Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa di suffragio per il Cardinale Giovanni Canestri
09-05-2016
Arcidiocesi di Genova
Lunedì 9.5.2016, Messa di Suffragio
del Cardinale Giovanni Canestri
OMELIA
“Cristo è la nostra pace”
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Oggi celebriamo la Messa in suffragio dell’amato Cardinale Giovanni Canestri che fu Arcivescovo di Genova dal 1987 al 1995. Egli prese con saggezza l’eredità del Cardinale Giuseppe Siri, e guidò la Diocesi nel solco di una storia solida, tenendo conto di circostanze nuove e di sfide inedite e complesse. Fedeli ad un’antica e ammirevole tradizione, ricordiamo l’ultimo suo Arcivescovo, e con lui tutti i suoi Predecessori. Di ciascuno siamo figli, a ciascuno debitori.
Il Vangelo ascoltato illumina la figura e l’episcopato del Cardinal Canestri: il coraggio a cui spesso incitava la comunità cristiana e i suoi sacerdoti, lui l’aveva prima degli altri. Un coraggio che aveva le sue radici in Gesù, e che si misurava con il mondo. Il confronto non era segnato da paura ma dalla pace che viene dall’Alto, non da ostilità ma dalla fiducia che Dio ci precede; era ispirato da simpatia ma senza ingenuità, da affetto ma con prudenza e misura. La fede, coltivata nella preghiera quotidiana, illuminava il suo rapporto con il mondo: la molteplicità delle esperienze pastorali gli permettevano confronti e sapienza, in una prospettiva ampia di cose e situazioni.
Il Signore Gesù ci ricorda senza mezzi termini che i discepoli avranno tribolazioni nel mondo; che la persecuzione fa parte della vita cristiana, è segno che autentica la fedeltà a Cristo.
Non è quindi una cosa strana, un incidente di percorso; né qualcosa che – come oggi si tende a pensare – i cristiani si comprano con i loro errori o comportamenti. Oggi, sembra che, se i discepoli di Gesù vengono perseguitati, emarginati, uccisi, in fondo sia un po’ colpa loro, per una loro supposta intolleranza, per ingerenza nella sfera pubblica, per arroganza verso scelte diverse. Ma non è così! Il mondo lo sa, ma spesso fa finta di non sapere, accecato da pregiudizi e interessi.
Il rapporto con il mondo, in ogni sua forma e tempo, deve essere all’insegna della verità di ciò che siamo per grazia di Dio, prima che per coerenza nostra, sapendo che la prima forma di servizio è la verità. Quanto silenzio oggi nel mondo! Silenzio non di amore, ma di timidezza, di poco coraggio! Silenzio di paura e di omertà culturale ed etica. Si crede di accattivarsi le simpatie o di suscitare benevolenza e ascolto edulcorando il Vangelo, sorvolando pagine ed esaltando altre, come se oscurando alcune parole del divino Maestro aumentasse la luce sulla terra.
Quanto silenzio di cui siamo colpevoli: ma, insieme all’ Apostolo Pietro, diciamo a noi stessi che non possiamo tacere. Non possiamo tacere per amore a Gesù e dell’umanità: allo smarrimento diffuso, alla confusione di valori e principi sull’uomo, sulla vita e la morte, sull’anima immortale, sul destino eterno, sulla famiglia, sulla libertà vera… il credente può solo rispondere con la verità del Vangelo che risuona nel grembo della Madre Chiesa. Bisogna che il mondo torni a riconoscere che Dio è Dio, perché l’uomo possa essere riconosciuto nella sua dignità; perché gli uomini si possano riconoscere non solo simili ma fratelli. Si crede che, oscurando Dio dall’orizzonte, l’uomo possa essere meglio se stesso, libero, autonomo, felice. Ma è davvero così? Vediamo attorno a noi più libertà, più unità, più gioia? Così non sembra e così non è! Il pane è necessario, ma l’adorazione è indispensabile, e adorare significa riconoscere – con lacrime di gioia – che Dio è Dio e l’uomo è creatura.
Cari Amici, non possiamo tacere, ma le nostre parole devono nascere da Dio davanti al quale sostare ogni giorno per rimanere in silenzio e in ascolto delle sue parole. Il nostro Cardinale si è mantenuto nel coraggio di Dio e nella consapevolezza che Cristo ha vinto il mondo, lo ha vinto con la forza dell’amore e della verità, anche se questa – la verità del suo essere Dio, il Messia promesso, l’unico Salvatore del mondo – gli ha procurato incomprensione, abbandono, morte.
Gesù ci ha detto queste cose perché non abbiamo paura, e perché abbiamo pace in Lui. E noi tutti desideriamo ardentemente questa pace. Mentre l’invochiamo per l’anima del nostro Cardinale, la invochiamo su tutti noi.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova