Debole è la nostra voce

Omelia tenuta in Cattedrale nella S. Messa della notte di Natale
24-12-2014
Arcidiocesi di Genova
Santo Natale, 24.12.2014, Santa Messa della notte
OMELIA
‘Debole è la nostra voce’
‘Debole è la nostra voce, ma fa eco a quella dei secoli. O voi tutti che ci ascoltate: la nostra gioia è la più grande di tutte’. Con queste parole il beato Pontefice Paolo VI si rivolgeva al mondo nel Natale del 1968.
Queste stesse parole le ripetiamo a voi, cari Fratelli e Sorelle, che nel cuore della notte siete usciti dalle vostre case per raggiungere questa cattedrale. Forse siete stati guidati da una segreta speranza, quella di incontrare il Signore, il Dio con noi. Forse alcuni non hanno ancora la luce della fede, ma hanno ricordi lontani, nostalgie antiche di persone care che non sono più, di parole ferme e dolci che aiuta a camminare nella via del bene.  Forse sono state le preoccupazioni del presente o le paure del futuro che  hanno misteriosamente guidato i nostri passi con la speranza di una parola diversa, di un calore antico e pur nuovo, di una carezza invisibile sull’anima affaticata. Qualunque sia il motivo che vi ha guidati, ora siete qui, siamo qui: ognuno porti all’altare – davanti a Gesù Bambino – quello che ha nel cuore, lo metta accanto a ciò che anche gli altri segretamente depongono, per farne un’unica offerta a Dio, un’unica supplica, una sola speranza. Cari Amici, quando preghiamo insieme, il Signore è in mezzo a noi, e la preghiera penetra il Cielo perché ha le ali non di uno, ma di tutti.
Che cosa sentono risuonare i nostri cuori in questa notte di mistero ? Una parola di gioia, perché Dio è venuto nel mondo, si è fatto come noi per vivere con noi. Per non lasciarci soli. E’ venuto a cercarci come il Pastore buono va a cercare la pecorella smarrita, lacerata e stanca. E’ venuto per farsi trovare da te, o anima che mi ascolti, da te che guardi incuriosita, forse incredula, ma desiderosa di intravvedere un mondo diverso. Da te che non sei contenta e vorresti essere migliore. Una parola di gioia!
Ma è possibile oggi la gioia? E’ possibile o è un sogno, una fiaba lontana, il ricordo di un paradiso perduto? Una voce avanza dai secoli, si fa spazio tra mille rumori e, come un messaggero, sale sui tetti del mondo e dice: sì, la gioia è possibile o uomini della Terra. La gioia è nata. Essa è un Bambino debole e umile, nasce in una grotta povera e semplice; è per coloro che sono disposti a gettare le armi della presunzione. La gioia è nata, essa ha un volto, Gesù Cristo: per questo la nostra gioia è la più grande di tutte!. Non è la gioia fragile dei potenti e degli arroganti, dei superbi e dei furbi. La corruzione non contiene la gioia. E neppure è una gioia languida e inerte, ma robusta e decisa, che lotta con il male, che si oppone alla corruzione con l’onestà,  all’inerzia con l’operosità e la fatica. Accogliere Cristo significa esporci a questa gioia cristallina che rende limpido il nostro sguardo e audace il nostro operare. Rende capaci di riconoscere Gesù in questa chiesa, sulle strade, nelle nostre case, nelle famiglie, sul viso dei bambini e degli anziani; capace di vederLo sui volti segnati dalla fatica e dal lavoro, dalla disoccupazione e dagli stenti per la mancanza di lavoro, di assistenza e di amore. Nello sguardo dolente di tanti, che soffrono la solitudine e l’indifferenza fino a diventare invisibili.
Cari Amici, vogliamo accogliere la gioia, quella non chiassosa e superficiale? Accogliamo Gesù nei nostri cuori, lasciamolo entrare nella vita quotidiana. Vogliamo comunicare la gioia del Natale? Indichiamo la poesia del presepe con un gesto di attenzione, una mano tesa, una parola umile, uno sguardo di tenerezza. Non abbiamo paura del silenzio, della nostra incapacità di comunicare l’anima. L’anima è il pascolo solo di Dio. Lasciamolo a Lui. Non di rado dobbiamo accontentarci del solo sguardo per tradurre i pensieri e i sentimenti più intimi, così come succede ai bambini e ai morenti. Lo sguardo, infatti, riscatta l’infermità delle nostre povere parole. Il mondo – sprofondato in una disperante angoscia – cerca una gioia non sognatrice, ma vera e robusta, e la nostra è la gioia più grande di tutte. Non possiamo tenerla per noi!

                                                                                                

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