“Una parola di fiducia”

Lettera Pastorale 2014-2015
Vi auguro la pace, dono di Gesù e nostro dovere. Ognuno, ogni popolo desidera la serenità e la pace! Non si può vivere nei conflitti, nella violenza, nelle continue tensioni. Peggio, nella guerra! E neppure si può vivere con sentimenti di rancore e di vendetta, di antipatia e odio: non è vivere.
 
Vengo anche per dirvi una parola di flducia e di speranza. Ci guardiamo attorno e ci sembra di cogliere tanti, troppi segni di sfiducia e di disperazione, di scoraggiamento sia nei giovani che negli adulti. Nella vita ci sono sempre delle prove e dei problemi, ma quando viene meno la fiducia interiore allora tutto diventa insopportabile, il sole si spegne e tutto è buio. Il problema più grande, quindi, non sono le cose da affrontare, ma lo stato d’animo con cui affrontiamo le cose. Se nel cuore dimora la fiducia, allora nessun ostacolo potrà fermarci; saremo capaci di lottare, di resistere, di ricominciare. Altrimenti getteremo la spugna, ci arrenderemo, ci lasceremo andare.
 
Anche le ulltime alluvioni, che hanno flagellato Genova e hanno rubato la vita ad alcune persone, e il lavoro a molti, hanno messo a dura prova la fiducia della Città, di tanti che ancora una volta sono stati violati. Siamo percossi, ma dobbiamo anche arrenderci? La tentazione è forte, ma la fede ci indica una strada diversa. Ricordo alcuni motivi per non piegarci.
 
Il Signore Gesù è sempre con noi
 
Il Figlio di Dio è venuto sulla terra per condividere la nostra vita: ha abbracciato la croce perché nelle nostre croci incontrassimo Lui che ci ha preceduto; ha vissuto la gioia degli amici, della condivisione, della tavola e della casa; ha contemplato la creazione, ha assaporato la fatica del lavoro e della povertà; ha conosciuto il successo e il fallimento, la fedeltà e il tradimento, il dolore e la morte, per farsi trovare da noi ovunque, per condividere le vicende alterne dell’esistenza umana. Sapere di non essere soli nel portare la vita, sapere che Dio è dalla nostra parte, che ci domanda di farGli posto nel cuore perché noi siamo già nel suo, non muta miracolosamente le croci, ma cambia la prospettiva: tutto acquista valore, ogni più piccola cosa. Nulla va perduto dei nostri giorni, tutto si illumina di senso e di eterno perché Dio è con noi e ci ama.
 
Nella Visita Pastorale alla Diocesi – durata circa sei anni – ho visto i miracoli della vita quotidiana e ne sono rimasto commosso. Ho incontrato tutte le Parrocchie, dialogato con tanti volontari del servizio, visitato le comunità di vita consacrata; nell’incontro con i poveri e i malati ho toccato la carne del Crocifisso. Nella memoria del cuore è vivo anche l’incontro con i carcerati, gli immigrati, i giovani e i docenti di tante scuole, cattoliche e statali, che gentilmente mi hanno permesso di entrare nelle loro aule. Ho pregato, parlato, riso e pianto con la gente che apriva il cuore al Pastore. Ho visto moltissimi occhi che traguardavano il mio volto cercando ben altro sguardo, quello di Gesù.
 
Ho visto il mistero di ciascuno, e ho cercato di leggere quanto Cristo ha scritto in ogni anima. Ovunque, ho visto bontà umile e generosa: nelle famiglie la dedizione ai figli e – non di rado – ai propri malati e anziani. Quanta dignità nel dovere compiuto, quanto eroismo di gente semplice e solida! Quante volte ho sentito l’istinto di mettermi in ginocchio davanti a esempi di donne, uomini, ragazzi e giovani, che senza saperlo mi ricordavano di non avere paura, di essere fermo nella verità e nel bene, di non scoraggiarmi di fronte alle prove e alle contraddizioni.
 
Cari Amici che siete nelle vostre” case forse in solitudine e con pensieri pesanti quello che ho visto io lo dico anche a voi, perché anche voi crediate che il bene è più grande del male, che l’amore è più forte, vince e vincerà. Certe rappresentazioni diffuse vogliono farci credere che la nostra è una società sbandata, senza più valori: ma sotto la superficie, la vita vera brulica silenziosa e feconda. I volti dei bambini che guardano il papà e la mamma con disarmante flducia, l’adolescente che, attraverso le sue ribellioni, mette a prova l’amore dei genitori, il giovane che bussa alla porta della società, lo sguardo del malato verso chi lo cura, dell’anziano verso i suoi familiari o i suoi vicini … tutto rivela che la flducia non è morta e che ancora apparteniamo a qualcuno che ci vuole bene.
 
Anche i giorni dell’alluvione ci hanno confermato che la fiducia non è stata trascinata via dalla furia dell’acqua. Come sempre, squadre di volontari – giovani o meno – appaiono come dal nulla. Sono improvvise presenze che – solitamente sparse e anonime – sembrano materializzarsi per il tempo necessario in ogni luogo di bisogno. Non possono risolvere tutto, ma fanno molto: soprattutto infondono fiducia, coraggio, speranza. A loro il mio, il nostro ringraziamento, e l’invito ad essere sempre visibili perché vederli fa bene al cuore.
 
Accanto alla gente, ogni giorno e in qualunque momento, ci sono i nostri Sacerdoti. Visitando alcuni luoghi alluvionati, ancora una volta ho visto che sono conosciuti e amati: la loro presenza era sempre motivo di colloquio, sfogo, incoraggiamento, fiducia.
I tempi sono complicati e gravi. Dal punto di vista del lavoro e dell’occupazione, dell’economia e della solidarietà sociale, continuiamo a sperare che si veda la fine al più presto. Le nostre Parrocchie, le comunità religiose, i centri di ascolto, la Caritas, le associazioni… cercano di far crescere quella rete di fraternità che tutti conosciamo: una rete che cerca di rispondere non solo ai bisogni crescenti di tante persone, ma alle persone nei loro bisogni.
 
I volontari e le risorse sono non pochi, ma non bastano mai. Se qualcuno è disponibile a fare qualcosa si faccia vivo in Parrocchia: c’è posto per tutti.
 
Vi invito a tenere lo sguardo puntato su Gesù: e questo vuoI dire preghiera, Vangelo, confessione, Eucaristia; vuoI dire servizio a chi ha meno di noi. Solo Cristo ha la chiave dei cuori, solo Lui è l’olio della consolazione, il vino della speranza e della gioia. Solo Lui può tenere desta la fede o accenderla nei cuori; solo Lui alimenta l’amore che si occupa di chi è solo. Perché è Lui che – per primo – si prende cura di ciascuno di noi. Preghiamo gli uni per gli altri.
Angelo Card. Bagnasco
 
 
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