Tortona
29.8.2020
Santuario della Madonna della Guardia
OMELIA
“Carità e verità”
Eccellenza Reverendissima
Autorità
Cari Confratelli nel Sacerdozio e nel Diaconato
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
- È per me un onore e motivo di gioia partecipare alla festa della Madonna della Guardia che San Luigi Orione ha voluto, e che è ulteriore motivo di comunione con Genova dove l’apparizione è avvenuta secoli or sono. Ringrazio S.E. Mons. Vittorio Viola, Pastore della Diocesi e amico fraterno, e la comunità orionina per il cordiale invito, tanto più significativo per me in quanto il 29 agosto del 2006, nel santuario della Guardia, è stata annunciata la mia nomina ad Arcivescovo di Genova. Sono certo che Don Orione ci aiuterà a ad aprire il cuore a ciò che la Santa Vergine vuole dirci. Per ognuno Lei ha una parola personale, ma anche ha una parola da ascoltare insieme: nella sua vita infatti, come nelle sue apparizioni, ci ricorda le parole di Dio.
- La prima emerge dal Vangelo ascoltato, dove Maria visita la cugina Elisabetta. E’ un gesto di squisita carità, tanto più nella delicata condizione in qui si trovava. L’episodio, che dà forma ad uno stile vita, non è solo un buon esempio da imitare, solo un’ esortazione ascetica, ma – molto di più – è un richiamo alla novità assoluta della vita cristiana. Maria ha incontrato l’angelo del Signore, si è lasciata prendere dal roveto ardente di Dio, ed è diventata fiamma d’amore. E’ alla luce di questo “prima” che dobbiamo leggere il successivo gesto della Madonna: il suo atto non nasce innanzitutto da lei, dalla sua buona indole, ma è frutto dell’incontro con Dio, è dunque primariamente opera di Dio.
Cari amici, oggi è molto diffuso un certo volontarismo, come se per vivere da cristiani fosse sufficiente un po’ di buon senso e di buona volontà: ciò significa appiattire il Vangelo della grazia, svuotare la croce, negare la differenza cristiana. Le opere di misericordia non sono innanzitutto opere etiche ma religiose, non sono frutto di generosità umana ma di Dio che in noi abita con il suo Spirito e ci rende capaci di amare con il suo amore: ci fa consapevoli che in noi opera Lui e continua l’opera della salvezza nella storia. Per questo il cristiano non deve avere paura, non deve scoraggiarsi di fronte all’indifferenza, alle fatiche, alle delusioni, specialmente quando sembra che nulla cambi nel mondo, che tutto sia inutile, che nessuno si accorga della bellezza del Vangelo.
- La seconda parola ci viene dal libro dell’Apocalisse, che ci parla di “un nuovo cielo e una nuova terra”. Giovanni indica il ritorno glorioso del Signore alla fine del tempo, quando tutto sarà ricapitolato in Lui. Noi non riusciamo a immaginare nulla di questo, ma sentiamo che è quella la nostra casa, il compimento dei nostri aneliti. Quella realtà è già iniziata, perché il Figlio di Dio è primizia e promessa del nuovo mondo, del quale ogni discepolo è cittadino e operaio.
Ma dov’è questo nuovo mondo? E’innanzitutto nei cuori che Dio vede e che – con la pazienza amorosa dell’agricoltore – cura e rassetta: quanto più la terra è bassa e spinosa, tanto più il Cielo si abbassa per lavorarla. Cristo è la forma suprema e sovrana dell’abbassamento divino. Anche noi, però, possiamo vedere il Regno se usiamo gli occhi della fede e non quelli del mondo che guarda attraverso numeri, risorse, programmi. Non dimentichiamo: la via del bene evangelico è religiosa, è corredentrice, ogni atto di carità deve nascere dal Cristo, e deve lasciar trasparire il volto di Cristo.
Sembra, però, che il mondo materiale – così forte e organizzato – abbia fastidio, quasi timore, nei confronti del mondo spirituale che gli pare una favola popolata di angeli, di anime, di santi. Ma il mondo di potenze umane, come può temere ciò che ritiene un mito? Una fortezza munita, come può preoccuparsi di un luogo di preghiera? Forse, perché intuisce che il Vangelo crea libertà, che la fede genera amore: libertà e amore che si fondano sulla verità. Per questo il mondo non sopporta la verità, perché non vuole persone libere, capaci di giudizio, e anime generose che testimoniano l’invisibile. Il mondo mondano parla di servizio, di tolleranza, di fratellanza universale, di ordine mondiale, ma in realtà vuole dominare e per questo vive di inganni, fa credere ciò che non è, si presenta con la maschera del salvatore per sostituirsi all’unico Salvatore, Gesù. Ha l’arte di apparire per nascondersi.
Che la Madonna della Guardia ci guardi dalla falsità che tutti e tutto insidia; che ci doni uno sguardo limpido e penetrante, il gusto della verità. Preghiamo perché l’umanità non voglia essere ingannata, ma guardi negli occhi la vita e la morte, la sua libertà, il suo Destino. La verità è dono e compito, certo, ma non dimentichiamo che la verità non è astratta e lontana, porta il nome e il volto di Gesù. E questo basta.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Emerito di Genova