attraverso di voi, all’intera Comunità Pastorale. Un saluto affettuoso al Parroco, Don Mauro Viganò, al suo Coadiutore e ai Sacerdoti collaboratori: grazie per il gradito invito a presiedere questa Eucaristia che conclude il vostro percorso. In questo tempo vi siete messi alla scuola della preghiera, della dottrina della Chiesa e della vita dei Santi: scuola che vede la Sacra Famiglia all’origine della Redenzione, e i santi Genitori di Teresina come icona ravvicinata nel tempo. Anche la peregrinatio delle reliquie dei coniugi Martin nelle quattro Parrocchie, e la statio in casa di diverse famiglie, hanno dato corpo alla vicinanza visibile dei Santi, nostri fratelli, amici e intercessori.
In punta di piedi entro nel vostro solco non conoscendo voi e le vostre storie, ma riconoscendoci tutti discepoli dello stesso e unico Signore.
- Centralità dell’Eucaristia
Come sempre tutto, nella Chiesa e nella via cristiana, nasce dall’Eucaristia e nell’Eucaristia si compie. Ogni altro modo sarebbe troppo umano e quindi poco efficace: il Cristianesimo, infatti, non è nostro progetto, un’organizzazione che nasce da noi e che possiamo modificare a piacimento, ma è l’opera di Cristo che ne è il Capo e lo Sposo. A questo proposito, è vero che molto sta cambiando nella storia umana – specie occidentale – ma non dobbiamo farci prendere dall’ansia dimenticando che c’è qualcosa che non muta, e questo è il cuore dell’uomo. In verità, sembra che anche l’uomo sia in preda ad una metamorfosi radicale, ma, se andiamo oltre la superficie, vediamo che non è così: esso resta nostalgia di infinito, di vita e di amore per sempre. L’essere umano ha bisogno di destino: che cosa sarà di me oltre la porta della vita terrena? Solo l’eterno è il senso del tempo. Per tale ragione, il miglior alleato del Vangelo non sono le nostre risorse, i programmi, le organizzazioni, ma è l’uomo, la sua anima. Solo il Vangelo corrisponde in profondità: i miti del mondo possono appagare qualche ambizione e impulso, ma non riempiono la vita. Dio può anche essere esiliato dal contesto culturale e sociale, ma non può essere esiliato dal cuore dell’uomo. Esso è creato da Dio ed è fatto per Dio.
- L’anno della famiglia
L’anno di San Giuseppe, che ci ha fatto riflettere sulla famiglia, è stato provvidenziale: la famiglia, infatti, non è sostenuta socialmente, èd è aggredita dal pensiero unico che pretende di cambiarne la natura di rapporti stabili e complementari di un uomo e una donna, grembo di vita, palestra di umanità, prima forma del vivere insieme e, per i credenti, anche scuola di fede. Questo patto d’amore è reso pubblico e impegnativo davanti alla comunità civile e, per i cristiani, è sacramento di grazia e luogo di santificazione. Per queste ragioni è giusto che alla famiglia la società riconosca ciò che le è dovuto come realtà incomparabile e insostituibile, senza equipollenze diverse. Oggi – com’è noto – la famiglia è ridotta al volersi bene tra due persone a prescindere da altri fattori essenziali, che l’umanità ha sempre riconosciuto e che il Vangelo assume ed eleva. Ciò accade perché spesso la fede è evanescente, e la ragione è sfiduciata nella sua capacità di conoscere il vero e il bene. Così si pretende di separare l’uomo dal suo essere, e di ridurlo a frutto dell’evoluzione storica, cioè a qualcosa che prende forma a seconda delle epoche, delle circostanze, dei desideri, delle auto percezioni.
Che cosa ha da dire oggi la Parola di Dio sulla famiglia? Possiamo rilevare almeno due messaggi.
- La famiglia grembo di vita e palestra di fede
Nel Vangelo, Gesù resta ammirato della fede del Centurione che gli chiede di guarire il suo servo. Molti dei contemporanei di Cristo credono in Lui, ma questo pagano rivela una misura particolare: il Maestro non deve scomodarsi e recarsi a casa. Basta una sua parola così come lui – il Centurione – ordina e gli altri obbediscono. Con queste semplici parole, egli riconosce in Gesù il Signore della vita e del tempo: “basta una tua parola”! La sua logica è sconcertante forse anche per noi complessi e sofisticati: a volte sembra che la semplicità sia superficiale e poco dotta, ma all’opposto mostra il radicamento nel cuore come ricorda san Paolo: “col cuore si crede”.
Possiamo dire che il Centurione è passato dal “credere” in Gesù al “vivere” di Lui. Se la fede della mente, cioè della “bocca”, non arriva al cuore, resta un’idea, un insieme di valori, ma non scalda la vita. Così pure la fede, dal cuore deve salire all’ intelligenza, cioè deve diventare parola e profezia pubblica, altrimenti resta emozione e sentimento. La fede è rapporto con Gesù, per questo una famiglia che prega non potrà mai essere totalmente disperata o totalmente in preda alla discordia.
- Famiglia nucleo di forza e punto di riferimento
Il secondo messaggio viene dal profeta Ezechiele: “farò di loro un solo popolo”. Dio parla ad Israele che Egli sceglie e raduna per fare un’alleanza di salvezza universale; e in esso porrà il santuario della sua presenza nella storia.
Queste parole possono illuminare la famiglia, prima e fondamentale cellula di ogni popolo? La famiglia, da sempre è considerata come un “nucleo”, cioè come qualcosa di compatto, solido, vitale, che resiste ad agenti corrosivi; che è un punto di forza per gli “elementi” che la compongo. Se ci pensiamo, è proprio questo il motivo per cui si vuole indebolire il nucleo che genera e forma le nuove generazioni. Rendere fragile la famiglia significa rendere fragili e insicuri i giovani, cioè il futuro: così saranno più facile preda di illusioni e di fughe a volte mortali e sempre tristi. Si vuole una società debole, soggetta a manipolazioni di tipo economico e di potere, sapendo che un insieme di individui spaesati non crea una compagine forte, ma un aggregato debole alla mercé di “elite” sempre più ristrette, potenti e arroganti.
- Famiglia luogo di comunione
In un mondo diviso, divisivo e conflittuale, la comunità cristiana è chiamata all’annuncio del Signore Risorto, e la prima testimonianza è l’unità che scaturisce dalla comunione con Gesù. Gli uomini sperano di vedere che camminare insieme è possibile, bello, efficace. Come è possibile guardare con sospetto la fede? Essa parla di Dio, della libertà e dell’amore, del bene e della vita eterna, della salvezza dal peccato, origine di ogni altro male. Perché temere Cristo e la sia Chiesa? Frutto di questo “risentimento” non è una cultura più umana e una società più fraterna, bensì più frantumata e litigiosa, più intollerante, più lesiva della dignità dell’uomo. E’ questo che vogliamo?
Nel nostro straordinario Continente è in atto il livellamento culturale, una omologazione che si vuole imporre tagliando le radici cristiane dell’Europa; ma – se l’albero si vede dai frutti, come dice Gesù – il sentimento diffuso è lo smarrimento e l’angoscia. In quest’ora della storia la comunità è chiamata con maggiore urgenza ad annunciare e testimoniare Gesù il Signore, unica speranza che ci chiama ad unità non in nome di un’ideologia, ma della grazia.
Non si tratta – come a volte si teme – di costruire “roccaforti”esclusive e di sentirsi migliori, ma di essere “oasi” di umanità perché il mondo creda. Dove c’è Dio, infatti, c’è benevolenza e calore, si è a casa, sorge fraternità e condivisione. La famiglia è un luogo privilegiato di tale missione, tanto che il Concilio Vaticano II l’ha qualificata come “Chiesa domestica”. Perché questo accada, ogni famiglia deve essere sostenuta da altre famiglie, con le quali vedersi con la regolarità che la vita richiede per edificare e resistere alle intemperie. Ecco i gruppi della pastorale familiare, gruppi che non sono isolati – pena il ripiegamento – ma neppure apolidi. pena la dispersione. La comunità cristiana con il suo Pastore, e la Diocesi con il Vescovo, sono l’orizzonte per respirare la Chiesa e l’umanità.
Cari Amici, grazie per la vostra testimonianza, grazie per la vostra preghiera. Prego con voi e per voi, certo che vi ricorderete qualche volta anche di me. I coniugi Martin pregano per voi, per i vostri figli e nipoti, per questa Comunità Pastorale. Il Signor Gesù ci unisce nel suo amore, e la Santa Vergine ci accompagna con la sua maternità. Amen!
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Emerito di Genova