“Non sei solo”

Lettera Pastorale 2017-2018
Cari Fratelli e Sorelle,
 
anche quest’anno busso alla porta di casa per portarvi il mio saluto e dirvi l’augurio di bene e di pace. Stendo la mano a chi incontro: famiglie, dove l’amore è fuoco ristoratore e fecondo; bambini, per i quali i genitori sono protezione, autorità e dono; giovani, con i loro tumulti interiori e trepide speranze di fronte alla vita che avanza, e con l’impazienza di fare cose grandi, ma anche alla ricerca di riferimenti credibili; adulti, capaci di resistere ai colpi della vita senza abbattersi, come alberi ben piantati e rigogliosi; anziani e malati – forse anche soli – ai quali vengono meno le energie ma irradiano saggezza. So che non è sempre e ovunque così; sappiamo che la realtà è complessa e, insieme a molte luci, porta anche ombre. Tutti siamo consapevoli che la vita è un intreccio di capacità e di limiti, di sogni e delusioni, di successi e fallimenti. Ma nessuno deve mai sentire se stesso come un’oscurità, una delusione, un fallimento! Vorrei, entrando nelle vostre case, ripetere a me, e dire a ciascuno: non sei solo, non sei orfano dell’amore, nel profondo della tua anima trovi sempre Qualcuno che ti aspetta e che vuole appartenere a te. Sì, non meravigliarti: Dio vuole appartenere a te, proprio a te che ti senti sopraffatto dalle difficoltà; che ti sembra di essere in un vicolo senza uscita; che sei preso dalla sfiducia verso il mondo, gli altri, te stesso. Non sei solo! Il Signore è con te, ha fiducia in te, non ti abbandona, ti solleva e accompagna. Ti ripete: è bello che tu esista, non temere. Sei guardato da Dio come unico e prezioso, come un bene e un sogno: per questo nessuno è solo, anche se fosse invisibile al mondo. Non ci basta esistere – anche le pietre ci sono – abbiamo bisogno di essere confermati, cioè sentirci dire che siamo un dono non per quello che riusciamo a fare, ma perché esistiamo.
 
È allora, e solo allora che la nostra vita fiorisce e diventa se stessa. E’ allora che possiamo affrontare con fiducia le relazioni, i problemi, gli insuccessi: possiamo portare la vita con gioie e tribolazioni. Questa parola che ricrea e conforta ci viene detta a volte dagli altri: il parroco, il vicino di casa, un buon amico …A volte, ci è detta con uno sguardo benevolo, un sorriso mite, un’attenzione inattesa, un gesto di aiuto, un silenzio di condivisione. La comunità cristiana deve essere questa parola religiosa e umana per tutti e per ciascuno, essendo visibile negli ambienti quotidiani, cercando discretamente le persone, avendo una particolare sensibilità nel vedere – e non di rado di indovinare – i bisogni spesso nascosti per pudore e dignità. La fonte di questa parola, che rende possibile ogni nostra parola buona, è Dio: Gesù è la Parola che ci prende dai nostri abissi, ci solleva, e ci porta in alto nella luce. È Lui che risana le nostre infermità morali con la sua grazia, che perdona i peccati, che riempie le solitudini umane, che aiuta a portare le tribolazioni senza esserne schiacciati. La comunità cristiana ha la missione di portare a tutti con umiltà il Signore, di farlo “scorgere” in trasparenza nella preghiera e nella benevolenza che si fa gesto di fraternità e di aiuto. È questa parola che auguro a ciascuno di ascoltare nella profondità del cuore, nel silenzio della propria casa o della chiesa: è bello che tu esista! La famiglia si rigenera in un amore più vero, i bambini non avranno paura della realtà, i giovani saranno rafforzati nella stima di se stessi, gli adulti si sentiranno più forti ed entusiasti nel costruire una società migliore, gli anziani guarderanno gli anni trascorsi senza rammarico, con serenità e gratitudine.
Abbiamo tutti bisogno di questa parola che ci riconosce e ci conferma nel nostro essere al mondo, destinati ad un mondo altro, pieno di luce e di amore: di felicità piena e per sempre perché in Dio. Questo mondo altro lo sentiamo come un dono, perché non possiamo comprarlo né possederlo. Ma lo sentiamo anche nostro come desiderio e anelito, come la vera casa, come il destino, perché siamo creati sulla misura dell’infinito e dell’eterno. Sì, non siamo soli!
 
Vi benedico con affetto
Angelo Card. Bagnasco
 
 
 
 
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