«Accogliamo la vita nuova che il Signore con la resurrezione vuole regalarci»

Omelia pronunciata in Cattedrale nella S. Messa di Pasqua
09-04-2023

Mentre il Natale in tutte le latitudini del mondo è vissuto in una atmosfera di letizia, quasi di spensieratezza, la Pasqua rimane un mistero forse più nascosto e più difficile. Nelle nostre vite abbiamo momenti più ‘scuri’ e difficili, per questo è davvero bello oggi dirci e ridirci l’augurio che la liturgia bizantina si fa quando si fanno gli auguri di Pasqua, e cioè «Cristo è risorto» e l’altra persona risponde «è veramente risorto». Questo è l’augurio che ci facciamo oggi, al di là dell’espressione “buona Pasqua” che fa parte della nostra cultura; il senso profondo della Pasqua è questo: dirci reciprocamente: «Cristo è risorto, Cristo è veramente risorto».

Questa è la nostra fede. È interessante notare come nella liturgia bizantina questo aspetto viene vissuto dopo la crocifissione: Giuseppe d’Arimatea si presenta a Pilato per avere il corpo di Gesù e la liturgia bizantina recita questa preghiera:

Dice Giuseppe: “dammi questo straniero, che dall’infanzia come straniero si è insediato nel mondo. Dammi questo straniero che i suoi fratelli hanno odiato e ucciso come straniero. Dammi questo straniero di cui stranito contemplo la morte strana, dammi questo straniero che ha saputo accogliere poveri e stranieri. Dammi questo straniero perché io lo seppellisca in una tomba giacche come straniero non ha dove posare il capo.

Dammi questo straniero al quale la madre vedendolo morto gridava “oh figlio e Dio mio anche se sono trafitte le mie viscere e il mio cuore dilaniato al vederti morto tuttavia ti magnifico confidando nella tua resurrezione”.

Abbiamo ascoltato nel Vangelo che le donne e i discepoli vanno al sepolcro per fare un gesto che ritualmente, secondo la cultura ebraica, doveva avvenire: cioè ungere d’olio il corpo del morto. Vanno a fare questo, non pensando assolutamente alla resurrezione del Signore Gesù, vanno a fare un gesto puntuale, rituale, un gesto culturale.

Il primo segno che vedono è la pietra della tomba che non c’è più, è stata tolta. È questo il primo segno che vedono: la possibilità davvero che entri in questa tomba, in questa realtà così chiusa, la luce per dare la vita nuova. È questo il messaggio della Pasqua: luce nuova, vita nuova, possibilità di futuro, vita.

Penso che qualche volta siamo chiusi davvero nella tomba delle nostre fatiche, nella tomba del non vedere futuro, a chiederci come andrà a finire questo nostro mondo in questo tempo di guerra. Davvero il Signore toglie questa pietra pesante e chiede a noi di accogliere la sua luce e che fa vedere le cose in maniera diversa.

Per questo la liturgia bizantina con un’altra bellissima preghiera annuncia la resurrezione:

“Giorno della resurrezione, ti rendiamo gioia per questa festa solenne e abbracciamoci gli uni gli altri. Chiamiamo fratelli, anche quelli che ci odiano, tutto perdoniamo. Per la resurrezione e poi acclamiamo. Cristo è risorto dagli uomini con la morte ha calpestato la morte e ai morti dei sepolcri ha elargito la vita”

Accogliamo questa vita nuova che il Signore con la resurrezione vuole regalarci. È una vita piena, bella, piena di speranza, e su questo e con questo chiediamo per noi, per le nostre famiglie e le nostre città, per la nostra Genova e per la nostra Chiesa davvero di essere felici. Con la nostra vita, con quello che siamo, il Signore ha tolto la pietra e ci dà la grande possibilità di essere la luce per tutte le persone che incontriamo.

Mons. Marco Tasca

Arcivescovo di Genova

condividi su