Genova, Sala Quadrivium 6.6.2023
Convegno
“David Sassoli: la saggezza e l’audacia”
Un rispettoso saluto alle Autorità e a tutti i convenuti a questo momento significativo in onore di David Sassoli, già Presidente del Parlamento Europeo. Siamo qui per fare memoria della sua persona, e in lui onorare il sogno europeo dei grandi Padri, sogno di un’Europa unita nelle differenze, casa di Popoli e Nazioni.
A riguardo, non posso non ricordare alcuni incontri personali, in Italia e in Belgio, quando, appena eletto presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’ Europa, mi recai in doverosa visita alle Istituzioni Europee a Bruxelles, a Strasburgo e in Lussemburgo presso la Corte di Giustizia.
Al Parlamento Europeo, insieme ai Sacerdoti giovani della Diocesi, ebbi l’opportunità di incontrare circa duecento deputati italiani e dipendenti di diverse nazionalità, nonché di celebrare la Santa Messa in una sala dedicata. Al mio fianco erano l’onorevole Tajani, che dopo qualche giorno sarebbe stato eletto Presidente, e l’onorevole Sassoli. Rimasi impressionato dalla pluralità degli interventi, e dall’interesse verso i punti di vista della Chiesa Cattolica.
In seguito, eletto Sassoli Presidente del Parlamento, il convegno che si celebrò in questa sede fu un’ ulteriore occasione per apprezzare il suo pensiero e intuire i suoi sentimenti: ne rimasi ammirato, e ancora oggi ringrazio la Casa editrice “Il canneto” per la pubblicazione di quell’evento.
Sono grato al dott. Gianni Sardo, giornalista e membro della Segreteria della Presidenza della Repubblica, per aver curato la raccolta dei discorsi di Sassoli lavoro, questo, che aiuta a mettere in luce e a sistema gli scritti di chi è stato investito di responsabilità apicale.
Le parole del titolo, riprese da un discorso dell’Autore, destano curiosità e interesse, ma soprattutto sono sintesi e prospettiva di ciò che abitava la mente e il cuore dell’Autore.
- La fiducia della Chiesa
Per questo intervento, mi valgo innanzitutto del mio servizio europeo, e mi è caro confermare la sincera fiducia che i Vescovi del Continente ripongono in una Europa unita. Tale adesione poggia almeno su due ragioni.
In primo luogo il Continente ha una medesima anima, e questo è il dono peculiare da offrire agli altri Continenti. Lontani da un vecchio europeismo, siamo nella logica del reciproco riconoscimento, rispetto e umana solidarietà
Inoltre, in un evidente quadro geopolitico, è necessario che l’Europa si presenti al mondo a testa alta, come un soggetto unitario, veramente coeso e credibile, rispettabile e necessario per il cammino dell’umanità. Fuori da questo sfondo, oggi daremmo onore ad una persona – certamente degna – ma sarebbe un onore parziale, poiché David Sassoli ha rappresentato ben più di se stesso: ha espresso per mandato l’anima, l’ideale, il compito di un’ Europa unita.
- Coraggio, audacia, sapienza
Tento ora di fare una certa lettura di alcune parole di Sassoli alle quali si ispira questo incontro: “Siamo immersi in trasformazioni epocali che, per essere governate, hanno bisogno di nuove idee, del coraggio di saper coniugare grande saggezza e massimo di audacia”. E’ un’affermazione che dà una lettura del presente, apre sul futuro e indica alcune condizioni.
Ma:
1) cos’è’ il coraggio? E’ avere coscienza del pericolo e affrontare l’ostacolo pur avendo delle paure;
2) l’uomo audace, invece, è colui che punta oltre le difficoltà che intimoriscono, e scommette su obiettivi superiori giocando se stesso;
3) il sapiente, infine, è colui che agisce non solo per obiettivi, ma per visione, ha un orizzonte complessivo, e al suo interno vede delle mete e degli obiettivi. Ha cioè una visione più ampia, consapevole che fissare l’attenzione solo su un albero impedisce di vedere la foresta. Solo il “tutto”, infatti, consente di vedere meglio le “parti”: naturalmente, nelle cose umane di solito si raggiunge una “totalità progressiva”, ma non averla significa perdersi nei particolari disarticolati e illusori. Di conseguenza, si diventa dipendenti da chi ha una visione facilmente ispirata a interessi propri e magari mascherata da nobili parole.
Si può dire che senza sapienza il coraggio può diventare ostinazione, e l’audacia può trasformarsi in temerarietà; in un cammino comune sorgono arroganza e prevaricazione.
- Una possibile prospettiva
Ora, con prudenza e rispetto, dalle parole di David Sassoli azzardo una linea di azione, che forse egli stesso avrebbe nel tempo esplicitato. Intendo ciò che qualunque gruppo organizzato – politico, sociale, aziendale … – fa usando intelligenza e buon senso: parlo di un processo serio, onesto, rapido e incisivo, di verifica del “sogno” europeo. Si tratta di guardare il cammino percorso con il coraggio della verità, cogliendo successi e difficoltà, punti di forza da potenziare e debolezze da correggere, liberi da paure, ideologie, supponenze che pregiudicano l’analisi, blindano ogni riforma, appesantiscono il cammino, rischiano l’immobilismo.
Questo processo periodico è tanto più necessario quanto più importane e necessario è l’obiettivo. Camminare insieme è un compito inderogabile in un’epoca di grandi movimenti e di trasformazioni, a cui bisognerebbe pensare molto di più anche con l’aiuto della saggistica attuale.
Uno sguardo al terremoto geopolitico in atto – sapendo che è molto più ciò che non si vede – richiama la necessità di stare insieme in modo strutturato, ma senza diventare uniforme per non perdere la ricchezza delle diversità storiche e culturali. Per questo sono necessarie alcune condizioni.
1) Riconoscere i valori fondanti, definendo i termini contro ogni ambiguità interpretativa. Essendo fondativi, i valori condivisi non possono essere di ordine materiale, bensì spirituale ed etico. E’ evidente che commerciare insieme ha logiche diverse dal camminare insieme.
2) Mediare pazientemente sull’organizzazione strutturale e normativa, facendone periodica verifica secondo il principio di giustizia e di equità.
3) Rispettare le identità particolari nelle loro visioni di vita e nelle loro tradizioni.
4) Accompagnare le diverse situazioni senza l’arroganza di soggetti con maggiori possibilità.
5) Essere consapevoli dell’identità del Continente, e quindi affermare la propria autonomia rispetto a poteri esterni, specialmente se mettono in atto tentativi di divisione a proprio vantaggio.
6) Far crescere la coscienza europea dei cittadini, dei Popoli e delle Nazioni. Certe disposizioni non favoriscono il senso di appartenenza, ma allontanano la gente. Spesso non si tratta di dare, ma di riconoscere e rispettare.
7) Garantire il carattere democratico degli Organismi decisionali dell’Unione.
- Il bene comune
Dato che scopo di ogni organizzazione e struttura sociale e politica è il “bene comune”, come ripete da secoli la Dottrina Sociale della Chiesa, forse è utile spendere una breve parola: il bene comune non è la somma dei bei materiali, dei mezzi di produzione, dei servizi, del prodotto interno lordo … , ma – come afferma il Concilio Vaticano II – è “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permette ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” (GS 28).
Sembra una rappresentazione un po’ generica, ma in realtà è puntuale e profonda. Infatti, mette al centro la persona nella sua natura di individuo in relazione. Purtroppo in occidente si sta perdendo la dimensione relazionale, secondo cui il diritto ha sempre una dimensione anche sociale: prevale invece l’aspetto individuale, considerando poco la ricaduta comunitaria delle scelte individuali. Nella affermazione conciliare di bene comune, dunque, è implicito il doppio principio di solidarietà e di sussidiarietà che sono aspetti della giustizia che riconosce l’uomo per quello che è in se stesso non secondo le sua auto manipolazioni. Per questa ragione è illuminante il detto “iustum non quia iussum, sed iussum quia iustum”: una cosa non è giusta perché comandata, cioè è legale, ma è comandata perché è giusta in sé. Sta qui il fondamento dell’obiezione di coscienza che a volte si vorrebbe mettere in discussione.
- I cattolici in politica
Il Vangelo ha dichiarato il noto principio di “dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”! Pertanto, la distinzione dei poteri è chiara, come pure quello della rispettosa collaborazione, poiché i due poteri si rivolgono, in parte cospicua, ai medesimi cittadini. I Padri dell’Unione Europea erano cattolici ma non intendevano un Continente confessionale: ritenevano, però, che il Decalogo fosse il distillato della sapienza spirituale e morale dell’umanità e che. nella sua sostanza, fosse la base di ogni visione di vita e di religione, quindi la base di un cammino unitario.
Negare o diluire le radici originarie dell’Europa, radici che hanno accolto, purificato ed esaltato i semina Verbi, cioè i valori veri di ogni cultura, non significa creare coesione ma, al contrario, indebolire l’appartenenza al progetto di casa comune. Essa non può esistere se non conserva la sua identità che – prima che essere geografica, economica, politica – è storica, culturale e morale. E’ costituita da un insieme di valori universali che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare acquisendo così un ruolo non solo storico, ma fondativo nei confronti dell’Europa. Tali valori sono la sua anima.
Nessuno si affeziona ad una realtà fluida che non può dare punti di riferimento, ragioni di affezione e di slancio ideale.
Intelligenze oneste di ieri e di oggi come Novalis, Garaudi, Mounier, Karl Loviith, di diverse provenienze sociale , culturali, religiose, hanno riconosciuto che se il Cristianesimo si oscurasse sarebbe cancellata la nostra cultura, e con essa l’Europa, e l’umanità diventerebbe più povera e smarrita. Nessuna cultura, ideologia, epoca ha raggiunto, infatti, una visione così alta e fondata della dignità umana, del suo carattere inviolabile e quindi di uno stile di convivenza degno dell’uomo. Se così non è sempre stato nel corso dei secoli non è dovuto al cristianesimo in sé, ma piuttosto al fatto che non siamo stati veramente cristiani. Dalla dignità umana, fondata e garantita ultimamente non dall’uomo ma dalla sua apertura alla trascendenza, scaturiscono i diritti umani. Per questo, quando essi sono violati, è la stessa dignità della persona ad essere ferita: e se la giustizia vacilla, la pace è in pericolo.
Infine, per quanto riguarda la partecipazione dei cattolici al dibattito culturale, sociale e legislativo, basta ricordare la posizione di Habermas e di Rowls, che inizialmente ne escludevano la possibilità. In seguito, cambiarono convinzione ponendo un’unica, ragionevole condizione: che nel dibattito pubblico usassero un linguaggio razionale, senza appellarsi a ragioni religiose. E così è, ricordando che molte cose che il Vangelo riporta appartengono, totalmente o in parte, al patrimonio umano.
Rinnovo il mio grazie per questo significativo evento che onora Genova facendo onore a David Sassoli, e in lui alla nostra amata e splendida Europa, auspicando che – come scrive il Santo Padre Francesco – deve volersi più bene.
Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo emerito di Genova