24 gennaio 2022: alle Acciaierie d’Italia di Cornigliano commemorato l’operaio Guido Rossa nel 43esimo anniversario dall’uccisione

L’anniversario della morte di Guido Rossa, l’operaio sindacalista barbaramente assassinato dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979, ha visto coinvolta tutta la Città: le Istituzioni, i compagni di lavoro, l’ANPI, oltre a studenti e cittadini.  Al mattino è stata deposta una corona in via Fracchia, dove Rossa venne ucciso. A seguire una cerimonia nello stabilimento Acciaierie d’Italia di Genova Cornigliano. La commemorazione in fabbrica è stata organizzata da: Camera del Lavoro di Genova, FIOM CGIL di Genova e Società di Mutuo Soccorso Guido Rossa, anche qui presenti le Autorità civili, la Direzione, le Organizzazioni Sindacali e l’ANPI.  Armando Palombo della Fiom Cgil di Genova, nel discorso introduttivo lo ha ricordato come: “Un uomo, un lavoratore abituato sempre a dire quello che pensava”.

La cerimonia annuale in ricordo di Guido Rossa, all’interno dello stabilimento genovese dove lavorava e che allora si chiamava “Italsider”, offre l’occasione per una serie di riflessioni. Il periodo del terrorismo, attuato dalle Brigate Rosse, è stato preparato da una superficialità che non ha colto la pericolosità di un clima di massimalismo, di esasperate spinte libertarie, di messa in discussione dei compiti dello Stato, in particolare delle forze dell’ordine e della magistratura. Tale clima ha coinvolto anche frange del mondo cattolico.

Dapprima le BR attaccarono prevalentemente esponenti della Democrazia Cristiana, polizia, carabinieri, magistrati, dirigenti industriali, giornalisti. Anche nella cultura di sinistra, inizialmente, si parlava di BR come di “compagni che sbagliano”, senza una adeguata presa di distanza. L’uccisione di Guido Rossa manifestò l’intento delle Brigate Rosse di colpire rappresentanti dei lavoratori e di mirare al cuore delle Stato e della democrazia.

Tra gli oratori presenti alla commemorazione nello stabilimento don Franco Molinari, cappellano di fabbrica da oltre cinquant’anni, ha portato la sua testimonianza. “Voglio trarre dai miei ricordi due tratti della Sua personalità – ha detto don Molinari Anzitutto la Sua professionalità e l’amore al lavoro unito ad un profondo attaccamento a questo stabilimento. Alto era il suo senso del dovere e del servizio. Era consapevole del rischio al quale lo esponeva la denuncia del collega colto a distribuire volantini delle Brigate Rosse. Ha trascorso gli ultimi mesi della Sua vita avvertendo che le Brigate Rosse avrebbero trovato il modo per fargli pagare a caro prezzo la denuncia compiuta”.

Durante gli anni del terrorismo i cappellani del lavoro, non solo nelle acciaierie di Cornigliano ma anche nell’Ansaldo Meccanico, nelle acciaierie SIAC Italsider di Campi, nell’Ansaldo Energia, nell’Elsag, nel Cantiere Navale di Sestri hanno condiviso con i lavoratori un clima di comprensibile paura, mai percepito prima. “Dopo un inevitabile momento di disorientamento, – prosegue don Molinari –  in questi stabilimenti si è sviluppata una tenace resistenza verso l’aberrante strategia del terrore messa in atto dalle Brigate Rosse. Tale percorso è stato decisamente condiviso dalla Chiesa Genovese. Questi stabilimenti non sono stati soltanto ambiti di produzione ma veri e propri incubatori di idee, come già avvenuto durante la Resistenza. La cultura della democrazia, della partecipazione e del saper fare hanno trovato qui un terreno favorevole e privilegiato che ha contribuito a sconfiggere il terrorismo e arricchito di autentici valori la nostra Città e l’Italia”.

LM

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