“Cari confratelli, grazie per tutto il bene che fate nelle nostre comunità, grazie per la dedizione e il servizio che spesso mi sorprende e mi commuove, grazie per i valori evangelici di tante vite sacerdotali, nascoste, umili, oggi si direbbe di basso profilo, in senso molto positivo che sono una grande risorsa e conforto del nostro presbiterio. Il Signore saprà ricompensarvi di tutto il bene che fate alla nostra Chiesa.
Parto da un’esperienza che tutti noi facciamo tante volte: ascoltare, incontrare, visitare persone gruppi associazioni famiglie. Ultimamente a me è successo e mi ha colpito una domanda, una sete, un desiderio che io ho colto. Un desiderio di comunione, una sete di comunità, una domanda di partecipazione. Mi ha colpito questo! Non voglio generalizzare, ma a me ha colpito questa sete, questa domanda, questo desiderio e chiedo al Signore, ai nostri santi e sante che ci dia a noi, presbiteri e diaconi, la grazia di cogliere, intercettare, incoraggiare sempre di più e meglio questo desiderio, questa sete, questa domanda. Il Signore apra i nostri occhi, i nostri orecchi, il nostro cuore a intercettare e cogliere questa domanda, magari non fatta in maniera chiarissima, in maniera perfetta, ma sotto uno coglie che c’è questo desideri, pur nella fatica. Noi Presbiteri e Diaconi sentiamo la verità delle parole di Isaia nella prima lettura “Lo spirito del Signore Dio è su di me” in grazia della nostra ordinazione. E’ bello, a me piace tanto pensare che, in forza del battesimo e della confermazione, anche i fratelli laici e laiche sono portatori delle emozioni dello Spirito. E credo che siamo per primi noi, presbiteri e diaconi, chiamati a crescere in questa consapevolezza ed aiutare i nostri fratelli e sorelle a crescere in questa consapevolezza. La forte convinzione che spinge un ministro ordinato ad ascoltare la voce del suo popolo nasce da una certezza, che la grazia divina è già donata ed operante in ogni battezzato. Noi dobbiamo semplicemente coglierla, intercettarla. Siamo chiamati a chiedere la grazia dello Spirito Santo per vedere la grazia divina già operante e già donata in ogni battezzato. Una domanda che mi viene: sentiamo una rinnovata chiamata del Signore ad andare avanti insieme? Andare avanti insieme, ministri ordinati, religiosi, religiose, laici? Andare avanti insieme nell’assunzione di corresponsabilità al servizio della comunità Cristiana?
E proprio su questo tema della corresponsabilità mi piace condividere alcuni pensieri partendo da due discorsi uno di Papa Benedetto XVI, un altro di Papa Francesco, e dal documento della commissione teologica internazionale sulla sinodalità.
“La strada – dice Papa Francesco – che Dio sta indicando alla Chiesa è quella di vivere più intensamente e più concretamente la comunione e il camminare insieme”. Interessante, questo Papa ci dice che la strada che Dio ci sta indicando è questa: comunione e camminare insieme. Davvero siamo chiamati come diaconi e come presbiteri a metterci su questa strada che Dio ci sta indicando attraverso il nostro Santo Padre.
Dice il Papa “C’è ancora tanta strada da fare perché la Chiesa viva come un corpo, come vero popolo, unito dall’unica fede in Cristo Salvatore animato dallo stesso Spirito Santificatore e orientato alla stessa missione: annunciare l’amore misericordioso di Dio Padre”.
C’è un aspetto decisivo in queste parole: il popolo è unito dalla missione. La corresponsabilità trova la sua sorgente e il suo ultimo scopo nella Missione. Nasce dalla missione ed è orientata alla missione, non è prima di tutto un fatto giuridico. La corresponsabilità è orientata alla missione. E’ importante che tutti noi ci sentiamo appassionati della nostra missione perché da qui potrà nascere la corresponsabilità. Altrimenti sarà un’alchimia, magari ben fatta, ben studiata, canonicamente giusta, ma non sarà la corresponsabilità che viene dallo spirito, perché questa corresponsabilità nasce ed è orientata alla missione. La corresponsabilità nella Chiesa non dipende da qualche novità teologica, come qualcuno dice, e neppure da esigenze funzionali per la diminuzione dei sacerdoti, come qualcun altro dice, tanto meno nasce da rivendicazione di categoria, per concedere una rivincita a chi è stato messo da parte nel passato. No! Non nasce da qui. Si basa su una corretta visione di Chiesa, della Chiesa come popolo di Dio, di cui i laici fanno parte a pieno titolo insieme ai ministri ordinati. Certo per vivere la corresponsabilità che è impegnativa e sfidante, richiede formazione, per noi presbiteri e diaconi, per i nostri fratelli laici e laiche. Formazione! Quanto è importante che noi dedichiamo energia, tempo e fantasia perché noi ci possiamo formare alla corresponsabilità. Certo, dicevo prima, forse non tanto sull’aspetto giuridico, anche se il documento della commissione teologica internazionale parla chiarimento dei ruoli, dei compiti, dei ministeri in questa corresponsabilità, non è una giungla! Non è che ognuno può fare quello che vuole. Ma davvero credo che siamo chiamati come presbiteri e laici, ai fratelli e sorelle laici, religiosi e religiose, a crescere in questa corresponsabilità che abbia non solo tre gradini, ma un tripode che va avanti insieme. La collaborazione che già nella nostra Chiesa è molto presente. Grazie ai presbiteri, diaconi ai laici e alle laiche che vivono questa collaborazione nelle nostre comunità.
C’è poi il secondo aspetto che è la condivisione, tra noi sacerdoti e i nostri fratelli e sorelle laici. Certamente c’è già nelle associazioni e nei gruppi, credo che sia un aspetto sul quale dobbiamo chiedere la grazia di crescere per poter davvero vivere la corresponsabilità. Sono tre parti dello stesso tripode che devono camminare insieme.
Dice Papa Francesco “Molte volte siamo caduti nella tentazione di pensare che il laico impegnato sia colui che lavora nelle opere della Chiesa e/o nelle cose della parrocchia o della diocesi, e abbiamo riflettuto poco su come accompagnare un battezzato nella sua vita pubblica e quotidiana. Su come, nella sua attività quotidiana, con la responsabilità che ha, si impegna, come cristiano, nel campo della carità, della politica, dell’economia”. Dice il Papa “forse siamo caduti nella tentazione che il laico impegnato stia in parrocchia o in diocesi, forse ci sono tanti altri campi nei quali siamo chiamati ad accompagnare i nostri fratelli e sorelle battezzati.
Papa Francesco dice “Carissimi vorrei che tutti noi avessimo nel cuore e nella mente questa bella visione di Chiesa, una Chiesa protesa alla missione, dove si unificano le forze e si cammina insieme per evangelizzare. Una Chiesa dove ciò che ci lega è essere cristiani battezzati, il nostro appartenere a Gesù. Una Chiesa in cui fra laici e pastori si vive una vera fratellanza, lavorando fianco a fianco ogni giorno, in ogni ambito della pastorale perché tutti sono battezzati”. Davvero chiediamo la grazia al Signore di crescere come lui vuole in questo cammino che il santo padre Benedetto e Francesco ci hanno guidato e ci stanno guidando.
Finisco con un aneddoto. “Molti eremiti vivevano nei dintorni di una sorgente. Ognuno di loro si era costruito la propria capanna e passava le sue giornate in profondo silenzio, meditando e pregando. Ognuno raccolto in se stesso, invocava la presenza di Dio. Dio avrebbe voluto andare a trovarli ma non riusciva a trovare la strada, tutto quello che vedeva erano puntini lontani tra loro nella vastità del deserto. Poi un giorno per una improvvisa necessità uno degli eremiti si recò da un altro. Sul terreno rimase una piccola traccia di quel cammino. Poco tempo dopo, l’altro eremita ricambiò la visita, e quella traccia, quel viottolo, si fece più profondo. Anche gli altri eremiti cominciarono a scambiarsi visite, la cosa accadde sempre più frequentemente. Finché un giorno, Dio, sempre invocato dagli eremiti, si affacciò dall’alto e vide che vi era una ragnatela di sentieri che univano tra di loro le capanne degli eremiti. Tutto felice Dio disse: Adesso sì! Adesso ho trovato la strada per andarli a trovare”.
Mons. Marco Tasca
Arcivescovo di Genova
IL VIDEO DELL’OMELIA: