La notizia è stata ripresa prontamente dai media locali: 5 alloggi messi a disposizione dal Comune di Genova alla Diocesi, tramite lo Sportello Casa e la Caritas diocesana, perché siano destinati all’accoglienza temporanea di famiglie in emergenza abitativa. Altri 5 alloggi aggiunti da alcune parrocchie, da privati e da enti di solidarietà. Ad affiancare questa progettualità la Fondazione Azimut, che ha destinato 200mila euro a fondo perduto all’emergenza abitativa, finalizzati a restaurare gli alloggi e a destinarli in comodato d’uso gratuito. In pratica, grazie a questo plafond, quanto speso per la ristrutturazione dell’immobile – a costo zero per i proprietari – viene scalato dall’affitto che la famiglia dovrebbe sostenere e ciò consente di darle il tempo di riprogettare il futuro. “Dimostrare di avere un progetto di uscita e la volontà di migliorare la propria condizione – ricordano in Caritas – è uno dei requisiti necessari per accedere a questi alloggi temporanei. Tra gli altri presupposti, avere un ISEE molto basso e la continuità di residenza sul territorio”.
In questo primo anno e mezzo a Genova l’Arcivescovo p. Marco Tasca ha richiamato con crescente determinazione il problema dell’emergenza abitativa e del lavoro precario o assente in città: “Per molte famiglie è un meccanismo demoniaco – ha ricordato più volte p. Tasca – in cui disoccupazione e precariato portano alla difficoltà di far fronte all’affitto e alle utenze, l’insolvenza porta allo sfratto e la ridotta capacità economica porta a non trovare altre sistemazioni a prezzi sostenibili”. E’ una situazione drammatica per migliaia di nuclei familiari, circa 4.000 persone, secondo la stima più recente del Sicet – Sindacato Inquilini Casa e Territorio. Famiglie su cui, con il 2022, incombe lo sblocco degli sfratti, dopo la moratoria degli ultimi due anni in considerazione delle conseguenze socio-economiche della pandemia.
Con la nascita dello “Sportello Casa”, sotto la guida di don Massimiliano Moretti, la Diocesi ha voluto imprimere una nuova forza all’azione storica della Chiesa genovese su questo tema, affrontato concretamente a far data almeno dal Giubileo del 2000, con le prime ‘case giubilari’: ad oggi sono 25 gli alloggi coordinati da Caritas Diocesana per la sistemazione temporanea di famiglie in difficoltà, per un totale di 28 famiglie ospitabili, pari a 85 persone. A questi si aggiungeranno tra poche settimane altri 6 piccoli alloggi ricavati nell’antico edificio del Seminario al Chiappeto che saranno gestiti in collaborazione tra Caritas e Ufficio Casa del Comune. Le famiglie accolte saranno accompagnate e seguite anche dalla comunità parrocchiale. In 20 anni hanno usufruito dei 25 alloggi temporanei oltre 100 famiglie per oltre 300 persone in totale, seguite dalla rete dei Centri di Ascolto Vicariali e dagli Ambiti Territoriali Sociali. Sempre presso la Caritas, è attiva da anni una commissione sull’emergenza abitativa, a cui partecipano, con gli operatori Caritas, l’Ufficio Emergenza Casa del Comune, la Fondazione S.M. del Soccorso e la Fondazione Auxilium. Perdere la casa e non sapere dove andare può essere causa ed effetto di altri disagi legati alla salute, alla conflittualità familiare, con ricadute psicologiche gravi legate al dover abbandonare i propri luoghi, i propri mobili, la scuola dei figli…. Lo Sportello Casa della Diocesi rafforza l’impegno della Chiesa di Genova sul piano operativo e amplifica la sensibilizzazione, richiamando la comunità cristiana e la società tutta ad un’assunzione di corresponsabilità. “Non basta mettere in una casa temporanea la famiglia in difficoltà per pensare di aver risolto il problema – ricorda don Moretti -. A ciò si deve accompagnare anche la presa in carico non solo da parte dei servizi sociali ma anche da parte delle comunità, a cominciare dalle nostre comunità parrocchiali. Serve rendere più salda la rete tra pubblico e privato, Chiesa, enti di Terzo settore, associazioni, famiglie e singoli perché sono davvero tante, troppe le situazioni disperate che bussano alle porte delle nostre parrocchie e dobbiamo affrontarle come comunità aperte al disagio e alle sue soluzioni. Non mancano diversi esempi positivi di parrocchie già attive in questo senso, in diversi territori della Diocesi, ma dobbiamo allargare la corresponsabilità. A tal fine il percorso diocesano di formazione politica del 2021 e il convegno promosso dalla Diocesi nel dicembre scorso sul problema casa hanno reso più nitida l’urgenza e più forte la spinta a fare di più.” Per esempio, mettere a disposizione una casa: “Il bisogno legato all’emergenza abitativa è davvero grande e la risposta è sempre insufficiente – ricorda Franco Catani, condirettore della Caritas Diocesana -. Per i cristiani proprietari di appartamenti vuoti, allora, fare di più significa metterli a disposizione di singoli e famiglie che non possono avere accesso al mercato degli affitti perché troppo oneroso per i loro redditi. Offrire il bene ad un affitto calmierato è un atto di giustizia e di carità improntata al Vangelo, è testimoniare Cristo nelle proprie scelte e renderlo davvero vicino alle vite degli altri.”
Mirco Mazzoli