Dov’è la tua fede?

Omelia pronunciata nel Santuario di N.S. della Guardia nella S. Messa del mattino della solennità
29-08-2016
 Arcidiocesi di Genova
Lunedì 29.8.2016, Solennità della Madonna della Guardia
OMELIA
“Dov’è la tua fede?”
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
1. Per Genova tornare al Santuario della Guardia è respirare aria di casa. Sembra che di anno in anno cresca il fardello da portare ai piedi della Madonna. Ognuno viene con un fascio di speranze, ma anche di preoccupazioni per sé e per i propri cari: i genitori per i figli, i nonni per i nipoti, gli uni per gli altri tra gli sposi, gli amici, i conoscenti. E poi, se ci affacciamo al balcone del mondo, vediamo scenari che inquietano e addolorano, come il terribile sisma di questi giorni: preghiamo per le molte vittime e i moltissimi sfollati. Preghiamo perché lo scoraggiamento non abbia il sopravvento mai. Dio ha forse abbandonato il mondo? Ha ritirato la sua mano di Padre? Ha chiuso le finestre del cielo?
2. Sentiamo salire fino ai nostri cuori una voce che vuole rispondere alle nostre inquietudini. Se tendiamo l’orecchio, ci accorgiamo che quella voce in realtà, piuttosto che salire, scende fino a noi: scende da dove? Scende dalla croce! Il crocifisso ci parla della misericordia di Dio; Lui è la misericordia che si fa carne perché non muoia la speranza e nasca la vita della grazia. Quella voce si avvicina sempre di più e declina delle parole. Le ascoltiamo: ‘Non temete, io sono con voi sempre’. Noi quelle parole le traduciamo così: non c’è via senza ritorno; ovunque mi troverai se aprirai il cuore; io verrò in te e cenerò con te. Ci dicono: è ancora possibile che il mondo diventi il mio cenacolo in mezzo alle ombre del tempo. Quella voce, cari Amici, in questo santuario si fa visibile nel volto del divino Bambino in braccio a Maria. Quel Bambino ci attira con la sua disarmante bellezza, e ci indica la tenerezza materna della Vergine.
3. Questa voce ci parla dunque della fede. E’ la fede che scioglie i cuori, sana le ferite, rialza dalle cadute; è la fede che nelle miserie ridona fiducia, che fra le macerie dell’anima rigenera speranza, fra le oscurità illumina. Quando il cielo è buio e greve, la fede ci assicura che al di là delle nubi c’è il sole, il sole di Dio. Genova, dov’è la tua fede? Dove hai messo il tesoro della fede che hai ricevuto dai padri? Che ha segnato la tua storia, che ha espresso splendide chiese, le edicole dei tuoi vicoli, delle strade, dei palazzi; fede che ha ispirato sentimenti e nobiltà d’animo? Fede che ha suscitato tradizioni religiose legate al mare e ai monti, che ha accompagnato il duro lavoro per mantenere le famiglie, per rendere grande te, che sei raccolta come una perla in un guscio fatto di terra, cielo e mare? Dov’è la tua fede? Si vede ancora, ispira sentimenti e propositi, educa i cuori dei tuoi figli, sostiene opere e giorni? E’ essa il porto delle tue giornate, porto dal quale al mattino parti intraprendente per il lavoro, e dove rientri a sera per trovare riposo?
4. La fede genera l’uomo nuovo; ma noi crediamo a questa novità? Vediamo i segni della nuova creazione che Gesù ha iniziato, e di cui già si scorge l’alba nonostante la lotta del vecchio mondo che non vuol morire? La fede non è una sapienza umana, un libro, una filosofia, un codice, ma è l’incontro con il Vivente. Le idee si scoprono, le persone s’incontrano: le idee vanno fuori moda, le persone non sono mode. Se poi la persona è quella di Dio, che ha il nome e il volto di Gesù Risorto, allora Egli è il sempre giovane, il più bello, Colui che è sempre attuale perché non tramonta. Le ideologie o sono fluide come la sabbia e quindi incapaci di essere fondamento di civiltà, oppure sono gabbie di ferro che con ferocia imprigionano cose, vita, persone. Il cristianesimo non è nulla di tutto questo, anche se così lo si vuole dipingere. Dall’incontro con il Risorto scocca una scintilla che non si spegnerà più: inizia un movimento che trasforma la vita degli individui e la storia delle Nazioni. Gesù è Dio che irrompe nel cuore del credente, lo apre ad un orizzonte nuovo, gli rivela che la terra è preludio di un altro mondo, quello del cielo; gli comunica la vita della grazia che è l’amicizia con Lui. Tutto cambia! L’incontro con Lui trasforma il modo di pensare e di sentire, di vivere e di stare con gli altri. Non sono le opere buone che trasformano il mondo, ma l’uomo nuovo che Gesù fa di ciascuno di noi se ci arrendiamo a Lui, se ci consegniamo alla sua croce. Non è il nostro volontarismo umano nel fare il bene o nell’essere buoni, ma è il dinamismo potente della grazia che trasforma noi e la storia.
5. Gesù, il Redentore, opera in noi con le mani del suo Spirito e lo fa in molti modi: il Vangelo, i Sacramenti, gli incontri. Ma perché ciò non passi inosservato, è necessario entrare nel silenzio. C’è troppa paura del silenzio. Oggi si vuole uccidere il silenzio per impedire all’uomo di scendere nel suo cuore e pensare. Nella storia, i potenti hanno sempre avuto timore che il popolo pensasse, e hanno fatto di tutto per distrarlo dalla realtà. Essi sanno che quando l’uomo entra in se stesso e ascolta le domande più vere, allora si accorge delle cose che contano e di ciò che invece è effimero anche se sbandierato. La storia insegna che entrare nel regno della verità vuol dire diventare capaci di giudicare società e culture, di riconoscere democrazie e regimi. Vuol dire stanare gli inganni e le bugie, le illusioni e le sirene che addormentano l’anima. Vuol dire denunciare che una società laicista è una società senza fondamento, traballante, esposta al peggio; vuol dire denunciare la povertà crescente e le disparità offensive. E’ necessario ritornare alla radice dell’educazione in famiglia e nella scuola senza discriminazioni; ricordare che vecchi e giovani vogliono vedere il più grande impegno su ciò che conta veramente per la gente quotidiana.
6. Genova, dov’è la tua fede? Cari Amici, dov’è la nostra fede? Abbiamo forse paura del silenzio, temiamo di ascoltare le voci del cuore che ci fanno aprire gli occhi e ci salvano dalle menzogne? Chiediamo alla Madonna di non avere paura di rientrare in noi stessi, di dire che vogliamo una società diversa basata sulla nostra storia di fede e di cultura. Un conto è conoscere ogni parte del mondo, altra cosa è diventarne succubi avendo vergogna di dirci cristiani. Chiediamo alla Santa Vergine di amare la fede ricevuta dai padri: nessuno tema le proprie miserie. Lei, la grande Madre, vede, e come a Cana provvede.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova
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