150° di Fondazione dei Canonici Regolari dell’Immacolata

Omelia pronunciata martedì 8 dicembre 2020 nella Parrocchia Santa Maria Regina Pacis di Roma
08-12-2020

Roma, Martedì 8 Dicembre 2020

Santa Messa Parrocchia Santa Maria Regina Pacis

150° di Fondazione dei Canonici Regolari dell’Immacolata

OMELIA

 

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

 

È per me una gioia e un onore partecipare alla festa di questa comunità nel giorno di Maria Immacolata. La gioia diventa ancora più grande pensando ai 150 anni di fondazione dei Canonici Regolari dell’ Immacolata Concezione, ispirazione che il fondatore, Dom Gréa, ebbe in una stagione storica – si era verso la fine del XIX secolo – attraversata da non poche ombre che agitavano la società civile e la cristianità.

Ringrazio il Superiore Generale P. Rinaldo Guariscoe e il Parroco per il fraterno invito, mentre abbraccio tutta la Famiglia religiosa e la Comunità parrocchiale.

Com’è noto, il Papa Pio IX dedicò la nascente realtà alla Beata Vergine Immacolata e – come sempre – il nome include non solo una speciale protezione ma anche una particolare missione. L’una e l’altra riguardano in modo eminente i nostri cari Padri, ma anche toccano ogni cristiano.

 

  1. Un privilegio unico

Strada facendo, si è pensato ai privilegi che Maria ha ricevuto da Dio come motivo di lontananza dall’umanità, addirittura un motivo di scoramento: come a dire che per Maria, concepita senza il peso del peccato originale, tutto è stato più facile e scontato. Anziché aprire i cuori alla gioia per la bellezza della Madre, si potrebbe pensare ad un specie di rivendicazione di noi poveri mortali, che dobbiamo lottare e spesso scivoliamo nella via del bene.

Per questa ragione il rischio fu quello di trasformare la Vergine Maria da figura mistica a donna forte, una “madre coraggio”, oscurando il suo cammino interiore. In realtà l’anima mistica, quanto più vive nella presenza divina, tanto più conosce il nulla, l’oscurità e il male, sente la sofferenza del mondo e soffre con esso. Al mistico, infatti, appare con struggente evidenza il primato di Dio, e così il mondo ritorna al suo posto: esso non scompare, ma diventa amabile. L’anima si apre alla verità dell’uomo e delle cose, ma l’uomo vuole conoscere la verità? La cerca? Oppure non sopporta più né la verità né il peso della libertà che ne consegue, tanto da preferire di essere ingannato? Per questa ragione la perversione dell’ intelligenza deve preoccupare di più che la corruzione morale: questa, infatti, riguarda la debolezza umana,  quella invece riguarda la verità, e stravolgere la verità significa svalutare i valori, e aprire la porta non solo alla fragilità ma all’arbitrio.

Inoltre, l’immacolata concezione riafferma la bontà della creatura umana: il peccato non poteva corrompere radicalmente l’uomo, poteva introdurre il male nel mondo, ma non poteva essere superiore al bene. Anche per questo il privilegio della Vergine riguarda anche noi, tocca l’universo intero.

 

  1. Un nuovo modo di servire

Cari Fratelli e Sorelle, il ministero della verità è necessario anche perché la carità non si allontani dalla sua Sorgente, e non diventi un sentimento fluido. Se consideriamo attentamente la visita di Maria all’ anziana Elisabetta incinta di Giovanni e bisognosa di aiuto, vediamo che il servizio è un riflesso di Dio che ama il mondo fino a prendere carne in Maria, e fino a dare la vita per l’umanità. Staccarsi dalla fonte del Dio-Amore, non vivere alla sua Presenza, significa fare le opere buone  senza il Bene: allora lo scopo del servizio sarà l’efficienza nel rispondere ai bisogni, e ciò è indubbiamente cosa buona, questo però vuol dire dimenticare che l’uomo senza pane è povero, ma senza Dio è poverissimo. La carità di Maria porta un aiuto e si apre alla comunione delle anime, si snoda nella comune lode al Signore della vita e della storia. La carità evangelica, infatti, ha come prima origine Dio che ci ama e ci rende capaci di amare, ed ha come fine ultimo Dio che – incontrando il bisognoso –  colma ogni solitudine. E’ questo l’atto supremo dell’amore e di ogni servizio: che tutti sappiano di essere amati dall’ Amore Eterno.

Maria ha appena incontrato l’angelo dell’annuncio, era stata rivestita dello Spirito, il Verbo aveva preso carne in lei; ella si era fidata e affidata al Mistero, e il Fuoco divino l’aveva resa roveto ardente che bruci, illumina e non si consuma. Per questo non poteva fare a meno di mettersi in viaggio verso chi aveva bisogno. Il suo servire non era innanzitutto frutto del suo slancio generoso, non era una lodevole opera etica, ma era un atto religioso che proveniva dal Dio incontrato, anzi, era già un atto cristico. Nell’incontro, infatti, Elisabetta non vede solo il volto di Maria, ma intravvede il volto di Dio:”a che debbo che la madre del Signore venga a me?”Ogni cristiano deve avere questo desiderio: che l’altro non si fermi alla sua persona, ma intuisca i lineamenti di Gesù. Non dice forse questo l’Apostolo Paolo? “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”!

 

  1. Non temere

Cari Amici, si dice che oggi vi è una ricerca di spiritualità. E’ vero, ma con un’attenzione: l’uomo postmoderno ha bisogno di mistica, cioè dell’ intimità viva con la persona di Gesù. Egli non è un’idea, una tecnica, una gnosi, è il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, Colui che incontriamo  nella Liturgia della Chiesa e nella vita vissuta come culto. Allora possiamo essere ovunque, uscire per qualunque sentiero, servire gli altri, affrontare umilmente ogni situazione con fiducia e coraggio senza timore, sapendo che senza di Lui non possiamo far nulla. E’ il nostro “nulla” la nostra forza, poiché in esso si insedia la potenza di Cristo.

Dietro a Lui vi è Lei, la Madre che continua ad essere Madre di Gesù e del suo corpo che è la Chiesa. Questa è inviata fino ai confini della terra, sino ai confini complessi dell’umana esistenza, della società, della cultura. Lei lo precede, Lei lo indica, Lei continua ad offrirlo con la tenerezza che ogni cuore, antico o moderno, greve o leggero, giovane o carico di anni, desidera.

A voi, cari Confratelli, la mia gratitudine e per voi la mia preghiera: che il vostro carisma possa continuare e crescere per il bene della Chiesa che tanto amate, e del mondo che volete servire in nome di Gesù. Nessuna difficoltà offuschi la letizia della vostra consacrazione, sapendo che il miglior alleato del Vangelo non sono le organizzazioni, i programmi, le risorse, ma semplicemente l’uomo nel suo desiderio di Infinito e di Eterno. Tutto può cambiare nel mondo, ma questo non cambierà mai.

 

                                 Card. Angelo Bagnasco

                           Arcivescovo Emerito di Genova

   Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa

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