Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa di inizio Anno Pastorale e per il 380° anniversario della Consacrazione a Maria Regina di Genova
16-10-2017
Arcidiocesi di Genova
Lunedì 16.10.2017
380 anni della Consacrazione alla Madonna Madre e Regina di Genova
OMELIA
‘Et rege eos’
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Autorità
Cari Amici
1. Una circostanza storica
Era il 1637, quando il Senato della Repubblica decise di incoronare Maria Regina di Genova. Questo avvenne per le mani dell’Arcivescovo genovese, il Card. Giovanni Domenico Spinola. Da allora, su questo antico altare, veneriamo Maria nella imponente statua che esprime la regalità e la maternità della Santa Vergine: la sua solennità infonde sicurezza e devozione, la sua maternità sprigiona dolcezza e confidenza. In questo anno ricorre dunque il 380° anniversario di quell’evento, e noi oggi abbiamo la grazia di rinnovare quel gesto che si esprime nella semplicità, ma che perdura nella storia e ispira la vita.
2. Che cosa significa dedicare?
Che cosa significa in concreto la dedicazione che stiamo per fare? Dedicare significa consegnare qualcosa a qualcuno in modo del tutto speciale: significa dire: ciò che consacro a te è tuo. Nel nostro caso, consegniamo alla Madonna noi stessi, la Comunità diocesana, la nostra amata Città. Ci poniamo sotto la sua protezione; come figli deponiamo nel suo cuore gioie e speranze, difficoltà e tribolazioni. Deponiamo le famiglie e i giovani, i malati e gli anziani; le affidiamo i disoccupati, quanti per la prima volta bussano ancora invano alla porta del lavoro e le persone sole; le presentiamo i poveri, i deboli, coloro che non hanno voce e che forse sono invisibili; quanti fuggono da carestia, persecuzione e guerra in cerca di speranza. Innalziamo verso di lei i nostri bambini, così pochi per Genova e così preziosi per i loro genitori e per società. A lei raccomandiamo le istituzioni, coloro che hanno responsabilità pubbliche, perché il bene comune sia l’unica ambizione del loro operare. E per questo abbiano luce e forza dall’alto.
3. Un atto per tutti e per ciascuno
Cari Amici, siamo consapevoli di rappresentare il nostro popolo, tutti: coloro che hanno fede, coloro che non vediamo nelle nostre comunità, coloro che forse guardano alla Chiesa con indifferenza, che non comprendono o dissentono, che hanno altre fedi o posizioni. Come possiamo porre questo gesto, così squisitamente religioso, per tutti? Molti sono uniti dalla stessa fede cristiana e cattolica, tutti siamo uniti dall’anelito interiore verso la verità e il bene, il desiderio di felicità e di pace. Il nostro atto, dunque, non offende nessuno e, straripando, fa bene a tutti. Diventa – in un senso profondo – anche un atto missionario che esprime l’ansia di portare il Vangelo ad ognuno affinché – da ogni crocicchio della vita – possa entrare nella sala luminosa del banchetto.
4. Una grazia da chiedere insieme
Ma, in quest’ora della nostra storia, vogliamo chiedere insieme una grazia per tutti, Chiesa e Città: la grazia di sentire, nel segreto dell’anima, la misteriosa carezza di Dio. Ne hanno bisogno coloro che vedono la vita come un inesorabile passare di giorni verso l’ignoto della morte, ma che – nello stesso tempo – avvertono il desiderio di infinito, di verità e di bene. Desiderio che prende la forma di sottile insoddisfazione – quasi di tormento – verso tutto, anche verso ciò che soddisfa ma non riempie la vita. Sono anime che cercano senza saperlo Dio, origine e destino del peregrinare nel tempo. Oh, se essi percepissero l’invisibile carezza come risposta alla loro inconsapevole nostalgia di cielo! Basterebbe un momento di silenzio per ascoltare le voci profonde del cuore, e subito sentirebbero le ali di Dio. E la vita prenderebbe orizzonte e luce!
Ma ne hanno bisogno anche quanti hanno ricevuto il dono della fede, e che sentono l’insidia del secolarismo che fa vivere come se Dio non ci fosse. Purtroppo, si può credere in Dio ma vivere senza Dio; e questa separazione è il dramma del nostro occidente. Ciò vuol dire che la fede resta astratta, non diventa incontro e vita. Nella coscienza anche dei credenti le cose di Dio possono non apparire urgenti; c’è sempre qualcos’altro che è ritenuto tale. Ma se il Signore non è più importante, allora si spostano i criteri per stabilire quello che è importante, e così l’uomo sottomette se stesso a costrizioni e norme che lo rendono schiavo e infelice. Che Maria, Madre e Regina di Genova, ci doni il senso del primato di Dio, della sua priorità, e che risplenda nella liturgia, nella catechesi, nell’ educazione cristiana, nella vita, nella carità: con l’attenzione che il nostro fare il bene non ci faccia dimenticare il Bene sommo, dal quale ogni bene deriva.
5. Gesù prega per Genova
Guardiamo l’immagine della santa Vergine: l’hanno guardata e invocata per quasi quattro secoli molte generazioni, i nostri padri. L’hanno guardata e forse hanno pianto per i loro figli, per il duro lavoro, per la Città, per la Chiesa; sono venuti qui con fiducia, e la loro preghiera ha impregnato le pietre di questa cattedrale. Tutto parla!
Anche noi la guardiamo con occhi di figli, e scorgiamo che nelle mani del piccolo Gesù in braccio a Maria, vi è un cartiglio nel quale è scolpita per i secoli la preghiera di Gesù alla Madre. Il Figlio di Dio prega sua Madre! La supplica che il Dio Bambino rivolge a Lei è questa: ‘Et rege eos’! Guidali; sostieni i loro passi; sollevali nelle infermità; rialzali nelle cadute; conducili al porto del cielo; non li abbandonare mai. ‘Et rege eos’! Potremmo pensare una preghiera più bella, più rassicurante, più desiderabile, più nostra?
Insieme a Gesù, anche noi rivolgiamo a Lei, Regina e Madre, quelle dolci parole: ‘Et rege nos’! Sì, guida i nostri passi nel cammino della vita spirituale, Signora e Madre; reggi la nostra Chiesa e Genova. A te la corona, lo scettro, le chiavi della Città e dei nostri cuori: sii Tu la bella Signora che con materna bontà ci richiama dagli errori, ci sostiene nei pericoli, ci riconduce a Cristo, fa risplendere il primato di Dio nella vita personale e nella storia: solo così possiamo vivere liberi, quella libertà fiera e operosa che fu sempre cara a questa Città, ‘superba’ non per vanagloria, ma per bellezza, nobiltà e onore. Fiera per l’amore a Te, Madre nostra, Regina di Genova.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova