Ecco il legno della croce, al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo

Omelia tenuta venerdì 14 marzo 2014 in occasione della Via Crucis Cittadina
14-03-2014
           Con le parole della Liturgia concludiamo la Via Crucis, la strada dolorosa che Gesù ha percorso per liberarci dai nostri peccati. Per questo diciamo che Cristo è Salvatore del mondo, non per altro. Non è venuto per guarirci dai mali della vita:  malattie, sofferenze fisiche e psichiche, neppure dalla morte corporale. E’ venuto a guarirci dal male del peccato che è lontananza da Dio: si può vivere lontani dall’amore? Si diventa aridi! Si può vivere lontani dalla sorgente della vita? Si diventa spenti. Si può vivere lontani dalla Comunione? Si vive lacerati: in famiglia, nel lavoro, in società. Il Figlio di Dio ha dato la vita per noi perché noi vivessimo come figli di Dio e fratelli tra noi. Oscurare la paternità di Dio è soffocare la fraternità alla sua radice, è proclamare che l’uomo è orfano e solo, è consegnare il mondo alla legge del più forte e astuto.

         Sul legno della croce Gesù, ci accoglie tra le sue braccia trafitte e spalancate, ci solleva verso il cuore del Padre e ci riporta a casa. Questa è la salvezza, e questa è la gioia della croce, la sua gloria: gli splendidi crocifissi della nostra Genova esprimono questa realtà di fede: il legno secco della croce, irrorato dal sangue del Figlio di Dio, è fiorito e ha germogliato la vita. La morte non divora la vita nel nulla, ma è la porta verso la vita vera. Per questo la morte non vince: anche se essa storpia la carne di Cristo è vinta nella sua follia distruttiva.

         I mali della vita restano, si presentano alla nostra libertà di creature: essi a volte vengono, a volte li causiamo noi con scelte sbagliate personali o sociali. Per quanto dipende da noi, il Signore ci chiede di essere responsabili e onesti. Ma sempre, però,  ci è dato di viverli con il Signore: viverli per superarli o per portarli. In un modo o nell’altro, tutto diventa grazia, pegno di eternità.

        Dalla croce discende un modo nuovo di vivere i rapporti umani, un modo di vivere che Gesù mette nelle nostre mani. Viene da chiederci: viviamo i rapporti nel segno di Gesù? come dono di noi agli altri? Accade questo negli ambienti di vita: il lavoro, il tempo libero, il volontariato, la comunità cristiana? Ma innanzitutto nelle nostre famiglie? La famiglia è il primo luogo di relazione, ne è scuola e palestra principale. Ma anche il tesoro della famiglia è insidiato da una mentalità individualista che spinge a disgregare i rapporti, a rendere i legami deboli e incerti. Se la famiglia si sfalda è l’uomo che si smarrisce, la sua umanità, e la società perde il suo  fondamento. Per questo – guardando alla Chiesa universale – la nostra Diocesi riflette sulla famiglia e si prepara alla convocazione del 4 maggio prossimo: per pregare, e per confermare che la famiglia è  dono e speranza per il mondo.

        Cari Amici, viviamo il tempo quaresimale con fede e raccoglimento, teniamo il cuore fisso su Gesù crocifisso: lasciamoci abbracciare per essere ogni giorno di nuovo sollevati verso il Padre.

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