Abbiamo ascoltato nel Vangelo di Giovanni la reazione di Pietro a Gesù che vuole lavare i piedi, «Signore, tu lavi i piedi a me?» Ed è la ribellione che già ben conosciamo quando di fronte alla prima predizione della passione di Gesù, Pietro si ribella, si ribella ancora una volta e anche stasera l’abbiamo sentito. È la ribellione che comporta un po’ il cammino di accettazione dello scandalo della Croce. Uno scandalo che non finirà mai di sorprenderci e di metterci un po’ in difficoltà: a un Dio umile, non ci si abitua mai. Se uno pensa di essere abituato, beh, un po’ di esame di coscienza penso che faccia bene. A un Dio umile, non ci si abitua mai. Pietro protesta, ma alla fine abbiamo sentito, accetta perché è in gioco il suo futuro, è in gioco la salvezza che Gesù vuole donare ai suoi discepoli a tutti coloro che lo accoglieranno e accoglieranno lo scandalo della Croce. Questo scandalo che per primo è stato vissuto secondo lo stile di Dio, nell’esodo: tutte quelle mormorazioni e le lamentele certo, erano rivolte contro Mosè, ma in fondo andavano contro Dio, contro il loro Padre, chi li aveva fatti uscire dalla condizione di schiavitù, li guidava nel deserto, nel cammino del deserto.
Nel Venerdì Santo sentiremo il disprezzo dei capi del popolo, assisteremo al tradimento di Giuda, vedremo il Signore arrestato e portato via come un malfattore abbandonato dai discepoli, condannato a morte, percosso, oltraggiato. Sentiremo che Pietro, la roccia dei discepoli, lo rinnegherà per tre volte, lo vedremo schernito dai soldati. Pare che sia la via di Dio questa: il Signore l’ha vissuto nell’esodo, Gesù lo vive nella sua passione e nella sua morte. È la via di Dio, la via dell’umiltà è la strada di Gesù e non ce n’è un’altra. Non ce n’è un’altra. E come dicono i padri della Chiesa non c’è umiltà, senza umiliazione. Non c’è umiltà, senza umiliazione. E oggi non è molto di moda. Non esiste umiltà, senza umiliazione. Certo c’è una strada contraria a quella del Signore Gesù e di Dio Padre: è quello della vanità, dell’orgoglio, del successo dell’essere sulla prima pagina, di avere audience, di avere molti like nei social. Certo, c’è questa strada, ed è vero, ma non è quella di Gesù. È un’altra via, il maligno l’ha proposta anche a Gesù durante i 40 giorni nel deserto ma Gesù l’ha respinta, l’ha respinta senza esitazione. E solo con Lui, solo con il Signore Gesù, con la sua grazia, soltanto con il suo aiuto anche noi possiamo vincere questa tentazione della mondanità, come la chiama Papa Francesco. Non solo nelle grandi occasioni, ma anche nelle occasioni di ogni giorno che il Signore ci regala di vivere. Ci aiuta e ci conforta in questo l’esempio di tanti, tanti uomini e donne che nel silenzio, nel nascondimento ogni giorno rinunciano a se stessi per servire gli altri. Nel silenzio nel nascondimento rinunciano a sé stessi per servire gli altri. Penso a chi serve un parente malato, un anziano, solo una persona disabile, un senzatetto, quanti uomini e donne mettono la loro vita a servizio degli altri e penso che tutti noi ne conosciamo. Pensiamo anche all’umiliazione di quanti, per il loro comportamento fedele al Vangelo sono discriminati e pagano di persona. Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle perseguitati, in quanto cristiane, i martiri di oggi e tutti sappiamo che ce ne sono tante. Non rinnegano Gesù e sopportano con dignità insulti e oltraggi. È questa è la via che ci indica il signore Gesù che ci indica la storia della salvezza ed è quel nuovo comandamento che abbiamo sentito al canto, al Vangelo. Vi do un comandamento nuovo «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Il Signore ci dia luce, grazia e forza per seguirlo su questa via.
Mons. Marco Tasca
Arcivescovo di Genova
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